Assalto al diritto all’aborto nell’epoca Trump

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Non si ferma l’onda anomala delle leggi antiaborto, l’ultima firmata la scorsa settimana in Alabama dalla governatrice repubblicana, Kay Ivey, che ha reso operative le più restrittive norme d’America sull’aborto, approvate dal congresso dello stato, twittando la motivazione: “La legge afferma con forza l’idea che ogni vita è preziosa ed è un regalo di Dio” . E con loro tutte queste leggi portano anche ondate di polemiche in tutto il Paese e sui social media, proiettando il tema dell’aborto al centro della campagna elettorale per la Casa Bianca, con il coro dei democratici in testa che assicurano che si batteranno per difendere i diritti delle donne davanti alla Corte Suprema.

bidenA guidarli le parole twittate da Joe Biden, candidato per la nomination democratica nelle elezioni presidenziali del 2020: “I repubblicani in Alabama, Florida, Georgia e Ohio stanno introducendo leggi che violano chiaramente la sentenza Roe v. Wade sull’aborto della Corte Suprema e dovrebbero essere dichiarate anticostituzionali, rovesciano sentenze consolidate”. “La scelta dell’aborto – aggiunge Biden – dovrebbe rimanere tra la donna e il suo medico”.

Quello che fa scalpore è soprattutto che il divieto di aborto in Alabama mette fuori legge l’interruzione di gravidanza anche di fronte a uno stupro o a un incesto. Stabilisce che i medici che la praticano rischiano fino a 99 anni di carcere. Mentre quelli che solo tentano di praticarla possono finire in carcere per 10 anni. L’unica eccezione contemplata è quella del rischio “serio” per la vita della futura mamma. E il rischio che queste regole rigide dilaghino in tutti gli Stati Uniti è alto: l’obiettivo della legge è proprio quello di arrivare di fronte ai nove saggi dell’Alta Corte e approfittare della maggioranza conservatrice per infliggere una spallata proprio alla ‘Roe v. Wade’, la storica sentenza del 1973 che ha legalizzato l’aborto negli Stati Uniti, e scardinare così tutto il sistema.

La decisione dell’Alabama ha dato il via a una serie di proteste negli Stati Uniti, a partire dalle attrici. Milla Jovovich, ad esempio, ha postato un video su Instagram in cui addirittura racconta una propria esperienza personale per far capire come certe circostanze è meglio che vengoano affrontate in sicurezza e non siano considerate fuorilegge.

Dal canto suo Eva Longoria ha sottolineato come ci sia un pericolo di effetto domino e che a catena gli altri Stati governati da Repubblicani potrebbero seguire la strada dell’Alabama. Lady Gaga e Janelle Monae si sono già epresse contro il voto, mentre Alyssa Milano invita allo sciopero del sesso.

franchotNon solo. A muoversi è anche il mondo della finanza e dell’economia. Il democratico Peter Franchot, comptroller del Maryland, ha sottolineato che consiglierà al fondo pensione del suo stato, da 52 miliardi di dolalri, di disinvestire in Alabama. Allo stesso tempo il segretario di Stato democratico del Colorado, Jena Griswold, ha chiamato a boicottarel’Alabama. In poco tempo l’hashtag #BoycottAlabama ha dilagato sui social, con l’invito a boicottare i prodotti realizzati nello Stato.