In Italia l’ascensore sociale si è fermato e a scuola le scale sono sempre più ripide per gli studenti economicamente più svantaggiati che credono alle possibilità di promozione sociale tramite l’istruzione. A fotografare questo sempre più profondo divario tra studenti ricchi e poveri è l’ultimo rapporto Ocse-Pisa, il programma internazionale di valutazione dell’istruzione “Equità nell’istruzione: abbattere le barriere alla mobilità sociale” che mette a confronto in che modo 70 nazioni pongo l’attenzione sulle esigenze degli studenti economicamente più svantaggiati offrendo loro le possibilità di progredire nella scala sociale grazie all’istruzione. Dal rapporto è emerso come in Italia, da quasi 20 anni, le competenze acquisite a scuola sono ancora fortemente correlate al contesto socio-economico di provenienza dello studente mentre in altri stati, come la Germania e gli Stati Uniti, il sistema abbia iniziato a funzionare meglio grazie a politiche mirate ad aiutare le scuole più svantaggiate. Migliori o peggiori condizioni scolastici che si riflettono anche e soprattutto sul benessere generale dei giovani, andando ad aumentare quel gap sociale che la scuola vuole e deve colmare.
Nel Rapporto un anno di studi corrisponde a 30 punti e su questa base si sono calcolate le differenze tra studenti con un background elevato e i coetanei che vivono in situazioni socio-economiche più svantaggiate. Un esempio? Ci sono oltre due anni scolastici (76 punti) di differenza nell’apprendimento delle competenze scientifiche tra due studenti di 15 anni di opposte estrazioni sociali. E la differenza aumenta a 150 punti, ovvero 5 anni di studi, se si fa riferimento alla media delle competenze del 25% degli studenti più bravi in Italia e la media del 25% degli studenti più svantaggiati. Ma quanti sono gli studenti più svantaggiati con risultati che possono essere equiparati a quelli dei coetanei più ricchi? Solo il 12%.
Purtroppo le differenze nel rendimento scolastico si riflettono anche nel benessere sociale e scolastico percepito dagli studenti. Anche qui le percentuali evidenziano un 18% di studenti poco o per nulla soddisfatti della propria vita, rispetto ad un più basso 13% degli altri studenti. Ma il dato più significativo riguarda forse la drastica diminuzione, nel periodo 2003-2015 – dall’85% al 64% degli studenti svantaggiati che si sente a proprio agio tra le mura scolastiche e questo innesca tutte le problematiche legate al difficile argomento della dispersione scolastica. Per non parlare, poi, del fenomeno dei neet in continuo aumento in Italia: i giovani che non studiano e non lavorano sono saliti a 2,2 milioni.
Il divario socio-economico inizia dalla scuola ed è da qui che ogni governo ha il dovere di iniziare a investire per poter fornire quell’equità sociale che porta al successo e al benessere scolastico e sociale di ogni singolo studente.