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“Il tempo trascorso è tanto: ci sono ragazzi che non hanno avuto la possibilità di accedere alla formazione professionale o di portare avanti gli studi. E’ urgente adottare disposizioni che consentano di avere accesso ai fondi”. Così spiega ad Alley Oop – Il Sole24ore Filomena Albano, la Garante per l’infanzia e l’adolescenza, che ha “sollecitato più volte” l’adozione del decreto per lo sblocco dei fondi a favore degli orfani di femminicidio, previsti dalla legge 4 di gennaio 2018. Risorse che non sono ancora arrivate, nonostante l’annuncio sei mesi fa del ministro dell’economia, Roberto Gualtieri. “I soldi non restituiscono l’affetto mancato ma con 12 milioni da lunedì finanzieremo borse di studio, spese mediche, formazione e inserimento al lavoro”, aveva dichiarato il ministro il 23 novembre. A fine aprile lo schema di decreto sulle misure è stato discusso in sede consultiva in Commissione bilancio e affari sociali.
Ma i fondi non sono l’unico problema. La Garante per l’infanzia nel documento La tutela degli orfani per crimini domestici evidenzia un “sistema fragile, in difficoltà, senza indicazioni chiare sugli interventi da porre in essere e senza progetti individualizzati per l’orfano”. Alcuni strumenti previsti dalla legge 4 del 2018 non trovano applicazione: mancano formazione e protocolli di rete, con il coinvolgimento di regioni e comuni. “E’ necessario promuovere il coordinamento tra gli uffici giudiziari per una tempestiva tutela e presa in carico dei minorenni. Servono formazione ad hoc per forze dell’ordine, magistrati, avvocati, psicologi e assistenti sociali e linee guida da parte del Ministero Pari opportunità per definire procedure di intervento omogenee su tutto il territorio nazionale”, sottolinea Albano. Senza contare altri aspetti: “la procedura per il cambio di cognome dovrebbe diventare di competenza del tribunale per i minorenni, affidatari e orfani dovrebbero essere informati dei permessi premio e scarcerazioni disposte in favore degli autori del reato”.
Ma soprattutto servono banche dati sull’infanzia, la cui mancanza è un “problema strutturale dell’Italia”, sottolinea l’Autorità Garante, che precisa: “Mancano dati sui minori con disabilità o che si trovano fuori dalla famiglia di origine. Manca un monitoraggio delle violenze e dei maltrattamenti a danno di bambini e ragazzi e, in particolare, di quelli coinvolti in omicidi commessi in ambito familiare”. L’unico calcolo è del progetto Switch off, che stima, tra il 2000 e il 2013, 1500 orfani speciali, ovvero bambini e ragazzi privati della madre per mano del padre, suicida o in carcere.
Anche per risolvere la carenza di dati è nato il bando “A braccia aperte” dell’impresa sociale Con i Bambini: 10 milioni di euro per progetti a favore degli orfani delle vittime di violenze domestiche. “Crimini che in queste settimane di convivenza forzata per l’emergenza Coronavirus sono moltiplicati”, ci racconta il presidente Carlo Borgomeo. I dati del Telefono azzurro mostrano durante il lockdown un aumento del 20% delle richieste di aiuto da parte dei minori per casi di abuso e violenza domestica. “E’ stato difficile costruire il bando, sugli orfani ci sono scarse notizie, non è possibile fare una mappatura, non c’è un elenco. Abbiamo avuto rapporti intensi col ministero di Giustizia e quello degli Interni. Chiederemo alle organizzazioni competenti in materia di presentarci le ipotesi progettuali, partendo dalla ricognizione dei casi di quali ci si vuole occupare. Poi selezioneremo i progetti per sostenere, accompagnare e orientare al lavoro i ragazzi”, continua Borgomeo. Candidature previste entro il 26 giugno. A segnalare il tema Il Giardino Segreto, associazione che si occupa dei figli delle donne vittime di femminicidio e delle loro famiglie. “Vista l’assenza dello stato, servono altri interventi economici”, spiega la presidente Patrizia Schiarizza.
Novità invece sul fronte degli indennizzi per le vittime di reati intenzionali violenti, dopo che a fine 2019 sono stati incrementati gli importi: da 8000 a 60mila euro per il delitto di omicidio commesso dal coniuge. “Iniziamo a vedere i primi frutti: tra aprile e maggio abbiamo liquidato oltre 1 milione di euro per le vittime di reati intenzionali violenti, compresi femminicidi e violenze sessuali”, ci racconta il commissario Raffaele Cannizzaro. Finora pochissime famiglie avevano fatto richiesta a causa della difficoltà ad accedere ai fondi, dei bassi importi e dei requisiti richiesti.