Covid-19, Bonetti sblocca 30 milioni per la lotta alla violenza sulle donne

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Firmato il decreto con iter straordinario per l’erogazione di 30 milioni di fondi antiviolenza. La procedura – voluta d’urgenza dalla ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, in considerazione dell’emergenza da Covid19 – ha consentito di sbloccare le risorse, già ripartite alle Regioni per il 2019, pur in assenza della programmazione da parte delle Regioni, normalmente richiesta nell’iter ordinario.

La ministra, acquisito il via libera dalla Conferenza unificata, ha subito firmato il decreto per l’invio alla Corte dei conti. Il decreto prevede inoltre che la parte di risorse – 10 milioni – destinata a specifiche attività collaterali per il contrasto della violenza (20 milioni sono invece destinati all’attività ordinaria dei centri antiviolenza e delle case rifugio) dovrà essere prioritariamente impiegata per il sostegno delle iniziative che i centri antiviolenza e le case rifugio devono adottare in questi giorni per far fronte all’emergenza da Coronavirus.

“Un’azione che, per quanto mi riguarda – ha commentato la Ministra Bonetti – ho ritenuto doverosa, ben conoscendo il lavoro che i centri antiviolenza e le case rifugio stanno continuando ad assicurare in questi giorni di emergenza, superando con dedizione le molte difficoltà e i rischi legati al contagio. A loro va la nostra gratitudine ma deve prima di tutto rivolgersi ogni possibile sforzo per sostenerli. Con il decreto firmato oggi consentiamo che i fondi dovuti ai centri antiviolenza e alle case rifugio dal 2019 giungano alle Regioni senza che queste abbiano inviato la necessaria programmazione. L’attività di pianificazione, così come quella di monitoraggio, è un elemento necessario nella corretta gestione dei fondi pubblici e dei servizi sul territorio. Tuttavia, questo tempo drammatico in cui continuano a raggiungerci notizie di violenza domestica, fino al femminicidio, ha reso doveroso e necessario un intervento straordinario. Perché i centri antiviolenza e le case rifugio possano lavorare sentendo il nostro sostegno e perché le donne vittime di violenza sappiano che la loro vita è importante per tutti noi. C’è un Paese intero che le vuole libere dalla violenza ed è pronto a sostenerle”.