“Ciao mi chiamo Jeydon Wale e sono un transgender, da ragazza a ragazzo. Io sono sempre stato un ragazzo, anche se il mio corpo ha detto il contrario, fin dalla nascita.”
Inizia così I’m a transgender, il video che Jeydon Wale ha pubblicato il 12 novebre in occasione del nono anniversario del suo canale Youtube. Ma chi è Jeydon Wale?
Canadese, 25 anni, diafano, è uno degli YouTuber più seguiti oltreoceano. Lineamenti alla Twilight, scrive anche canzoni (che è possibile ascoltare su Spotify). Spesso porta un cappello di lana infilato in testa e ha vistosi piercing alle labbra, che fanno un po’ da contrasto ad un viso gentile e ancora tanto adolescente rispetto alla sua età.
Raccoglie quasi 3milioni di follower tra Facebook, Twitter, Instagram e YouTube. Qui, il suo canale è aperto dal 2007. Nei suoi video racconta di sè, della sua vita, di quello che gli accade, di quello che pensa. Canta le sue canzoni (una dedicata anche alla sua ragazza), il tutto lasciandosi dietro commenti di ragazzine spesso cotte di lui. Questo fino alla pubblicazione di I’m transgender, il video dove finalmente si sente libero di rivelare ai suoi follower, quella verità che in questi anni non è mai riuscito a raccontare.
Mi sono sentito così solo. Le persone intorno a me non mi accettavano… mi sentivo come se stessi per soffocare. Come se stessi annegando. Mi sentivo come se stessi soffocando dentro la mia stessa pelle, intrappolato nel mio corpo, come in un incubo che non sarebbe finito mai.
Quindici minuti, camera fissa, Spiderman che vigila in un angolo a sinistra. Seduto a terra, Jeydon si racconta. Racconta cosa hanno rappresentato per lui questi 9 anni di vita in rete, cosa ha significato avere a disposizione un canale video. Un mondo che per quanto virtuale, gli ha permesso di poter essere per gli altri quello che lui sentiva di essere per se stesso da sempre: semplicemente un ragazzo, nonostante il suo sesso biologico dicesse altro. Un posto probabilmente in cui poter costruire quella normalità che il suo mondo reale invece continuava a negargli a caro prezzo.
Non avrei mai pensato che le persone avrebbero potuto amarmi e accettarmi per quello che sono… ecco perchè non potrò mai ringraziarvi abbastanza. Grazie per avermi permesso di essere me stesso, di essere esattamente quello che il mondo stava cercando di portarmi via. Voi ragazzi siete la ragione per cui sono ancora qui e voglio mostrarvi quanto sono felice.
Tutto appare chiaro, tutto ha un senso alla luce di questa verità, soprattutto quello che in questi anni Jeydon ha già raccontato di sè. Ha aperto il suo canale YouTube il 12 novembre 2007 per sfuggire al bullismo e alla depressione. Bullismo e depressione, due parole esplosive, soprattutto rilette oggi, sapendo che ai tempi Jeydon non era un ragazzo qualunque, ma un transgender di appena 16 anni che aveva già tentato il suicidio, fortunatamente senza successo.
YouTube mi ha cambiato la vita. Non riesco a credere di essere riuscito a fare tutto questo, ed essere ancora qui. Voglio che sappiate che non mi cambierei per nulla al mondo perché io mi piaccio così come sono. Non permetterò più a nessuno di dirmi che sono sbagliato.
Il video di Jeydon è prezioso in molti sensi. Ha la capacità innanzitutto di riportare alla luce la motivazione primaria per cui forse questi ragazzi diventano YouTuber e cominciano a caricare i loro video in rete: raccontarsi per come sono o vorrebbero essere, combattendo così una solitudine e distanza dal mondo spesso fisiologiche a quell’età. Ma non solo.
Il video di Jeydon apre uno squarcio su quella che è la realtà dei transgender adolescenti e preadolescenti. Un universo sommerso che solo ultimamente sta venendo timidamente alla luce, e che in Paesi come il nostro purtroppo rappresenta ancora un tabù che quando non è ignorato è vittima delle peggiori strumentalizzazioni ideologiche.
Sull’argomento ci sarebbe sicuramente da fare un discorso molto serio a parte, interpellando innanzitutto esperti in grado di parlarne con la dovuta competenza, prima di lanciarsi in qualunque opinione. Ma questa distanza o carenza di informazioni non può diventare un alibi, perchè al di là di qualunque spiegazione competente o opinione, c’è una responsabilità umana che non può attendere e che credo ci riguardi tutti. Una responsabilità che anche in quanto adulti dovremmo cominciare a prenderci, ricordandoci che dietro qualunque pregiudizio, ci sono innanzitutto persone, spesso molto molto giovani. Adolescenti spaventati che cercano, come e ancora di più dei loro coetanei, solo il loro posto nel mondo. E che meritano di vivere liberamente, come tutti, accompagnati, prima che giudicati, in questa faticosa conquista di sè.
La mia vita finalmente ha trovato un posto nel mondo. E voglio condividere con voi questa felicità. Ora riesco a farlo perché finalmente mi amo. Mi amo talmente tanto da riuscire finalmente a dire la verità. Se alcuni di voi non capiranno io vi rispetto. So che non tutti capiranno, ma io vi ringrazio ugualmente per avermi permesso di essere me stesso.
Finisco di vedere il video. L’uomo ragno è stato fermo lì nell’angolo, in silenzio a sorvegliargli le spalle tutto il tempo. Me lo immagino in questi nove anni Jeydon. Che va a scuola, lotta contro gli insulti dei compagni, le guerre in famiglia, gli amici che si allontano. Lotta contro la paura di soffocare dentro la sua stessa pelle, usando le sue parole. Me lo immagino poi che accende la sua videocamera e inizia a riprendersi. E all’improvviso, il mondo crudele scompare. Scompare il dolore, la paura. Parla, racconta, e per qualche minuto comincia una realtà diversa. Un mondo dove Jeydon è Jeydon, dove nessuno lo vede come una ragazza che gioca a fare il maschietto, ma solo come un ragazzo che è se stesso, che racconta la sua vita, canta le sue canzoni alla fidanzata. Un mondo che non lo lascia solo, una bolla d’aria che gli permette per un po’ di respirare, di accumulare ossigeno da portarsi di là, per sopravvivere in quell’altro mondo, quello che invece, senza appello, lo giudica e schiaccia.
Ciò che mi ha anche portato a raccontarvi tutto questo, è che fra 5 giorni esatti avrò la mia prima visita dall’endocrinologo e comincerò la terapia col testosterone. Aspetto questo momento da dieci anni e sarà il più incredibile viaggio che farò con voi. Voglio mostrarvi cosa siete riusciti a fare per me e vivremo questa esperienza insieme. Farò alcuni video per raccontarlo, perché finalmente io sono in pace con me stesso e voglio essere una speranza per quelli come me. Non l’ho fatto prima perché ero depresso, infelice, e non ci riuscivo. Ora invece sì, perchè finalmente sono orgoglioso di me stesso.
Jeydon ce l’ha fatta. Oggi ha 25 anni, è felice e sta per cominciare la terapia ormonale per la transizione. Ecco perchè parla, racconta e ringrazia. Ma quanti Jeydon ci sono là fuori a combattere soli? Tanti. Troppi.
Il video è finito. Rimane l’immagine di preview con Jeydon che guarda in camera. Il 20 novembre in tutto il mondo si è appena celebrato il diciottesimo International Trans Day of Remembrance, per ricordare le tante vittime dell’odio, dell’ignoranza. Della transfobia. Penso a questo mentre leggo i commenti dei ragazzi sotto il video di Jeydon. Lo incoraggiano, lo sostengono. Ecco, banalmente la mia piccola fiducia in un mondo migliore è tutta lì, in quei commenti in rete che si rincorrono a rassicurarlo. La mia fiducia è in quel video, nella forza che avrà ogni Jeydon Wale di non arrendersi e di volersi vivere e raccontare. E’ nel coraggio che dovremo prima o poi trovare noi, di guardarli negli occhi questi ragazzi, prendendoci davvero la responsabilità, anche e finalmente, delle loro vite. Delle vite degli altri. Tutti gli altri.