L’innovazione sociale è solo una questione privata?

zezza

Confesso che ho verso la politica un atteggiamento simile a quello che si ha di solito verso la religione: non ci credo, ma ci spero. Se ci credessi, penserei che è lì che bisogna andare per avere un vero impatto sociale. Siccome invece ci spero solo, sono sempre disponibile a seminare molliche di realtà nelle loro conferenze, e magari un giorno una di queste fiorirà.

Per questo ho accettato di partecipare ieri nella Sala Stampa di Montecitorio,alla conferenza “Innovazione Sociale e finanza d’impatto: i motori del nuovo millennio” per la presentazione del volume Visions and Trends of Social Innovation Europe, di Filippo Addarii e Fiorenza Lipparini. Ho portato la mia azienda, MAAM, come “caso concreto” di innovazione sociale.

Ma come spiegare alla politica la nascita di un’impresa che sta sul mercato per risolvere un problema sociale? Ci ho provato partendo da una storia personale.

“Ho vissuto fino a 40 anni nel rispetto delle regole, pensando che fossero state decise avendo in mente il bene comune e l’efficienza, se non la felicità. Ma, per due volte su due, ho visto che la mia maternità sul lavoro era considerata un problema di per sé, a prescindere dal suo impatto reale:
in aziende diverse, in Paesi diversi, in ruoli diversi,
mentre si discuteva di come “far crescere” le donne,
mentre ci si preoccupava del tasso di occupazione femminile,
mentre si parlava di smart working,
mentre si cercavano modelli di leadership nuovi e più efficaci,
mentre si spendevano miliardi di euro in formazione di competenze soft,
mentre ci si scervellava alla ricerca di risorse, energie, capacità, idee, motivazione e ingaggio.

La soluzione non è nel congedo di maternità perfetto, che non esiste. Né è negli asili nido, che però SERVONO! Si tratta di cambiare la cornice, per rivelare nuove connessioni già esistenti tra gli elementi di questa sfida sociale. Se cambiamo la cornice… la maternità è un’assenza che sviluppa competenze, e può essere quindi considerata un master (da qui Maternity as a Master). La maternità ha un costo, ma ha un ritorno anche maggiore: può quindi essere considerata un investimento.

Trovandomi a rappresentare il mercato in un contesto istituzionale, ho spiegato infine perché MAAM non è un’organizzazione nonprofit, vista la sua anima decisamente sociale:

“Abbiamo scelto il mercato perché è un luogo efficiente, organizzato, globale, e perché nel mercato possiamo parlare la lingua più nota (quella dei risultati economici), e così trasmettere più velocemente il nostro messaggio. Le nostre aziende clienti, oggi 30 in Italia, sono i nostri intermediari, i nostri partner più preziosi, i nostri ecosistemi di riferimento: luoghi di sperimentazione e verifica efficaci quanto delle piccole città, e al tempo stesso più efficienti”.

“Possono le istituzioni esserlo altrettanto?”, ho chiesto all’onorevole Antonio Palmieri, che ci ospitava. La speranza, per fortuna, è l’ultima a morire…