Un ragazzo ha in mano uno smartphone. È immerso in una notte agli sgoccioli. Il cielo sopra di lui è terso e si sta per aprire a un nuovo inizio. «Dove devo andare?» chiede a un’app che ha scaricato sul telefono. «Devi andare verso l’alba» gli risponde la voce virtuale. È l’inizio della puntata “Hang the Dj” che la serie TV distopica “Black Mirror” dedica alle relazioni amorose delle app di dating.
La tecnologia ha impattato sui nostri affari di cuore, cambiando tante cose. Cuori, like, follow, messaggi su Whatsapp o Telegraph scandiscono i rapporti d’amore.
Ogni settimana, secondo Inside Marketing, oltre un milione e mezzo di incontri di coppia nascono sulle app di dating e ogni giorno ci sarebbero, invece, approssimativamente ventisei milioni di match.
Queste nuove modalità hanno fatto nascere dilemmi, piccole e grandi certezze, interrogativi senza risposta e nuovi comportamenti sociali, spesso tossici. Dal classico “Perché se è online, non mi scrive?”, persino la punteggiatura ora è in grado di esprimere stati d’animo, fino ad atteggiamenti decisamente violenti e crudeli come il ghosting (quando una persona sparisce repentinamente senza dare spiegazioni) o l’orbiting (quando gli ex e le ex continuano a visualizzare stories, foto, stati monitorando le persone con cui stavano).
Attraverso i social le persone lasciano tracce che poi vengono elaborate dai social network. La verità è che sanno tutto di noi e usano le informazioni che rilasciamo online sfruttandole. Questa mole di dati può rivelare qualcosa delle nostre storie d’amore? Negli Stati Unti c’è chi se lo sta chiedendo. Nello status di Facebook si può scrivere la situazione sentimentale attuale, quando si inizia una relazione fioccano gli indizi, più o meno espliciti, che indicano un nuovo amore o la fine di quella storia.
Ma in quell’episodio di “Black Mirror” cosa succede? Un ragazzo e una ragazza si incontrano attraverso un’app che promette di far conoscere, prima o poi, la persona compatibile al 99,8%. L’app è in grado di predire la durata degli incontri. Seleziona le persone con cui uscire a tempo. È l’applicazione, con un dispositivo, che decide la durata delle storie. Prima di incontrare l’anima gemella, bisogna però uscire con una serie di altre persone. Ma quella coppia, che subito si innamora ma poi è costretta a separarsi, sceglie di forzare il “Sistema”, un algoritmo, che regola l’applicazione. I due vogliono stare insieme indipendente da gli eventuali partner proposti dall’app. In definitiva l’episodio non è proprio una critica alle app di dating. Per il finale che è risolutivo e a sorpresa.
Se gli esperti di Big Data negano che per ora sarà difficile da realizzare una tecnologia simile in grado di predire i tempi dell’amore, in effetti forse già esiste in qualche misura.
Uno degli studi più conosciuti in questo campo è quello del ricercatore dell’Università di Washington John Gottman che ritiene di aver elaborato un metodo che riesce a prevedere la possibilità che una coppia si lasci con una precisione al 93%. Lo studioso ha invitato 130 coppie a compilare dei questionari e poi discuterne per 15 minuti. Ha registrato le loro interazioni e valutato le emozioni con il suo sistema di codifica categorizzando le espressioni facciali, il tono della voce e le parole come positive, negative o neutre. Il modo in cui le coppie hanno iniziato le conversazioni ha aiutato a determinare la direzione delle loro relazioni.
Ma si può inventare un modello altrettanto accurato basato unicamente sui dati online?
Un interessante articolo del magazine Vox tenta di rispondere a questo interrogativo. Spiega che forse non deve sorprendere che Facebook sia interessato anche alla questione della previsione dei risultati della relazione.
Nel 2013 Lars Backstrom di Facebook e Jon Kleinberg della Cornell University hanno elaborato uno studio che identifica una serie di fattori che contribuiscono al successo delle relazioni, ad esempio se una coppia ha molti amici in comune o pubblica foto insieme. I ricercatori hanno scoperto che erano in grado di determinare con il 60% di precisione la fine di una storia. Uno studio successivo di Bodgan State, scienziato e sociologo computazionale che ricerca sui dati di Facebook, ha analizzato gli stati delle relazioni del social network dal 2008 al 2011. Ha scoperto che le coppie avevano più probabilità di stare insieme una volta superato il terzo mese.C’è chi sta iniziando a preoccuparsi. Usare i nostri dati per cercare di capire quanto dureranno i nostri amori mette un po’ di inquietudine.
L’articolo di Vox cita anche un rapporto realizzato nel 2018 dalla casa editrice Harmony in collaborazione con l’Imperial College Business School di Londra. Lo studio ha rivelato che gli assistenti domestici intelligenti con tecnologia del riconoscimento vocale, come Google Home e Alexa, potrebbero un giorno essere utilizzati per prevedere rotture o persino fornire consulenze relazionali ascoltando le nostre conversazioni.
La ricercatrice Aparna K. Sasidharan, coautrice dello studio, spiega che questo risultato è basato in gran parte su una ricerca che ha utilizzato la tecnologia del riconoscimento vocale per analizzare 134 conversazioni di coppie durante la loro terapia coniugale nel corso di due anni. I ricercatori hanno analizzato dati come cambiamenti nel tono della voce o quanto spesso qualcuno passerebbe da “noi” a “io” o “me” e hanno sviluppato un algoritmo in grado di prevedere se una coppia si rompa con un’accuratezza del 79%.
Quindi il “Sistema” di quella puntata di Black Mirror, o qualcosa di simile, a quanto pare esiste. C’è un modello in grado di predire in modo accurato il destino delle nostre relazioni.
Il punto è che le persone sono favorevoli o contrarie a sapere in anticipo l’esito delle loro storie? E perché le aziende sono interessate a questo? Sempre nell’episodio “Hang the DJ” i protagonisti, quando si incontrano per la prima volta, cercano di trovare delle risposte positive al funzionamento dell’app.
«Doveva essere pazzesco prima del Sistema. Le persone dovevano scegliere da sole un ipotetico partner senza aiuto. Si rischiava la paralisi. Avevamo tante scelte e non sapevamo cosa fare. Se poi si stancavano dovevano trovare il modo di lasciarsi. Come si fa a mollare una persona? Era assurdo, un vero incubo. Invece adesso è tutto pianificato. È molto più semplice così» è la conversazione dei due.
Alcuni concordano con questa visione. Le app di dating come Tinder offrono una varietà di opzioni che prima era inimmaginabile. Ma sono proprio queste tantissime possibilità che stanno portando al “paradosso della scelta”, la teoria formulata dallo psicologo Barry Schwartz applicata anche all’amore digitale. Il ventaglio delle scelte è troppo ampio e anziché assicurare libertà e infelicità, può deprimere e paralizzare.
Per i Millennials avere un’app in grado di preconizzare la fine di una storia potrebbe però affascinare. Perché perdere tempo per un appuntamento che sai già sarà infruttuoso? C’è però un altro risvolto. Siamo sicuri che il tempo sia una variabile fondamentale in una storia d’amore?
È più facile rispondere invece alla domanda sulle ragioni per cui le aziende tech sono interessate a questi dati privati.C’è un vero e proprio mercato degli incontri di coppia che vale, solo negli Stati Uniti, oltre due milioni e mezzo di dollari. Il mondo del marketing ha capito che le persone dopo una brutta rottura di solito sono più propense a spendere. Imprese come Facebook tengono traccia di informazioni come queste: gli utenti spendono il 25% in più sugli acquisti legati ai viaggi dopo aver cambiato i loro stati relazionali; dati che condividono con gli operatori di marketing che cercano di creare pratiche pubblicitarie mirate.
Non sorprende che Facebook abbia recentemente lanciato la sua app di incontri – non ancora arrivata in Europa. Probabilmente le aziende useranno quei dati per fornire annunci ad hoc ai loro utenti.
«Non è difficile immaginare – si legge ancora su Vox – un mondo in cui Facebook e Instagram ci vedranno pubblicare meno foto con il nostro partner e poi pubblicheranno annunci per una compagnia aerea, una catena di hotel o persino un’app di appuntamenti».