Ventimila volontari. Tremila piazze. Settecento scuole. Inizia sabato 26 gennaio la raccolta 2019 di AIRC per sostenere la ricerca e i cinquemila ricercatori che lavorano constantemente nella lotta al cancro. Obiettivo: sensibilizzare la popolazione ad un corretto stile di vita, senza fumo, con una corretta alimentazione ed esercizio fisico.
Il fumo è il fattore di rischio evitabile che più incide sulla salute: in Italia, secondo i dati forniti da Airc, una persona su quattro fuma. Ben l’85-90% dei tumori polmonari è causato dalla sigaretta, ed è all‘origine di molti altri tumori, in particolare di quelli che colpiscono bocca, faringe, laringe, esofago, stomaco, intestino, pancreas, fegato, cervice uterina, ovaio, reni e sangue. Per ridurre il rischio di ammalarsi di cancro l’indicazione è non fumare o smettere subito nel caso si sia già iniziato.
Nelle donne, in particolare, è il tumore alla mammella al primo posto, seguito da quello al colon-retto, al polmone, alla tiroide, all’utero. Sul carcinoma ovarico sta lavorando un team coordinato da Raffaella Giavazzi, Ph.D, Research Coordinator dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri-IRCCS.
Dopo aver scelto gli studi in biologia, in particolare focalizzati sulla farmacologia, Giavazzi compie un periodo di quattro anni negli Stati Uniti, dove approfondisce nuove modalità di approccio alla ricerca e si confronta con i migliori ricercatori in quel momento in circolazione negli Stati Uniti.
Ci spiega qual è il suo ruolo e come svolge il suo incarico?
«Questa figura del Coordinatore della Ricerca all’Istituto Mario Negri non c’era. È stata creata con la nomina del nuovo direttore prof. Remuzzi, subentrato al prof. Garattini. Per questo è un lavoro che mi sto un po’ “inventando” giorno per giorno e il mio impegno consisterà nel coordinare e favorire l’interazione tra i diversi laboratori, garantendo la migliore ricerca tecnico-scientifica, orientata verso la farmacologia, con l’obiettivo di migliorare la cura e la prevenzione di alcune malattie. Tutto tenendo sempre ben presente il rigore e l’indipendenza scientifica».
Su quale aspetto intende concentrare la sua attenzione?
«Un aspetto su cui focalizzerò la mia attenzione saranno i giovani, la linfa della ricerca, che vorrei favorire nella formazione. Mi piacerebbe che il Mario Negri possa diventare un polo di riferimento, soprattutto per i giovani ricercatori che sono all’estero, fornendo loro una piattaforma per sviluppare idee. Quando sono tornata io dagli Stati Uniti, proprio in questo istituto sono riuscita ad esprimere me stessa, sono stata incoraggiata, e ho potuto far crescere il mio laboratorio».
Quanto conta per un ricercatore fare esperienza all’estero?
«Se penso al mio percorso, il periodo di quattro anni che ho vissuto negli Stati Uniti è stato fondamentale. Ho avuto modo di collaborare con quelli che, in quel periodo, erano forse i migliori ricercatori che c’erano negli Stati Uniti, ma soprattutto ho conosciuto diverse visioni e diversi modi fare ricerca che mi hanno arricchita. E ho mantenuto, negli anni successivi, rapporti e contatti che sono stati molto utili per procurarmi finanziamenti».
Ci spiega il suo progetto di ricerca?
«Ho ricevuto diversi finanziamenti da AIRC, che svolge per noi ricercatori un ruolo fondamentale, e sullo studio per il tumore al pancreas faccio parte di un consorzio di eccellenza. I mio finanziamento personale di AIRC è sulla ricerca del carcinoma ovarico e sulle nuove terapie; in particolare, stiamo cercando di combinare nuovi farmaci che derivano dalla medicina di precisione e da terapie selettive, con farmaci convenzionali per ottimizzare il risultato. Nello specifico, mi sto occupando di abbinarlo agli inibitori dell’angiogenesi che inibiscono la formazione dei vasi tumorali che il tumore utilizza per crescere. Sul carcinoma ovarico abbiamo farmaci straordinari che stanno cambiando la malattia, ma solo una piccola percentuale di pazienti risponde. C’è ancora tanto lavoro da fare perché ci troviamo di fronte a dei bellissimi risultati che ci spingono a continuare in questa direzione».
Come dovrebbe lavorare un gruppo di ricerca?
«Un gruppo di ricerca è una squadra che deve lavorare unita per raggiungere un obiettivo. La capacità di chi dirige e coordina una squadra deve essere quella di valorizzare le capacità e le specificità sia degli uomini che delle donne presenti».
Ha incontrato molte difficoltà?
«Non so se sono stata fortunata, o se è stato per via del mio carattere, ma davvero non ho incontrato grosse difficoltà. Ho potuto scegliere quello che ho voluto fare, sono stata molto sostenuta dalla mia famiglia. Sono sempre stata affiancata da ricercatori che non hanno mai cercato di bloccarmi la strada, o forse l’ho sbloccata io stessa, chi lo sa»
Con una donazione di 9 euro sarà possibile ricevere una reticella da 2,5 kg di arance e per chi volesse fare una scorta aggiuntiva di vitamine, da quest’anno, ci sono anche marmellata d’arancia (vasetto da 240 grammi, donazione minima 6 euro) e miele di fiori d’arancio (confezione da 500 grammi, donazione minima 7 euro). I volontari, inoltre, consegneranno una Guida con alcune preziose informazioni sulla prevenzione, in particolare su fumo e obesità, insieme a ricette sane e gustose a base di arance, firmate da Moreno Cedroni, Carlo Cracco e dal giovane chef JRE Roberto Tonola.