Manager e sportivi: è il coraggio di sbagliare un rigore che ci rende campioni

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Photo by Jannes Glas on Unsplash

Alle volte in squadra c’è un campione. C’è un giocatore che vuole la palla nelle situazioni difficili, quando “scotta”. A lui tutti guardano nei momenti complessi della partita. È lui che tira il rigore a tre secondi dalla fine quando si è sul pareggio. È lui che segna, lui che fa vincere la squadra… quasi sempre!

Quasi, perché ci sono delle volte in cui sbaglia, quelle volte in cui gli altri ringraziano il cielo di non esser stati loro a tirare. Ma lui, il campione, sa che può sbagliare! Questo lo rende ancora più campione.

Gli errori possono capitare nello sport come nella vita professionale, la consapevolezza di poterli commettere è la base per provare a diventare un vincente. Ricordo fuoriclasse vittoriosi ai Mondiali e alle Olimpiadi saper ammettere di fronte a me, giovane giocatore, lo sbaglio appena commesso. Ricordo imprenditori ed imprenditrici alla guida di “imperi” sedersi con il proprio gruppo per “mettere la faccia” davanti a scelte rivelatesi fallimentari.

Avere la consapevolezza di poter commettere un errore sembra un passaggio molto semplice, quasi come avere la forza di ammettere a sé stessi, ancor prima che agli altri, di averlo commesso. Imparare dai campioni, prevede include anche questo passaggio, che invece non è da tutti.

C’è chi tende ad agire come se l’errore non fosse mai stato commesso, chi si colpevolizza più del necessario senza riuscire a vedere una via d’uscita e chi coltiva il frutto dell’alibi riuscendo ad attribuire la colpa alle cose più assurde.

Ammettere uno sbaglio può entrare in conflitto con l’autostima di ognuno, portando le persone a cercare la colpa in qualcun altro o a trovare una giustificazione che appaia plausibile pur di non doversi confrontare con le più profonde idee su sé stessi.

Quando si è in una posizione manageriale può essere ancora più difficile riconoscere i propri errori: il confronto non è solo interiore, bensì avviene con la propria squadra, con i propri colleghi e con i propri capi. La sensazione di poter perder punti di fronte agli altri, avendo sempre meno leadership agli occhi del team, può far dimenticare quella caratteristica del campione che cerca la palla ogni volta che nel match c’è da fare una giocata importante. Giocata che può riuscire alla grande o risultare un flop.

Chi evita l’errore elude la vita” diceva Carl Gustav Jung, una delle figure principali del pensiero psicologico e psicoanalitico del secolo scorso. Ogni persona che si mette nella condizione di poter fare una scelta, deve mettere in conto la possibilità di sbagliare e con essa mettere in conto la propria vulnerabilità. In questo la metafora sportiva può aiutare molto: anche i più grandi fuoriclasse commettono errori, ma proprio dalla consapevolezza che i campioni posseggono parte la loro forza di assumersi la responsabilità di scegliere. Il fatto che anche il leader di una squadra possa sbagliare il rigore della vittoria mostra al team che la sua forza sta proprio nel contemplare questa possibilità; così facendo si apre la strada a tutti i giocatori che possono a loro volta accettare di essere vulnerabili riducendo l’agitazione del non dover sbagliare mai.

Per un manager riconoscere un errore è sicuramente un messaggio di onestà intellettuale e di fiducia nei confronti dei propri collaboratori; un messaggio che va oltre l’esempio dato e che genera un clima positivo all’interno della squadra, ponendo le basi per poter costruire una sana cultura del feedback, dell’errore e, pian piano, del successo.

Prima ancora di poter pensare di imparare dai propri sbagli è fondamentale accettare l’idea di poterne commettere e ammetterli prima a sé stessi e poi agli altri.

Solo così, con questa consapevolezza, si impara a difendere sull’attaccante più forte, si impara a schiacciare ogni palla alzata e si impara a tirare il rigore della vittoria. Solo con un approccio di accettazione dell’opportunità di sbagliare si inizia a pensare di poter apprendere dagli errori fatti. Solo sapendo che nel fascino della scelta sono incluse la gioia del successo e la ricchezza dello sbaglio si può davvero scendere in campo da veri campioni.