
«Non vediamo il problema»: con questo slogan l’associazione no-profit Noisyvision si presenta al mondo. Una frase diretta, senza fronzoli, che rivendica una missione altrettanto chiara: creare una comunità inclusiva, dove le disabilità sensoriali non siano percepite come limiti ma come qualità da valorizzare.
Disabilità sensoriali in Italia
Le persone con sordocecità e pluridisabilità psicosensoriale sono oltre 360mila in Italia (0,7% della popolazione), secondo i dati diffusi l’anno scorso dalla Fondazione Lega del Filo d’Oro. A queste, si aggiungono i 7 milioni di italiani con problemi di udito (12,1%) riportati dall’Ente Nazionale Sordi ETS-APS e i 2,7 milioni che vivono in povertà visuale (5,4%) secondo i dati del Censis. A ciò si aggiunge il fatto che le persone affette da disabilità sono più a rischio di esclusione sociale e povertà rispetto agli altri concittadini, secondo Euostat (2024).
Numeri che non possono rimanere solo una statistica come tante, perché in realtà suggeriscono un bisogno di spazi inclusivi. È a queste necessità che rispondono le attività messe in campo da NoisyVision: non solo per il supporto dato alle persone con disabilità sensoriali, ma anche per l’innovatività con cui queste vengono offerte. Accanto alle campagne di sensibilizzazione per un cambiamento culturale che vada nella direzione di una maggiore inclusività, l’associazione è impegnata anche nell’offrire attività inclusive che portino a scoprire il mondo al di fuori dell’ambiente in cui si vive. NAscono da qui i progetti di viaggi in barca a vela o escursioni in montagna. Un’occasione di stimolo sensoriale differente.
Dalla diagnosi al primo cammino
Ancor prima di essere un progetto collettivo, Noisyvision è stato un viaggio personale. All’età di sedici anni, il fondatore e presidente dell’associazione Dario Sorgato riceve la diagnosi di sindrome di Usher: malattia genetica caratterizzata dalla perdita parziale o totale di udito e vista. Una notizia che sconvolge il corso della sua vita, ma che non riesce ad arrestare la sua volontà di vivere.
Dopo la laurea in Design al Politecnico di Milano, Sorgato intraprende una serie di viaggi in giro per il mondo. Nel 2004 va alla scoperta dell’Australia e della Nuova Zelanda e, tre anni dopo, completa il Cammino di Santiago. Nel 2008 inizia per lui un’avventura su un vascello di ferrocemento: da Città del Capo raggiunge L’Avana, tagliando per l’Oceano Atlantico e costeggiando sia Brasile che isole del Mar dei Caraibi.
Nel 2011 l’urgenza di creare il blog Noisyvision: «Ho sentito la necessità di esternare alcune mie percezioni – spiega Sorgato – e da qui mi sono interessato all’idea di raccontare i diversi modi di percepire il mondo».
Di lì a poco, nascerà The Visionary Europe, workshop finanziato dalla Comunità europea e frutto della collaborazione tra amici altre associazioni berlinesi (dove ai tempi viveva). È in questo periodo che Sorgato intuisce la sua «volontà di mettere a servizio degli altri le mie capacità organizzative, e il desiderio di esplorare il mondo dell’accessibilità». Un processo lento, culminato nel 2016 con il cammino “Anche agli Dei Piace Giallo”: il primo cammino in compagnia di dodici persone ipovedenti da tutta Europa sulla Via degli Dei, l’antica strada militare romana che separa Bologna e Firenze. Da quell’esperienza, parte la spinta per strutturare l’associazione, poi ufficializzata l’anno successivo.
#YellowTheWorld
In parallelo a The Visionary Europe, nasce #YellowTheWorld, campagna di sensibilizzazione sull’accessibilità e mobilità di ipovedenti e non vedenti nei luoghi pubblici. Gli esordi risalgono al 2014, «quando ad Helsinki abbiamo fatto il primo esperimento di andare in giro per la città ad esplorare gli aspetti positivi e negativi rispetto all’accessibilità per persone ipovedenti». L’iniziativa per presentarsi usa il giallo, «il colore più visibile agli ipovedenti – spiega Sorgato -: colorare il mondo di giallo significa rendere le città più accessibili, nei modi più semplici che si possono immaginare».
Questo colore, in contrasto con il nero e il grigio, rende gli elementi urbani più individuabili agli occhi di chi ha un campo visivo ristretto: aumentare il contrasto di pali, gradini, panettoni diventa così un piccolo gesto di premura, capace però di grande accoglienza. 
Tuttavia, le ramificazioni del colore giallo non finiscono qui: perché a tingersi non sono solo i luoghi, ma anche le persone che si incontrano strada facendo. «Energia, positività, ottimismo e creatività sono i valori che questo colore trasmette, e che la nostra associazione porta avanti- racconta il presidente -. Il giallo è presto diventato un emblema che portiamo in cammino con noi sotto forma di bandiera, così da trasmettere questi stessi valori alle persone che incrociamo».
Parlando di questo senso di unanimità, Sorgato ricorda un episodio in cammino sui Colli Euganei, quando «un bambino, vedendoci vestiti di giallo, ha esclamato: “Ma cosa sono questi?”». Dietro quel semplice “cosa”, si cela una delle più grandi soddisfazioni dell’associazione: «Agli occhi del bambino, ci siamo trasformati da gruppo di singoli in un’unica entità: è bello vedere come uno sguardo più ingenuo riesca a cogliere il messaggio che vogliamo portare».
Viaggi e traguardi
Nonostante i quasi dieci anni dalla nascita dell’associazione, Sorgato cita ancora tra i suoi più importanti traguardi quel cammino del 2016, «l’incipit» di tutto: il viaggio lungo la Via degli Dei, un viaggio «curato nei minimi dettagli» che per primo è riuscito a porre i partecipanti di fronte ai loro limiti, spronandoli a superarsi e vivere il viaggio da una nuova angolazione. Nel 2019, si aggiunge un secondo «incredibile» progetto, “Anche a Nettuno Piace Giallo”: una traversata in barca a vela lunga una settimana, che ha tagliato il Mar Tirreno da Napoli all’isola d’Elba. Un altro grande successo per Noisyvision, frutto di una minuziosa cura organizzativa: «In tutti i porti che abbiamo toccato abbiamo organizzato delle piccole conferenze», spiega Sorgato.
Grande svolta nel 2023 con un’iniziativa rivolta ai più giovani, “Anche A Leo Piace Giallo”: sei giorni sul sentiero di Leonardo, da Lecco a Milano, hanno battezzato «il primo cammino inclusivo, composto da persone con e senza disabilità». A cinque anni dalla sua nascita, Noisyvision dà luce alla manifestazione più concreta della loro missione: «Unire persone disabili e non, superando l’idea dell’accompagnatore, del servizio e dell’assistenzialismo».
Ad un anno dal sentiero di Leonardo, Milano diventa il luogo della prima proiezione del docufilm realizzato durante il percorso. “Noisyvision”, con la regia di Glauco Tortoreto e la produzione esecutiva di Mattia Tufano, si cala nel dietro le quinte di “Anche A Leo Piace Giallo”. «Al momento, – spiega Sorgato, – lo stiamo portando in tutta Italia, partecipando anche a qualche concorso internazionale». Traguardo che ben si accosta all’approccio comunicativo dell’associazione: «Da quasi dieci anni veniamo riconosciuti come punto di rottura nel mondo delle disabilità, svecchiandolo con umorismo». Accompagnano il documentario, il libro “Guarda dove cammini. Passi condivisi sui sentieri del possibile” e i flyer, origami che prendono la forma di un cuore.
“Montagna Libera Tutti”
Poco più di un mese fa, Noisyvision ha concluso in collaborazione con Appennini for All il camp “Montagna Libera Tutti”. Tra il 7 e l’11 agosto, la provincia dell’Aquila ha accolto a braccia aperte un gruppo di sette giovani entusiasti, composto da due ragazzi ciechi, un ragazzo ipovedente e ipoacusico e quattro giovani africani non accompagnati, uno dei quali con una disabilità. Non si parla di una semplice gita, ma di un’avventura fatta di escursioni, laboratori di cucina e festival culturali locali. Il tutto, animato da un obiettivo tanto semplice quanto d’impatto: aiutare i ragazzi a scoprire le proprie capacità e a superare i propri limiti, grazie all’aiuto reciproco. Un’avventura da ripetere il prima possibile, secondo il presidente: «Integrare giovani con disabilità e ragazzi migranti si è rivelata un’esperienza più che positiva», ha commentato.
Liberi dai pregiudizi?
Sorgato riconosce alla società dei grossi passi avanti sul tema dell’inclusività: «Se nella nostra vision parliamo di cambiamento epocale, è perché è percepibile». Porta come esempio il rapporto con la sua disabilità, diventato più comprensivo col passare del tempo: «Nei miei 47 anni di vita, sono passato dal vergognarmi dei miei apparecchi acustici al mostrare con sicurezza la mia disabilità».
Nonostante ciò, «siamo ancora incapaci di vedere come i pregiudizi cognitivi ci condizionino». Una barriera con cui il presidente si scontra anche durante i cammini dell’associazione: «Quando dicono che camminare con “questi ragazzi” apre loro gli occhi, non è un complimento: se si enfatizza il “questo”, significa che dietro ci sta una categoria. Quando questa frase non sarà usata, potremo dire di aver concluso il nostro lavoro». Propone, di risposta, un ribaltamento della prospettiva: quando ad una gradinata si affianca una rampa, si risponde anche alle necessità dei genitori con i passeggini o dei cittadini più anziani. Questi sono solo alcuni casi in cui l’accessibilità va a vantaggio di tutti: «Ciò che è accessibile a chi ha una disabilità sensoriale, migliora la vita di chiunque abbia una ridotta capacità visiva o motoria».
Verso il futuro
La strada di Noisyvision è ancora lunga, tutta da percorrere. Tra l’8 e il 12 ottobre, è in programma un cammino collaborativo con il settimanale Toscana Oggi da Grosseto al Monastero di Siloe. Il percorso culminerà con un simposio di scultura organizzato dallo scultore Lorenzo Vignoli, «così da approfondire il tema dell’arte come modo per unire interessi e possibilità alternative, come per esplorare diverse sensorialità». Guardando al futuro, Sorgato spera prima di ogni cosa di poter continuare a lavorare con i più giovani. L’obiettivo più ambizioso all’orizzonte, è quello di «raccogliere la nostra attività in un unico luogo fisico, da poter chiamare casa».
Un passo alla volta, Noisyvision apre la strada ad una nuova sfida: lasciare alle spalle l’idea dell’«uomo vitruviano perfetto» e accogliere la disabilità come valore aggiunto. Perché è solo riconoscendo l’unicità che rende speciali ognuno di noi, che il mondo potrà davvero beneficiare di uno sguardo un po’ più inclusivo… E un po’ più giallo.
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