Si chiama RIENTRO, l’acronimo sghembo di un bel concetto “rimanere entrambi responsabili e occupati”, è un intervento sperimentale della giunta della Regione Piemonte per agevolare il rientro al lavoro delle donne e diffondere presso gli uomini una cultura di genitorialità condivisa e di cura. Voluto dall’assessora Monica Cerutti e finanziato con risorse regionali ed europee, il provvedimento ha un meccanismo curioso.
I contributi previsti sono di 400 euro per ogni mese di congedo parentale volontario fruito dai papà, ma la titolarità dell’incentivo è delle mamme. Forse macchinoso, ma con l’obiettivo di scardinare il corto circuito che ha impedito il ritorno all’attività lavorativa di molte madri: “considerato quello che guadagni, conviene che tu resti a casa”, il provvedimento premia economicamente le madri che decidono di tornare ad avere un ruolo attivo nel mondo del lavoro e i nuclei familiari che scelgono modelli di genitorialità paritetici. Insomma una palestra per lei e per lui.
Ancora di più, il provvedimento è erga omnes e prevede lo stesso trattamento anche in caso di adozione o affido di minori e copre anche le realtà monogenitoriali. Copre il lavoro dipendente e pubblico, quello indipendente e imprenditoriale e vale fino al dodicesimo anno di età dei figli e si aggiunge ai contributi statali come il “bonus mamme”.
Raramente gli interventi economici decisi dalla politica hanno valore tanto netto di indirizzo sociale e mirano a cambiare il costume e la cultura. Crediamo che questa sia la politica migliore, più aderente alla sua missione e auspichiamo molti e ulteriori provvedimenti, locali e centrali, in grado di esprimere una visione di progresso.