Il 14 maggio di quest’anno compirà quarant’anni il soffitto di cristallo, l’espressione usata per indicare le barriere invisibili che impediscono alle donne (e alle minoranze) di raggiungere i piani alti del potere. Quarant’anni è un compleanno importante, un buon momento per tirare le somme.
In molti pensano che il 2018 sarà l’anno delle donne, dopo che il caso Weinstein e il movimento #metoo hanno smosso le fondamenta del sistema. Non si è trattato semplicemente di denunciare la molestia subita su un tram affollato, ma di cambiare le lenti agli occhiali: dal paternalistico scherzo della pacca sul sedere alla presa di coscienza che quando un’azione causa disagio non ha niente di scherzoso né di romantico. È una molestia.
Ma mentre ancora siamo costretti a discutere di autodeterminazione e rispetto, il soffitto di cristallo è ancora lì e il dialogo sul gender gap va ben oltre il problema delle molestie. Oltre al dialogo, sono le azioni concrete a contribuire a un cambiamento, ormai in atto. Donne che fanno, donne che realizzano, donne che non si fermano a guardare il soffitto di cristallo. Si potrebbero fare molti nomi, raccontare molte storie. Eccone tre, ma solo per cominciare.
Marica Branchesi, 40 anni
Secondo la rivista scientifica Nature, Marica Branchesi è al secondo posto tra gli scienziati più importanti del 2017. Si tratta di un’astronoma che, dopo essere stato un ennesimo cervello in fuga e aver lavorato per il California Institute of Technology, nel 2009 è tornata in Italia per un progetto con il Gran Sasso Science Institute. Lo scorso ottobre, in una conferenza stampa in diretta da Washington, ha annunciato la prima osservazione scientifica di un’onda gravitazionale, avvenuta grazie al lavoro di squadra di fisici e astronomi. Una squadra che ha messo insieme proprio lei, seguendo l’intuizione dell’osservazione multisegnale per rilevare la complessità di un fenomeno sconosciuto, e utilizzando tutte le soft skill del caso. Nature l’ha definita merge maker, creatrice di fusioni, alludendo al fenomeno osservato grazie alla fusione di due oggetti celesti, e alla grande capacità diplomatica che ha dimostrato facendo collaborare un team di 3500 persone tra Italia e Stati Uniti. In un’intervista per l’INAF afferma: “Ho cercato di capire come lavorano i fisici e di raccontarlo agli astronomi da astronoma. Nel comunicare con gli altri ho sempre pensato alla scienza: idee, opinioni diverse sono utili per trovare la soluzione migliore”.
Gaia Franceschini Beghini, 33 anni
Gaia Franceschini è responsabile delle attività digitali di Moleskine. Dopo la laurea in Comunicazione e Marketing, inizia il suo percorso in un’agenzia di comunicazione, diventando in due anni account manager. Da qui il salto in una società come Moleskine, dove c’era bisogno di una rinfrescata digitale.
Dal 2017 è responsabile di tutto quell’apparato cangiante e in continua evoluzione che è il mondo della comunicazione on-line: ha lavorato per implementare le strategie di e-commerce, ha partecipato al lancio di prodotti che arricchiscono con l’esperienza digitale i famosi taccuini, ha spinto il marchio verso una customer experience coerente e integrata, una sfida non da poco per un brand che realizza campagne in paesi con lingue e monete locali diverse. Un’indole appassionata, immaginazione e curiosità sono le doti che la fanno forte in un ambiente dove non c’è mai riposo e l’obsolescenza è sempre dietro l’angolo.
Margherita Pagani, 28 anni
La più giovane delle tre, e forse per questo la più sognatrice, Margherita Pagani si è fatta notare durante lo scorso TEDxMilano. Ha raccontato con grazia e voce pacata la storia di una persona determinata e mossa da una forza allo stesso tempo emotiva e concreta. Dopo la laurea nel 2011 a Brera, è partita per un viaggio che l’ha portata in circa 20 paesi del mondo, alla ricerca del suo quid. I modelli di impatto sociale che ha incontrato le hanno regalato un’idea: la creazione di una piattaforma di condivisione di questi modelli, affinché possano essere replicati ovunque e in qualunque momento. Così è nato Impacton.org che raccoglie progetti legati a energie rinnovabili, educazione, abitare, ma anche a disastri naturali ed emergenza rifugiati. Queste le sua parole durante lo speech dello scorso ottobre: “I progetti sociali non hanno mai avuto un movente funzionale, ma emotivo. È una cosa recente quella di voler fare il buono e giusto in modo anche efficace”. Business sociale? Se vogliamo cominciare a pensare che la ricchezza prodotta non sia per pochi e non sia misurabile in termini strettamente quantitativi, quello di Margherita è il tipo di approccio che mette i piedi per terra ai sognatori.