Donne in bicicletta, quando lo sport serve per cambiare la società

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In biciletta per cambiare la società e superare in volata pregiudizi e luoghi comuni. Il libro di Antonella Stelitano, che da anni si occupa di sport e diritti umani, dal titolo Donne in bicicletta è un almanacco documentato e ricco. Le storie delle prime donne in pantaloncini alle gare su pista di inizio Novecento aprono la strada verso l’emancipazione e una parità di genere da conquistare chilometro dopo chilometro. Ma tutto è partito cento e più anni fa da quel coraggio, da quelle donne controcorrente: «Se oggi molte giovani atlete possono contare su una squadra, uno sponsor, un allenatore, un preparatore atletico e un calendario di gare, lo devono a quelle coraggiose pioniere – dice l’autrice – . Il percorso è ancora lungo e sicuramente non facile, ma sono certa che, come le loro colleghe del secolo scorso, neanche loro si arrenderanno al motto “testa bassa e pedalare”».
I pensieri di alcune fra le cicliste italiane più conosciute sono passato e presente. Ascoltiamole.

Alfonsina Strada (1891-1959), prima e unica donna ad aver corso un Giro d’Italia con gli uomini nel 1924

«Ho le gambe buone, i pubblici di tutta Italia mi trattano con entusiasmo. Non sono pentita. Ho avuto amarezze, qualcuno mi ha schernita ma io sono soddisfatta e so di aver fatto bene».

Maria Canins, due Tour de France, un Giro d’Italia e decine di vittorie internazionali

«Corro per le spese. Se mi pagano viaggio e alloggio, sono già contenta. Il professionismo non c’è. Lo stipendio non esiste»

Antonella Bellutti, oro ad Atlanta 1996 (inseguimento) e a Sydney 2000 (corsa a punti)

«C’è ancora una strada tutta in salita da percorrere e sarebbe bello che donne e uomini pedalassero insieme. Perché non c’è democrazia senza la libertà e il rispetto dovuto alle donne. L’unica catena che ci rende liberi è quella della bicicletta».

Elisa Longo Borghini, bronzo a Rio 2016 nella gara su strada

«Sarei per uno sport senza distinzioni di genere. Mi piacerebbe considerare lo sport come universale, senza dover dire maschio o femmina. Dovrebbe essere la cosa più democratica perché non ci sono differenze fra chi gioca a pallone, chi corre, chi va in bici. Tutti uguali, persone e basta».

Infine, se volete regalare alle vostre ragazze (e ai vostri ragazzi) un libro di tenacia e fantasia, Il giro del mondo in bicicletta. La straordinaria avventura di una donna alla conquista della libertà di Peter Zheutlin è una scelta sicura. Racconta le imprese di Annie “Londonderry” Kopchovsky (Riga 1870-New York 1947) che, per scommessa, nel 1894-1895 fu la prima donna a fare il giro del mondo in bici. Si autofinanziava vendendo spazi pubblicitari sulla bici o fotografie, e scriveva quotidiane corrispondenze per il New York World. Questa travel blogger dell’Ottocento ritorna a Chicago il 12 settembre 1895, due settimane prima della scadenza concordata per la scommessa: «Sono una donna nuova e questo significa che adesso sono in grado di fare qualsiasi cosa faccia un uomo».


Antonella Stelitano, Donne in bicicletta, Ediciclo editore, Portogruaro, pagg. 496, € 20
Peter Zheutlin, Il giro del mondo in bicicletta. La straordinaria avventura di una donna alla conquista della libertà, Elliot, pagg. 320, € 14,50