Oggi, nel leggere le prime pagine e la rassegna stampa, mattutina abitudine del mestiere, mi imbatto sul titolo che campeggia in prima pagine del Sole 24 Ore del lunedì “Lega e PD in gara per gli indecisi” e, al di là delle appartenenze politiche, quello che realmente colpisce la mia attenzione è il dato di analisi degli indecisi: il 66% è donna.
Penso a quanto fino ad oggi ho visto durante la campagna elettorale, alle affissioni dei grandi partiti i loro messaggi sui social, i discorsi dei loro leader durante i comizi e ne deduco che oggi abbiamo un problema e non è una questione né di gender gap né tanto meno di rappresentatività, è un problema anzi un’opportunità mancata da parte del sistema dei professionisti della comunicazione. Possibile che gli spin doctor che gestiscono la comunicazione dei candidati alle prossime elezioni Europee non abbiano colto e analizzato un dato così cristallino e non abbiano preso in considerazione di rivolgersi ad un bacino significativo di potenziali voti?
Il 66% di 9 milioni di Italiani sono quasi 6 milioni di voti che, in campagna elettorale, hanno un peso specifico e basta andare a vedere gli “strilli”, i post, le immagini che ci sono sui siti on line dei partiti che stanno contendendosi i voti per le europee, per notare che le donne siano quasi totalmente “sfumate” nella comunicazione politica dei partiti. Eppure è di questi mesi il dibattito su uno dei temi centrali per le generazioni di domani, l’ambiente, che vede una ragazza Greta Thunberg in prima fila e capace di portare milioni di persone in piazza. Beh basta andare a guardare le fotografie, i post, i video che raccontano questo movimento sui media e non si può fare a meno di notare che la figura della donna è centrale nella sua rappresentazione, nel racconto, prescindendo dalla leadership del movimento.
E’ un osservatorio volutamente stretto quello che propongo perché non voglio entrare nel merito dei temi che appartengono ad una visione e alla rappresentazione della donna nella sua contemporaneità ma è del tutto evidente che in queste elezioni il gap è iniziale, o non interessa il consenso di questo potenziale elettorato oppure si è deciso di raggiungerlo senza una strategia, senza costruire specificità di messaggi, senza una promessa elettorale dal punto di vista della comunicazione. In entrambe i casi la sensazione è che ci sia molto da lavorare e l’auspicio è che i leader politici, i loro partiti diventino sempre più rappresentanti soprattutto in Europa del 100% del potenziale elettorato e non continuino ad accontentarsi di superare la fatidica soglia di eleggibilità che, anche dal punto di vista della maturità del sistema, continua ad essere il vero punto di non ritorno.