Si chiama Derek Rotondo, lavora in JP Morgan Chase e potrebbe essere la Rosa Parks, diquella “paternità moderna” che si agita sotto le ceneri delle nostre consuetudini. Derek, alla nascita del secondo figlio, decide di chiedere un congedo parentale di sedici settimane, quello previsto dal suo contratto per i primary caregiver, per il genitore di cura, ma se la vede rifiutare perché è un uomo, un padre, e a lui, secondary per definizione, spettano solo due settimane.
Derek allora fa quello che da secoli si richiede agli uomini: impugna il coraggio e l’iniziativa e intenta causa alla sua azienda per discriminazione. Trova sponda nell’American Civil Liberties Union che insieme al suo fianco sta portando avanti una battaglia che potrebbe segnare il passo, soprattutto perché vuole assumere la forma di una class action. La sua storia è da leggere.
La pretesa di paternità che muove Derek è rivoluzionaria perché non richiede “più spazio”, non pretende una paternità ex post, come quella che lega la maggior parte di noi padri ai figli ormai grandi o ai figli negati, come per i separati. La paternità che chiede Derek è centrale, paritaria, in fondo assolutamente ovvia per un mondo che vorrebbe vedere ammainate le vele della disparità di genere.
Non lo sappiamo con certezza, ma immaginiamo che l’orizzonte di Derek sia lo stesso della sua compagna. La speriamo intenta alla sua vita e alla sua realizzazione, quanto Derek. Già madre e primary caregiver, ora pronta a passare il testimone all’uomo che ha scelto. Lei potrebbe essere un giorno ricordata come una delle più coerenti femministe del terzo millennio.