Il peso invisibile delle mamme: anche Maria riposa nel Presepe

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Sentiamo spesso ripete che l’organizzazione di una famiglia funziona come un’azienda, che le mamme hanno capacità manageriali paragonabili a quelli di abili amministratori delegati, che sanno lavorare a ritmi sostenuti e gestire in modalità multitasking quasi tutto il carico domestico. E lo si sente ripetere spesso anche dagli stessi uomini, non ultimo l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama che ha recentemente affermato che “Se le donne guidassero tutti i paesi del mondo, ci sarebbe un miglioramento generale degli standard di vita e dei risultati”. Brave le donne-mamme-manager della famiglia, bravissime.

Ma la nostra famiglia funziona veramente come un’azienda efficiente? La risposta è sì solo se, come accade in azienda, potete contare su buoni consiglieri e ottimi collaboratori che nel linguaggio familiare si traduce in un co-genitore attivo con il quale dividersi i compiti, senza soppesare troppo la differenza di genere. Se la risposta è no, allora appartenete a quelle mamme che, oltre alle borse della spesa, al bimbo da cullare e ai panni da stendere, hanno un altro peso, purtroppo invisibile: il carico mentale.

bastava-chiedereCos’è il carico mentale? Non è stress da lavoro e non è il passeggino da portare su a casa per cinque piani da sole, ma un peso invisibile, spesso domestico, ben conosciuto dalle donne e in particolare dalle mamme e troppo spesso sminuito da mariti, compagni e padri. Perché per alleggerirlo “bastava solo chiedere” (i più abili hanno affiancato nel tempo anche l’insopportabile “lo faccio io dopo”). Un meccanismo apparentemente semplice ma ben radicato nella società patriarcale che a ben vedere relega “l’uomo di casa” a mero esecutore invece che parte attiva e partecipe della vita familiare. Non è il peso del fare ma è il peso del pensare. Pensare che tutto funzioni sempre e che gli ingranaggi dell’organizzazione non si blocchino, non subiscano un arresto o incontrino un intoppo.

mila-mammeIn Italia le statistiche indicano che tra i 25 e i 64 anni il lavoro familiare viene svolto per una media di 5 ore e 13 minuti dalle donne e 1 ora e 50 minuti dagli uomini, senza prendere in considerazione il carico mentale domestico che aumenterebbe le percentuali già elevate delle donne. C’è chi è riuscito a descrive con humor questi numeri, mettendo in fumetti le situazioni più classiche: il marito che accoglie gli ospiti mentre la moglie sta cucinando-finendo di apparecchiare-dando da mangiare al figlio, la moglie che stira-lava-sistema casa mentre pensa a cosa cucinare per cena e l’immancabile “Perché non hai fatto la lavastoviglie?” “Ma cara, non me lo hai chiesto…
Emma, una fumettista e ingegnera informatica francese ha un blog e una pagina facebook dove racconta questi e molti altri stereotipi della vita quotidiana e ha deciso di raccoglierne 10 storie in un libro, in uscita in Italia a fine febbraio “Bastava chiedere, 10 storie di femminismo quotidiano” (Laterza), con la prefazione di Michela Murgia (link per prenotazioni)

Un libro che non pretende di dare soluzioni, quanto piuttosto far riflettere su una situazione spesso sottovalutata e non adeguatamente considerata dagli uomini.
Il regalo migliore per le mamme di oggi? Un po’ di tempo, un po’ di aiuto in più, una maggior condivisione delle scelte e delle decisioni, anche quelle apparentemente minori. Ma anche riposo fisico e mentale, come suggerito da un piccolo presepe donato al Santo Padre in occasione di questo Natale e che sarebbe bello ne diventasse il simbolo: la Madonna che riposa e San Giuseppe che tiene in braccio Gesù Bambino. Una famiglia come tante. “Quanti di voi – ha detto il Papa rivolto ai fedeli presenti in aula Paolo VI – dovete dividere la notte fra marito e moglie per il bambino, la bambina, che piange piange piange… “lasciate riposare mamma”, questa è la tenerezza di una famiglia, di un matrimonio».

Buon Natale