Investire contro la violenza sulle donne frutta per ogni euro investito un ritorno di nove euro. E si traduce, dunque, con un investimento iniziale di 84 milioni di euro, in un risparmio per lo Stato e in un aumento della qualità della vita delle donne quantificabili in oltre un miliardo di euro. Dopo aver tirato fuori i dati sul costo sociale che nel complesso si affrontano per i danni della violenza di genere (17 miliardi di euro), a fare i conti sulla convenienza dell’investimento nella prevenzione e nel contrasto del fenomeno ci pensa ancora una volta WeWorld Onlus, un’organizzazione non governativa che si occupa di garantire i diritti di donne e bambini in Italia e nel sud del mondo.
L’indagine, presentata oggi alla Camera dei Deputati, si intitola ‘Violenza sulle donne. Non c’è più tempo. Quanto vale investire in prevenzione e contrasto ed è stata realizzata da WeWorld grazie al contributo di Ubi Banca. Dallo studio si evince che, a fronte dei circa 17 miliardi di costi che il nostro Paese paga tra servizi medici e assistenziali alle vittime, danni immediati e rovinosi effetti a lungo termine dei maltrattamenti, il ricavo sociale di un investimento di 84 milioni di euro (lo 0, 0052% del pil) in prevenzione o interventi di contrasto è stimato in oltre un miliardo di euro. Che si divide in un risparmio per lo Stato di 494,6 milioni, al netto dei costi di investimento, e nell’aumento della qualità della vita delle vittime quantificabile in 553,8 milioni di euro.
Tra i ritorni sociali più significativi, ci sono la formazione di figure professionali (114,6 euro di ritorno per ogni euro investito); l’assistenza in materia di denunce individuali e collettive (76,96 euro di ritorno per ogni euro investito); la sensibilizzazione (63,74 euro di ritorno per ogni euro investito). “Abbiamo rilevato che nei periodi di campagna informativa le chiamate al numero di emergenza incrementano del 25 per cento. L’informazione ha un effetto dirompente su più livelli: agisce sull’intera società, perché il problema è poco conosciuto rispetto alla sua reale incidenza sociale”, esemplifica Valeria Emmi, coordinatrice dei programmi per i diritti delle donne WeWorld Onlus e curatrice dell’indagine.
“Per ottenere i ricavi sociali attesi, allo Stato – sottolinea Emmi – si richiede uno sforzo iniziale maggiore, è vero, ma stiamo comunque parlando solo dello 0,0052% del pil nazionale”. “La violenza contro le donne – incalza Marco Chiesara, presidente di WeWorld – riguarda tutti e tutte e non può essere relegata a ‘questione privata’”. Oggi “dimostriamo il benessere prodotto a favore della società tutta, delle donne che la subiscono e dei figli che nel 65% dei casi sono testimoni della violenza. Questo effetto moltiplicatore ha una ricaduta positiva quindi anche sugli adulti di domani, evitando che bambini e bambine testimoni della violenza possano essere i carnefici e le vittime del futuro. Un tema quello dei bambini che assistono alla violenza molto caro alla nostra organizzazione”.
L’urgenza dell’intervento per fermare la violenza di genere è testimoniata dai numeri. In Italia ogni due giorni una donna viene uccisa dal partner, dall’ex o da un familiare. In totale sono oltre 6 milioni di donne che nel nostro Paese subiscono violenza e maltrattamenti. Spesso queste donne sono anche madri e i loro bimbi sono presenti alle violenza nell’oltre il 65% dei casi. Nel giro di 10 anni nel nostro Paese si sono contati 1.600 orfani per femminicidio.
Dall’1 al 19 marzo è possibile sostenere WeWorld e proteggere le donne e i loro bambini dalla violenza donando due euro con sms al numero solidale 45543 dai cellulari Tim, Vodafone, Wind, 3, PosteMobile e CoopVoce o donando 2, 5, 10 euro chiamando lo stesso numero da rete fissa Telecom Italia, Fastweb, Vodafone e TWT.