#Gamechangers: da Roma a Berlino per diventare creative director

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Uno strano veicolo fa la sua apparizione sulle strade di un villaggio della Germania rurale di fine Ottocento. La popolazione locale ne rimane sconvolta. Alcune donne alle prese con il tiro dell’aratro interrompono il lavoro per farsi il segno della croce. C’è chi chiude i battenti alle finestre e chi sputa per strada in segno di disprezzo. La ragione di tutto questo tumulto è molto semplice: alla guida di quella che sembra una carrozza motorizzata c’è una donna. “Una strega! Sta arrivando una strega” grida una bambina al suo passaggio.

Sembra il trailer di un film lo spot lanciato da Mercedes-Benz per l’8 marzo 2019. Al centro della narrazione una figura femminile che con la sua determinazione fu fondamentale per la storia e l’evoluzione del marchio automobilistico tedesco. Stiamo parlando di Bertha Benz, moglie e socia in affari di Carl Benz, l’ingegnere che inventò l’automobile. Fu lei la prima persona nella storia a compiere un viaggio di lunga distanza in auto, all’insaputa del marito, diventando così di fatto la prima automobilista donna di tutti i tempi. Correva l’anno 1888 e Bertha Benz si mise in viaggio insieme ai due figli per far conoscere al pubblico il prototipo del marito, la Patent Motorwagen. Per percorrere i 106 chilometri che separano Mannheim da Pforzheim, un tratto che oggi si completa in circa un’ora, impiegò ben 12 ore. Ma quel viaggio, come dice il titolo stesso dello spot Mercedes-Benz, “cambiò tutto”.

Quello dell’empowerment femminile è un tema molto caro ad Alice Bottaro, la professionista che ha firmato la direzione creativa dello spot. 34enne italiana, dal 2017 Alice lavora come creative director per le campagne globali Mercedes-Benz presso l’agenzia pubblicitaria antoni di Berlino ed è la fondatrice della sezione berlinese di SheSays, un network mondiale per donne che lavorano in ambiti creativi, dal digital alla pubblicità. La incontriamo in una caffetteria del centro della capitale tedesca, a pochi passi dal suo ufficio, lì dove è nata l’idea di realizzare un corto che rendesse omaggio alla pioniera dell’automobile 170 anni dopo la sua nascita. Ad oggi Alice ha collezionato svariati riconoscimenti internazionali per i suoi lavori (Cannes Lions, D&AD, Euro Effies) e nel 2018 è stata inclusa in una lista di notabili professioniste attive in diversi ambiti, stilata dalla Sueddeutsche Zeitung. Il corto “Bertha Benz: il viaggio che cambiò tutto” le porterà con tutta probabilità ulteriore approvazione: il film ha suscitato ammirazione a livello internazionale e su YouTube conta già oltre 4 milioni di visualizzazioni.

Immagino che se fossi rimasta a Roma non avrei avuto la possibilità di realizzare grandi campagne globali. In più lavorare con persone di diverse nazionalità, background ed esperienze di vita qui a Berlino mi ha arricchito molto” riflette Alice, il cui percorso professionale inizia circa dieci anni fa in Italia. “Dopo la laurea triennale in antropologia alla Sapienza sognavo la carriera accademica. Grazie a uno stage all’agenzia McCann a Roma mi sono però resa conto che il settore pubblicitario mi piaceva molto di più dell’università e così ho fatto di tutto per rimanere. Dopo lo stage mi hanno offerto un tirocinio e dopo il tirocinio mi hanno assunta come copywriter” ci racconta. Così Alice abbandona l’idea di proseguire gli studi in storia contemporanea e si immerge nel lavoro. L’idea di trasferirsi all’estero si sviluppa quasi per necessità: “Dopo tre anni di esperienza desideravo fare cose nuove, ma il mercato pubblicitario a Roma è piuttosto ridotto e in più la congiuntura economica nel 2012 non era delle migliori. Così ho cercato opportunità a Milano, ma senza successo. In quel momento ho capito di dover guardare oltre, all’estero. Non sono mai stata un’avventuriera e probabilmente non me ne sarei mai andata se non fossi stata spinta dalla necessità. Alla McCann mi trovavo benissimo, a Roma vivevo dall’età di nove anni e per di più sono una persona estremamente abitudinaria”.

È così che Alice approda alla DDB di Berlino. Qui per cinque anni si occupa delle campagne europee di Sony, eBay e T-Mobile: “Uno dei progetti di cui vado più orgogliosa risale a quel periodo. È lo spot realizzato per T-Mobile sugli Wi-Fi dogs, ovvero cani di fantasia, addestrati per aiutare i vacanzieri a trovare il Wi-Fi. Con questa storia volevamo far riflettere con ironia sulla tendenza ossessiva delle persone che in vacanza cercano il Wi-Fi anziché godersi il tempo libero. In generale amo tutti i progetti che riescono a suscitare una riflessione nel pubblico. Questo vale anche per il nuovo spot su Bertha Benz realizzato ad antoni. Per me è il progetto del cuore” spiega Alice.

Il ritratto di Bertha Benz che emerge dal corto è quello di una donna indipendente e risoluta, pragmatica e ottimista. Nel film la vediamo fermarsi presso una farmacia per fare rifornimento di carburante, spingere la sua auto insieme ai due figli e impiegare una spilla e l’elastico delle calze per risolvere alcuni imprevisti tecnici; ma soprattutto la vediamo affrontare con coraggio e determinazione lo scherno e la derisione delle persone che incontra. “Credeva in molto di più che in un’automobile. Credeva in se stessa” si legge in chiusura dello spot. Alice ci racconta di come è nata l’idea del progetto: “Bertha Benz è una figura da sempre molto cara all’universo Daimler. A me, che non avevo un background professionale nel settore auto, è subito parsa una donna estremamente affascinante e ho pensato che fosse importante far conoscere la sua storia anche a persone estranee all’ambiente. In particolare ci interessava presentare la figura di Bertha Benz come role model perché pensiamo che la sua battaglia sia rilevante anche per le donne di oggi. In fondo si tratta di una donna che crede nei propri obiettivi e che porta avanti i suoi piani nonostante lo scetticismo altrui”.

Lo spot rimane fedele alla storia vera pur inserendo alcuni elementi e personaggi inventati, come per esempio la figura della bambina che nel corso del film subisce un’evoluzione, passando dal timore all’ammirazione nei confronti della protagonista. “La bambina incarna simbolicamente le generazioni future. L’incontro con Bertha Benz cambia la percezione che la bambina ha di ciò che può fare. Volevamo mostrare come questa pioniera dell’automobile sia riuscita con la sua impresa ad aprire porte alle donne venute dopo di lei” spiega Alice che con SheSays si impegna personalmente per incrementare le possibilità di avanzamento professionale delle donne, in particolare nei settori del digital, della comunicazione e della pubblicità.

Le motivazioni con cui ha avviato la sezione berlinese del network sono infatti strettamente legate alle caratteristiche del settore pubblicitario: “Non si può negare che tutt’oggi sia un ambiente a dominanza maschile, però ho notato importanti cambiamenti nel corso degli anni. Credo infatti che sia un settore consapevole di dover essere sempre al passo con i tempi. Nella pubblicità non ci si può permettere di essere arcaici. Questo fa sì che ci sia interesse a evolversi, il che significa anche includere più donne nei team, anche in posizioni manageriali. Io stessa sono molto cambiata negli ultimi dieci anni. All’inizio, quando ero più giovane e inesperta, pensavo che in questo settore ci fosse posto soltanto per una di noi. Per questo entravo facilmente in competizione con le altre colleghe. Con il tempo e l’esperienza mi sono resa conto che questo è un atteggiamento autodistruttivo. Quando mi capita di essere l’unica donna in un certo contesto, non ne sono quindi orgogliosa, ma piuttosto penso di dovermi attivare per innescare un cambiamento. Per questo ho avviato SheSays, grazie a cui ho conosciuto molte professioniste interessanti che ai nostri eventi condividono le proprie esperienze e competenze nell’ottica di aiutare la comunità”. Alice racconta di come l’esperienza di lavoro a Berlino in particolare sia stata determinante per la sua maturazione professionale: “All’inizio mi sentivo diversa e questo mi rendeva più insicura. Con gli anni ho imparato a percepire ciò che mi rende diversa non come motivo di debolezza, ma come valore. Essere una donna e non essere tedesca qui è esattamente la mia forza perché posso contribuire con una prospettiva nuova”.

Pur non avendo in programma di lasciare Berlino, come molti expat Alice vive la fase del momento senza escludere la possibilità di spostarsi o di tornare in Italia in futuro: “Credo che Berlino mi abbia resa più avventurosa. Venire in Germania mi ha richiesto uno sforzo, ma ora che sono qui e ci sto molto bene, immagino che potrei essere ovunque nel mondo. Non so se Berlino sarà casa per sempre. Però in questi sette anni è stata una città molto generosa, meteo a parte” commenta sorridendo. Sulle scelte professionali prese finora invece non ci sono dubbi, a fronte anche dei successi e riconoscimenti collezionati negli ultimi anni: “Ho cambiato completamente i miei piani e oggi sono felice di averlo fatto. A volte è necessario rischiare. E poi sarei stata una pessima antropologa”.