“JUST BREATHE”: la mindfulness a scuola

“La prima premessa per lo sviluppo del bambino è la concentrazione. Il bambino che si concentra è immensamente felice.”

Queste parole dell’educatrice e pedagogista Maria Montessori mi sono tornate in mente parlando di mindfulness con la mia collega Tiziana Castellano, un’educatrice professionale, Gestalt Counsellor ed esperta in discipline olistiche. Mi ha portato a riflettere sul fatto che la classe, gli alunni, “sono lo specchio dell’insegnante, la sua estensione, e un percorso di consapevolezza risulterebbe utile, per i docenti e per i bambini, per sviluppare un clima sereno, un atteggiamento empatico, che possa essere il fattore in più per un percorso didattico proficuo”.

Facendo poi una ricerca , mi ha incuriosito un video:  Just Breathe

Quattro minuti, durante i quali, alcuni alunni di una scuola primaria californiana, raccontano il nuovo “metodo del respiro” imparato a scuola. Raccontano la meditazione e come, attraverso questa pratica, riescano a gestire le emozioni e i sentimenti negativi. Raccontano, attraverso il video, la “Mindfulness”, la pratica della consapevolezza, attraverso la respirazione che affonda le sue radici nella meditazione orientale e che, nel corso degli anni, si è diffusa e adattata alle abitudini occidentali.

“Mindfulness”, un termine che contiene in sé tante sfumature e concetti come consapevolezza, concentrazione, pensiero positivo, respirazione, benessere. Le definizioni sono tante. Secondo Kabat-Zinn è “consapevolezza che emerge prestando attenzione, nel momento presente e in modo non giudicante, al dispiegarsi dell’esperienza”. Una pratica, insomma, che mira a fissare l’attenzione sul “qui e ora”, focalizzando la consapevolezza sull’esperienza presente. I benefici apportati sarebbero molteplici, tanto che, nelle scuole statunitensi, in Inghilterra e in diversi paesi del nord Europa, la pratica della consapevolezza attraverso la respirazione è stata inserita nel programma didattico (rivolto a ragazzi dai 7 ai 18 anni).

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“Anche in Italia, da pochissimo tempo, in molte scuole, si sono diffuse esperienze di Mindfulness Education”, spiega Paola Mamone, psicoterapeuta e istruttrice MBSR (mindful based stress reduction), che continua: “La scuola può diventare luogo d’elezione dove provare ad insegnare gli esercizi di respirazione consapevole e, attraverso questi, migliorare la capacità attentiva dei ragazzi, la capacità di concentrazione e di ascolto”. La dottoressa pone, in particolar modo, l’accento sui benefici della Mindfulness, che “può diventare uno strumento utile di prevenzione per i disturbi specifici di apprendimento, in particolare per i disturbi comportamentali, iperattività e deficit di attenzione”.

I risultati degli studi di Saltzman e Goldin sull’argomento, sembrano, in effetti, incoraggianti: si riscontra, cioè, nei bambini che hanno praticato costantemente esercizi di respirazione consapevole, una minore reattività emotiva, una minore tendenza all’autocritica verso di sé e gli altri, una diminuzione degli stati ansiosi, dell’agitazione motoria e dell’impulsività.

E gli insegnanti, quali benefici avrebbero dalla pratica della mindfulness?
“Molteplici, tanto è vero che il percorso di Mindfulness Based Teacher è stato riconosciuto dal MIUR come corso di formazione dei docenti, a supporto, ad esempio, della riduzione dello stress lavorativo e della prevenzione dei fenomeni di burn-out” spiega la dott.ssa Mamone e continua “ la pratica della mindfullness è un allenamento a coltivare una relazione consapevole con se stessi, con gli alunni e con l’ambiente”. Le caratteristiche di una mente “mindful” permetterebbero di “affrontare le sfide di un mondo in rapido cambiamento, formando persone intelligenti, cittadini partecipi e impegnati” conclude la dottoressa.

  • Salvatore. Arcidiacono |

    Esercito da 40 anni la professione di psicologo con specializzazione universitaria in cure complementari e ho da sempre utilizzato le tecniche di meditazione nel mio lavoro. Negli ultimi venti anni ho integrato con successo le pratiche di consapevolezza mindfulness portandoli anche a Scuola . (ho diretto perb37 anni un servizio pubblico di psicologia scolastica. Una viva raccomandazione: per una pratica sicura e priva di effetti collatetali occorre affidarsi a psicologi o pedagogisti opportunamente formati.

  • Claudia Dal Sasso |

    Salve, mi chiamo Claudia Dal Sasso insegno alla scuola primaria. Con i miei alunni di classe terza sto facendo un percorso di consapevolezza e ascolto del Sé. I bambini sono entusiasti e anche i genitori che ne percepiscono gli effetti positivi. In tutto questo, però, ci si sente un po’ soli quindi avrei piacere di entrare a far parte di una realtà più ampia per condividere e crescere insieme. Grazie

  • susanna |

    Buongiorno, lavoro nel campo della Meditazione da circa 25 anni ed ho proposto corsi di meditazione all’interno della mia scuola un ICS statale di firenze.
    Purtroppo il Consiglio di Istituto non ha approvato la cosa in quanto dice non adatta….
    Mahhh hanno perso un’occasione.
    Comunque abito a Firenze e se qualche insegnante o Dirigente scolastico fosse così minimamente illuminato da capire che non è solo meditazione ma sviluppare intelligenza emotiva, facilitare i rapporti con gli altri e molto altro ancora, vi invito a scrivermi.
    Una serena giornata e questa è la mia mail.
    gj.susanna@gmail.com

  • ELGA PAPPALARDO |

    Sono una docente di scuola media . Sarei interessata a frequentare un corso di formazione sulla mindfulness riconosciuto da poter utilizzare in classe. Esistono corsi online? Grazie mille

  • Laura Ferrara |

    Vorrei approfondire questo argomento e, soprattutto, trovare delle modalità di applicazione in classe.Da insegnante, rilevo una sempre maggiore difficoltà (se non impossibilità) di mantenere un livello minimo di silenzio e attenzione, difficoltà accresciuta enormemente con il rapido diffondersi delle nuove tecnologie. In particolare, essendo io un’insegnante di musica, mi rendo conto che se i ragazzi non “scoprono” prima il silenzio non possano rapportarsi al suono in tutte le sue forme. Inoltre, sono d’accordo che questo problema incida moltissimo sul fenomeno del burn-out. Lavorare in un ambiente sempre rumoroso è estremamente stressante, oltre che controproducente.

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