Inizia un nuovo anno, è tempo di buoni propositi. Generalmente se ne fa un numero che non superi le dita di una mano, ma già solo averne tre costituisce un alibi: puntiamo su uno e riteniamo gli altri due sacrificabili e, siccome fino alla fine dell’anno non decidiamo quale prevale… li manchiamo tutti e tre!
Allora perché non provare quest’anno qualcosa di diverso? Propongo di darci un solo proposito – o “risoluzione”, parola che indica chiaramente che siamo nell’area di ciò che possiamo far succedere con la nostra forza di volontà – e, come extra bonus, concederci un desiderio.
La risoluzione, appunto, riguarda l’essere: che cosa voglio essere, fare, compiere nel 2020? Sembra una domanda facile… oppure no?
Un buon proposito per un intero anno non si può buttar via, e non vale ripetere quello dell’anno scorso (per quanto mi riguarda, negli ultimi tre anni ho mantenuto lo stesso proposito: essere più gentile con mia madre, e il fatto che non cambiasse da un anno all’altro indica un risultato abbastanza deludente).
Dieci spunti di riflessione non banali arrivano dalla newsletter di Maria Popova, Brain Pickings, che prende a prestito le risoluzioni di alcune “menti eccelse”. Per esempio:
1) La scrittrice Ursula K. Le Guin invita a rifiutarsi di giocare il gioco del perfezionismo:
“Il perfezionismo è il nostro modo più compulsivo di mantenerci piccoli: una specie di contorsionismo psico emotivo che ci dà l’illusione di raggiungere la grandezza mentre ci costringe in una piccolezza sempre più soffocante”.
2) Il proposito della filosofa Susan Sontag è quello di “prestare attenzione al mondo”. Come?
“Per esempio: “essere seri”. E con questo intendo: non essere cinici. Che non esclude l’essere divertenti”.
3) Erich Fromm, infine, ci propone di “divenire padroni dell’arte di amare”:
“Il primo passo da fare è quello di diventare consapevoli che amare è un’arte, così come vivere è un’arte. (…) Ma, al di là del padroneggiare teoria e pratica, un terzo fattore è necessario per diventare maestri di qualsiasi arte – la padronanza di quell’arte deve essere una questione di vita o di morte; non deve esserci altro al mondo più importante di essa. (…) Nonostante la sempiterna brama che abbiamo di amare, quasi tutto viene ritenuto più importante: il successo, il prestigio, il denaro, il potere – quasi tutta la nostra energia viene spesa per raggiungere questi obiettivi, e pochissima viene dedicata all’apprendimento dell’arte di amare”.
Fromm sottolinea come amare non ci sembri appartenere all’ambito di ciò che possiamo far succedere noi stessi con la nostra forza di volontà: l’amore sarebbe dunque una questione di fortuna. Ecco perché si tratta di un buon collegamento tra il concetto di proposito e quello di desiderio: una volta scelta la singola cosa su cui vogliamo impegnare la nostra volontà, siamo pronti a scegliere un desiderio per il 2020?
Che cos’è un desiderio? E’ qualcosa che “non possiamo” far succedere noi: è una mancanza. Il termine deriva dal latino: mette insieme la preposizione de– che in latino ha un’accezione negativa e il termine sidus che significa, letteralmente, stella.
Secondo l’Etimo Italiano, “Desiderare significa, letteralmente, “mancanza di stelle”, nel senso di “avvertire la mancanza delle stelle“, di quei buoni presagi, dei buoni auspici e quindi per estensione questo verbo ha assunto anche l’accezione corrente, intesa come percezione di una mancanza e, di conseguenza, come sentimento di ricerca appassionata.
Ecco perché esprimere un desiderio per il 2020 può essere ancora più difficile che darsi un proposito: si tratta infatti di guardarsi dentro e cercare quel che ci manca, quel che vorremmo accadesse ma su cui accettiamo di non avere alcun potere. Può far paura, perché una volta individuato potrebbe (ovviamente!) non accadere. Oppure potrebbe accadere e poi finire improvvisamente, e non tornare più.
Ma esprimere un desiderio può anche farci sentire liberi, perché vuol dire riconoscere che non tutto dipende da noi: che nella vita possono succederci delle cose belle che vanno al di là delle nostre capacità, rendendo l’orizzonte del possibile molto più ampio della più audace delle nostre ambizioni.
Cercare e scegliere un desiderio vuol dire consentire allo sguardo di vedere molto più lontano, e riconoscere che esiste un infinito mondo di possibilità che ci è consentito sognare senza poterle però influenzare, e senza garanzia alcuna che ci succedano. I desideri sono eventi che non dipendono da noi, e che potrebbero renderci inaspettatamente felici.
Io ne ho uno, e voi?