Roberta: “Sono una risorsa dimenticata in un angolo dalla mia azienda”

scritto da il 29 Gennaio 2018

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Cara Alley Oop,

credo che sia tu il posto giusto per poter raccontare di me, della mia situazione, della situazione di tante persone. Mi permetto quindi di scriverti qui.

Qualche anno fa il termine MOBBING era di moda, era un trend topic; spesso usato e abusato dimenticando il suo reale significato più vicino a concetti come vessazione, umiliazione, o addirittura aggressione fisica o verbale. Nel Bel Paese invece si usava parlare di MOBBING soprattutto nei casi di demansionamento lavorativo o di volontario allontanamento di una risorsa dal suo contesto professionale.

Adesso si legge e si parla molto di discriminazioni nei confronti delle donne – soprattutto delle madri – oppure si parla di molestie di tipo sessuale sul luogo di lavoro, di licenziamenti ingiusti, delle tecnologie che consentono di rendere autonomi interi processi produttivi o servizi rendendo superfluo il ruolo umano nell’organizzazione e gestione del lavoro. Ci sono però delle situazioni che stanno in una zona tra il bianco e il nero, situazioni che sono antipatiche sfumature poco etichettabili. Tra queste c’è un fenomeno di cui non si legge mai: l’amaro far niente.

Si, perché se oggi ti lamenti che sul posto di lavoro non hai niente da fare la risposta, nel 90% dei casi, sarà: “Ma di cosa ti lamenti, almeno tu un lavoro ce l’hai” oppure, ancora peggio “Beh, e ti lamenti pure?”. Per questo vorrei raccontare col cuore in mano quanto è terribile la vita – professionale e non – in questo limbo, in questa terra di nessuno.

Siamo in tanti in questa situazione e la fattispecie è facilmente delineabile. Nella maggior parte dei casi siamo figure di livello “middle/senior”, per dirla alla Linkedin, risorse con più di dieci anni di esperienza alle spalle, fedeli all’azienda e magari un tempo considerate figure “chiave” nell’organizzazione aziendale. Fatichiamo a trovare un nuovo lavoro per via dell’anzianità professionale perché ormai i profili ricercati al massimo richiedono 5 anni di esperienza, non di più.

Gli anni intanto passano, gli amministratori delegati cambiano e con loro anche il management ma tu rimani. I nuovi manager si portano dietro le loro persone di fiducia e tu diventi, inevitabilmente, un nome in un organigramma. Nessuno sa bene di cosa ti occupi, ma sei brava, volenterosa e quindi resisti agli tsunami riorganizzativi, ai licenziamenti. Sei in azienda da tanto tempo, conosci tutti i processi, sei una rubrica vivente, sai come muoverti, lavori da più di un decennio con tutte le aree e i vari dipartimenti ma col tempo la tua professionalità si sfilaccia, si dissolve un po’ come das Nichts, Il Nulla de La Storia Infinita di Michael Ende. A poco serve parlare con le risorse umane perché nel frattempo anche lì le facce sono nuove e tu sei una scheda in un faldone, una scheda non aggiornata.

Arrivi la mattina in ufficio e trovi la casella mail intasata da spam, tolto quello, il nulla. Poche mail di lavoro, la maggior parte poco operative, magari in qualche scambio sei in copia. E leggi, con un po’ di invidia nei confronti dei colleghi che sono su un progetto, che stanno gestendo un contratto che hanno da fare. Al caffè cerchi di carpire qualche informazione, cerchi di vedere se puoi fare qualcosa, butti lì un’idea per far capire che ci sei, che sei sul pezzo o anzi, che VUOI essere sul pezzo ma ad essere coinvolto poi è sempre qualcun altro, qualcuno con un “Ruolo”.

Le giornate non passano, alle sei chiudi tutto con gesti lenti e con una mestizia infinita che non puoi condividere con nessuno perché “beata te che non hai nulla da fare”. Arrivi a casa e ti senti stravolta, stanca. Hai mal di testa e sei di cattivo umore. Lo so, questo sembra in contrasto con il fatto di non aver fatto nulla tutto il giorno ma invece è proprio così. Quando capitano quelle giornate in cui magari c’è un’urgenza o un lavoro grosso il tempo vola, ti senti utile, produttiva, soddisfatta e piena di energia e quando torni a casa ti senti carica ed è una sensazione meravigliosa. Questi alti e bassi (più bassi che alti ahimè) ti spezzano le gambe, ti confondono e azzerano la tua motivazione. Siamo in tanti a far parte del silenzioso popolo di coloro che vorrebbero lavorare, siamo in troppi e nessuno parla di noi. Perché se guadagni 2mila euro al mese per non lavorare devi stare zitto e ringraziare il cielo, è questo che ti dicono. E invece no, dobbiamo parlarne e gli uffici del personale, i manager delle HR dovrebbero sensibilizzarsi e non trascurare questo prezioso popolo di ombre improduttive dimenticate dalle aziende. Basterebbe incontrarci, conoscerci, farci raccontare la nostra storia professionale e non; basterebbe aggiornare quella scheda nel faldone ogni tanto. Il rapporto umano alla fine sarebbe la soluzione più semplice, più scontata ma mail e cloud lo hanno reso obsoleto e faticoso. Se chiedi un colloquio, se cerchi di uscire dal limbo rischi di essere etichettato come un piantagrane.

Se questa lettera potrà servire ad aprire gli occhi anche a una sola persona questa sera, alle sei, quando spegnerò il mio PC potrò andare a casa felice, serena e senza mal di testa perché vorrà dire che qualcosa di buono oggi l’avrò fatto.

Roberta

Ultimi commenti (117)
  • Maria |

    Anch’io credevo di essere un caso isolato , purtroppo non è così e vedo che si tratta di una realtà soprattutto femminile.
    La mia storia è identica a tante altre, con l’unica differenza che l’azienda in cui lavoro è un’azienda di famiglia.
    Ero entrata in questa azienda 13 anni con tanta voglia di fare , ero la prima ad arrivare e l’ultima ad andarsene.
    Mi occupavo inizialmente del personale, di mezzi e attrezzature, la mia giornata era piena ma soddisfacente.
    Nel Gennaio 2019 per sopraggiungere di nuove risorse mi arriva una mail difficile da comprendere e decifrare, mi veniva no date direttive in merito alle mie mansioni, praticamente il nulla: leggevo e rileggevo quella mail ma non volevo capire ne accettare , mi si indicava come mia mansione principale di protocollare i documenti.
    Non potevo crederci che tutto questo fosse accaduto a me , ho bisogno di lavorare e mi ritrovo dopo 4 anni a riempire le mie giornate fissando il PC.

  • Alex |

    Ho vagato per mesi sul web alla ricerca di spiegazioni alla mia situazione personale.

    Ho 38 anni. Lavoro nella stessa azienda da quando ne avevo 22.

    Vengo protetto dal mio vecchio capo reparto, R., che riconosce il mio valore e mi mette in condizione di lavorare. Imparo tutto, e riesco a sostituire tranquillamente anche il manager.

    Nel 2015 vengo “elegantemente” cacciato dal reparto dove lavoravo, proprio nel giorno del mio compleanno. Per “incompatibilità con il nuovo capo reparto, C.” con il quale avevo litigato più volte.

    Era un ossessivo e maniaco del controllo. E mi martorizzava, continuamente, su ogni più piccola virgola potessi fare diversamente da come avrebbe fatto lui.

    Vengo spostato in un reparto “inutile” sul quale l’azienda non contava.

    Eravamo in 2. All’inizio il nulla. Zero email. Il nulla più totale.

    Ero a pezzi.

    In azienda arriva un nuovo cliente, una piccola startup statunitense.

    Decidono di darmela in gestione. In 6 anni, in coordinamento col direttore generale, portiamo la piccola startup a fatturare 16 milioni.

    Gennaio 2022: l’azienda mi chiede di tornare nel vecchio reparto. “Ci siamo resi conto di aver sbagliato. Ci serve uno come te.”

    Ero al settimo cielo.

    Ottengo un sostanzioso aumento e riparto con la mia carriera.

    Torno a reparto e una collega mi odia. Non riesce a lavorare con me perché siamo totalmente opposti.

    Io sono dedito al lavoro, ne so molto più di lei e cerco di darle una mano.

    Lei vuole fare come le pare; è arrogante, risponde male e supponente.

    Il nuovo capo reparto, D, sostiene di non riuscire a creare un legame con me. Peccato lo dica a tutti meno che a me.

    Sono una persona scomoda. So troppo. E non posso metterlo in ombra.

    A giugno del 2022 la mia ragazza, nonché mia collega di reparto, mi accusa di tradimento.

    Crea un casino enorme. Racconta tutto a tutti anche a lavoro. E l’azienda decide di ricacciarmi di nuovo e di tenere lei.

    Torno nel reparto “inutile”. Passo le mie giornate a non fare nulla. A fissare lo schermo.

    Mi sento costantemente in pericolo di licenziamento per inutilità.

    Ho sempre ansia e voglia di piangere.

    Non so nemmeno se denunciare per mobbing.

    Sono perso.

  • Eleonora |

    …quando succede di essere dimenticati dalla nuova Dirigenza, senza un motivo particolare, che non sia mancanza di capacità di gestire le risorse umane. Quando si comprende che il sistema perde soldi perchè le risorse umane sono inattive, ma se ne frega…quando lo stress da lavoro correlato è percepito e percepibile dal lavoratore e quando le ricadute sulla vita dei lavoratori è concreta, allora è il momento di denunciare. Che rispondano i dirigenti, i direttori, non abbiate paura del potere non possono fare sempre ciò che gli pare. Fateli rispondere davanti a due sindacalisti. Non mettetevi in conflitto durante il colloquio ma mettete il Potere nella posizione di doversi giustificare davanti a dei testimoni. NOn state zitti, non fate mobilità e basta. Non gli può andare sempre tutto liscio sulla pelle del personale. D’accordo ci sono lavoratori diligenti e non, e dirigenti capaci e non, ma chi ha la responsabilità del benessere organizzativo? le persone apicali sono pagate per rendere il sistema efficiente anche grazie al benessere organizzativo. Si parla poco in Italia di organizzazione del lavoro. Vediamo: se io avessi la responsabilità di altri cosa farei? primo: una riunione settimanale coi responsabili di settore per l’andamento dei settori. Secondo: Riunione aperta a tutto il personale per fare sapere cosa sta facendo l’organizzazione. Chiederei report a tutti i responsabili degli uffici e segnalazioni da parte di tutti. Terzo: Ascolto e considerazione di chi vuole cambiare ufficio o si lamenta dei carichi di lavoro. Voi cosa fareste? Il capo generale ha proprio il compito di gestire il personale e anche controllare che gli uffici diventino autonomi. E allora perchè prendono 6000 euro al mese, che se li guadagnino!!

  • Alessandra |

    Ciao, trovo conforto nel leggere le Vs esperienze. Ne approfitto per sfogarmi un po’. Dopo 30 anni di carriera anche come piccola imprenditrice, mi rimetto in gioco come assistente esecutiva in una splendida azienda. Scopro che la mia unica attività è prenotare voli e cambiarli a seconda dei desiderata dell’interessato e registrare le sue note spese. Per me, per il mio carattere iperattivo e curioso, è la noia. Chiedo di cambiare ruolo e approdo in un dipartimento, ma sempre come assistente. Il capo mi lascia la libertà di occuparmi di report e analisi dati, creo dashboard, programmo con Power Query ed elaboro budget per 40 commesse. Che bello quanta libertà. Magari stavolta mi riconoscono la mansione che in effetti svolgo! E invece no, il capo mi dice che sarò sempre una segretaria senza possibilità di carriera e senza aumenti di stipendio perché è una categoria a cui non sono concessi – alla faccia delle campagne contro la discriminazione. Tanto io mi diverto a seguire tutte queste attività e a lavorare 14 ore anche il fine settimana, dice lui.
    … Questi 3 puntini indicano un accavallamento di pensieri e di commenti sulla gestione delle risorse, che davvero non riesco ad esprimere se non con questa sospensione. Sono allibita, perplessa ed amareggiata.

  • Giovanni |

    Quanto è magistralmente raccontato in questo articolo , è la storia vera di migliaia di donne….e non solo che hanno investito tutto nel lavoro, e che non possono lamentarsi ne al lavoro….in particolare nel pubblico….area omertosa, e peggiore di molti posti di lavoro privati, con concorsi e carriere gestiti per bande, e dirigenti asserviti ai potenti politici di turno!!!
    Ne ho sentite migliaia di queste storie…vere

  • Laura |

    Lo sto vivendo ora. Ho 55 anni. Ho insegnato alle nuove leve e ora non servo più. Ma io non mi licenzio. Se vinco la lotteria si…ma esco sbattendo la porta…..

  • Nina |

    Leggere tutte queste storie mi fa sorgere una domanda spontanea, dov’è il guadagno per queste aziende ? Dov’è il guadagno nell’ avere del personale da pagare, senza riuscire a farlo fruttare ? Sono una ragazza di 35 anni, con anni di esperienze di lavoro alle spalle, due sono state le esperienze più negative della mia vita: una dalla quale sono riuscita fortunatamente a scappare dopo un mese di mobbing puro da parte di una collega senior, l’altra la realtà dove sto lavorando da 3 mesi. Dopo una discussione con il mio attuale responsabile, nata durante una trasferta per motivi del tutto non professionali, causata da una frase molto offensiva che lui ha usato per descrivermi ad una cena, non solo sono stata abbandonata in trasferta ma al mio ritorno sono stata completamente isolata, demansionata e tutto il mio lavoro viene passato alle mie colleghe. A niente è servito mostrarmi proattiva, proporre delle migliorie, restare sempre aggiornata sulle richieste dei clienti o richiedere espressamente lavoro. A niente.
    Lui continua ad isolarmi, a non coinvolgermi in niente, sperando probabilmente di portarmi allo stremo delle forze.
    Illogico. Sono un costo per l’azienda, voglio lavorare ed impegnarmi e mi è negato. Quindi oltre ad essere stata ingiustamente offesa, devo anche subire.
    Ed è ora che queste situazioni vengano regolamentate. Che ogni ruolo abbia mansioni specifiche e scritte e che venga comprovato. Servirebbero degli audit esterni perché non è possibile vivere il lavoro così. È ingiusto, è inumano. Se non siamo benvoluti, che almeno abbiano il coraggio di licenziarci ed andare incontro alle debite conseguenze di un licenziamento illecito.

  • Antonella |

    Ciao a tutti, ho trovato questo articolo cercando delle informazioni sul web in merito al mio problema. Per fortuna non sono SOLA. A causa del covid son stata costretta a cercare un nuovo lavoro dopo 20 anni in un certo settore con un ruolo fondamentale per l’azienda. Mi sono ritrovata a fare un lavoro che mi piace, che mi interessa ma l’azienda per cui lavoro non mi prende in considerazione e dopo due anni sto perdendo motivazione e interesse. Sono una donna sveglia, poliedrica e veloce. Risolvo le varie problematiche in poco tempo, mi prendo le mie responsabilità, non chiedo a nessuno per non far perdere tempo al lavoro degli altri se non se proprio non so come risolvere e tutto questo sembra passare inosservato… non hai bisogno? Fai da solo? Allora non hai bisogno di essere calcolata, questo mi sembra di capire. Arriva un progetto importante? Una fiera a cui partecipare? “Tu rimani qui in ufficio perché mi fido di più a lasciare te da sola” a fare il resto ci mandiamo chi arriva in ritardo o chi non è indipendente o chi chiede in continuazione per non assumersi le
    Proprie responsabilità… pervago che guadagnerà di più perché va in trasferta… quindi premiamoli! Lasciamo che loro abbiano le giornate occupate a preparare tutto e si facciano conoscere dai capi mentre io rimango a fissare il vuoto in ufficio e non vengo minimamente calcolata! So di valere e so che questo non è il mio ambiente e cercherò altro ma ora è difficile e sappiamo tutti perché… è tutto molto ingiusto. Non esiste meritocrazia. Forza, noi valiamo

  • Paola |

    Grazie Roberta

  • cristina |

    Io la mia esperienza l’ho etichettata come mobbing, ma chissà che cos’era!!!
    l’azienda non era e non è grande, ma minuscola, tanto minuscola da essere oltre me, specie di dipendente/collaboratrice tutto fare, braccio destro, sinistro, agenda e memoria storica del capo, il capo, donna, e un’altra collaboratrice, senior, molto senior.
    La collaboratrice molto senior ha deciso dietro l’appoggio della capa di riorganizzare l’azienda per farla crescere, e da li, da un giorno all’altro ero in un angolo ad aspettare. Poi all’improvviso sono comparse due nuove figure, e io ero sempre più messa da una parte ed esclusa da tutto. Ho provato a lamentarmi, ma la colpa era mia che nella nuova riorganizzazione, dove non ero coinvolta, dovevo propormi, dovevo proporre cose nuove da portare in azienda, e l’ho fatto, ma non è stato preso in considerazione. La mia mente storica, la mia esperienza di 10 anni era niente. Prima collaboravamo con altri aziende, c’era un team sinergico, persone che io stessa ho formato, mi hanno tolto le attività coordinate con il team e fatto fare una lista delle mie attività che sono passate alle nuove assunte, ed io ad aspettare che arrivassero cose nuove, mail….ma niente di niente…solo cose non dette scoperte perchè le nuove assunte non sapevano nulla, una di loro una ragazzina portata dalla senior, senza nessuna esperienza aveva una lista delle mie attività, ma senza esperienza, formazione e competenze