Gianni Rivera, ex calciatore ed ex politico. Nato ad Alessandria il 18 agosto 1943, quando ancora andava in scena la Seconda Guerra Mondiale. Oggi a tediare il mondo c’è un’altra guerra, quella contro un avversario invisibile, un virus difficile da combattere. Gianni vive a Roma insieme a sua moglie Laura, una milanese preoccupata per la sua Lombardia. Entrambi rigorosamente chiusi in casa. Eppure la loro storia d’amore iniziò in un posto molto affollato…
“Ci siamo conosciuti proprio quando avevo appena smesso di giocare. Laura non è mai stata appassionata di calcio, quindi non capiva quanta fosse l’attenzione su noi atleti del pallone. Le proposi di uscire e lei volle andare a tutti i costi a bere un frullato in uno dei posti più famosi di Milano, proprio di fronte al Castello Sforzesco. Io le spiegai che forse non era il caso perché mi avrebbero riconosciuto e non avremmo avuto la nostra privacy. Ma lei non mi credette. Così la accontentai, ma venni assalito da una folla di tifosi. Ridiamo tuttora molto di quella nostra prima serata che per noi fu comunque davvero speciale”.
E adesso chiusi in casa c’è davvero tanto tempo per parlare dei ricordi, di una vita trascorsa e di una carriera ai massimi livelli. Come quella di Rivera che dopo il calcio scelse la strada della politica.
“Mi sembra che il nostro Governo stia facendo molto bene, è un fatto riconosciuto da tutti tanto che stanno già pensando di copiare il nostro metodo. Gli altri in Europa finora hanno fatto finta di niente finché non si sono trovati in casa il virus e ora sono costretti a prendere contromisure. D’altra parte ci sono davvero poche alternative: lottiamo contro qualcosa che non si può vedere e che quindi diventa difficile da distruggere. Però ci tengo molto anch’io a diffondere il messaggio che bisogna dare retta ai medici, fare ciò che ci chiedono e stare a casa”.
Con la maglia numero 10 del Milan ha giocato 19 stagioni vincendo tutto ciò che si poteva conquistare, comprese due Coppe dei Campioni. Nel 1969 ha vinto da primo italiano il pallone d’oro. Con la Nazionale è stato campione d’Europa nel ’68 e vicecampione del mondo nel ’70.
“Io penso che il campionato finirà anche perché i calciatori oggi hanno delle abitazioni assolutamente attrezzate per fare attività e sanno che vanno fatte per farsi trovare pronti. Mi ricordo che ai miei tempi se durante la sosta estiva non si faceva nulla, poi ci volevano almeno due settimane di doppio allenamento per rimettersi in forma.
Sarà probabile che ci sarà bisogno anche di luglio per concludere la Serie A anche perché, comunque, i campionati per vincerli vanno completati” osserva Rivera, aggiungendo poi: “Per quanto riguarda gli stipendi dei calciatori, capisco che sia un momento molto particolare in cui vanno prese decisioni in fretta e per il bene di tutti, però non trovo giusto decurtare lo stipendio di un atleta. Un buon compromesso ad esempio potrebbe essere quello di spostare i pagamenti, magari dilazionandoli, visto che la stagione verosimilmente si allungherà“.
Un saluto per i lettori di Alley Oop: