Scuola, una serra didattica nel primo asilo rurale d’Italia

Una serra a uso dei più piccoli per conoscere e amare la natura. E’ nel giardino della Casa dei Bambini a Bertesina, paese in provincia di Vicenza, e dalla semina alla trasformazione del raccolto consente di praticare botanica. I bimbi studiano le parti e le funzioni della pianta, della foglia, del fiore e delle radici. Vivono gli eventi atmosferici, analizzano le metamorfosi di piccoli animali, osservano la vita degli uccelli in inverno. Considerano il ciclo delle stagioni, ascoltano il rumore della pioggia; studiano l’orografia, costruendo con la terra i contrasti geografici e le montagne; scrivono il libro dell’orto e le sue ricette.

Un’azione di pace

«Coltivare un orto e lavorare nella serra scolastica  – spiega la maestra Lidia Moro ad Alley Oop -, significa imparare a rallentare ed è una piccola azione di pace». In occasione della recente inaugurazione è stato piantumato un Hibakujumoku o albero della pace, testimone di ripresa e rigenerazione, nato dal seme di una delle 30 specie di piante sopravvissute alla bomba atomica di Hiroshima.

«Ogni partecipante ha realizzato la sua personale dedica su di un ciottolo – spiega la maestra -, per sigillare nel tempo la visione di pace e la sacralità della natura. E così tutte le persone e famiglie che frequenteranno questa casa». L’iniziativa è stata realizzata grazie al comune di Vicenza, ai genitori frequentanti la scuola, alcune aziende e in particolare l’associazione “Domenico Cariolato” che ha sostenuto il progetto con un’ importante raccolta fondi.

Il primo asilo rurale d’Italia

Non molti sanno che la Casa dei Bambini di Bertesina è stato il primo asilo rurale d’Italia. Il 20 novembre 1870 si inaugurò il Giardino d’infanzia Piccoli rurale. «L’asilo fu voluto dal Cavaliere Domenico Piccoli – racconta la maestra – per accogliere sessanta bambini poveri, figli di agricoltori e lavoratori dei campi».

Anna Maria Cariolato fu l’anima dell’asilo: crea questa scuola insieme al padre, studiando i metodi froebeliani e introducendoli per prima in Italia, traducendo manuali e acquistando materiali per la didattica. In breve tempo il giardino d’infanzia di Bertesina fu visitato dai più illustri pedagogisti italiani: da Francesco De Sancits, ministro della Pubblica Istruzione, fino a Francesco Crispi che insignì Anna Maria Cariolato con la medaglia d’oro per i benemeriti dell’istruzione popolare fino alla visita nel 1905 della regina Margherita di Savoia, che ascoltò nell’asilo un concerto di bambini.

Perché la serra didattica?

Maria Montessori a villa Montesca aveva applicato la didattica di Lucy R. Latter, che aveva creato delle scuole per l’infanzia basando il suo sistema sul giardinaggio e l’orticoltura. Non condivideva lo scopo terapeutico, igienico e professionale delle attività dell’orto, non considerati adatti all’età infantile, ma scorgeva uno scopo morale e di aiuto psicofisico.

«Tanti parlano di Montessori come una metodologia avanguardistica – sostiene Lidia Moro -, ma non lo è. Conta lo stile che una persona deve adottare: bisogna essere insegnante, rispettosa, regista della situazione, della preparazione dell’ambiente per accendere gli interessi dei bambini e portarli all’utilizzo di determinati materiali. L’autonomia li rende liberi di agire, di essere, di poter affrontare il mondo».

La serra è un’aula didattica e uscendo all’esterno è possibile lavorare nell’orto. «Adesso ha solo due tavoli – descrive la maestra -, che servono per posare le piantagioni e i semenzai, fare ricerca sul campo. In classe doveva esserci solo un tavolo della natura, ora c’è un orto sinergico e la serra è diventata un luogo di studio della parte botanica, biologica e mineraria. Tutti gli scarti sono utilizzati: le bucce di banana che i bambini consumano a merenda, vengono tagliuzzate e messe dentro a un bicchiere d’acqua. Dopo qualche giorno sono concime e crescono velocemente».

La scuola è composta da 67 bambini, dai 3 ai 6 anni, che hanno un percorso aperto tra cui quello “naturale”. Nella serra è possibile svolgere attività di botanica e biologia sul campo, collegando “lezioni” a esperienze pratiche che si svolgono anche nell’orto; prendere coscienza dei legami indispensabili con la natura da parte dell’uomo; imparare a coltivare in modo sostenibile e con tecniche dell’agricoltura biologica e biodinamica; aspettare i tempi e i cicli della natura.

«Questo progetto di serra didattica dà la possibilità agire indirettamente – sottolinea Lidia Moro – in maniera positiva sulla crescita della propria autostima; in un ambiente che consente sperimentazioni psicofisiche motivanti, fonte di benessere, salute e consapevolezza. Fondamentale, secondo la scuola montessoriana, agire proprio in questo periodo sensitivo del bambino, in cui la plasticità evolutiva è al massimo. Maria Montessori la chiama mente assorbente».

Il benessere dei sensi

Nei pressi della serra sono state realizzate anche la pista ciclabile, dove i bambini imparano a usare la bici a spinta per imparare l’equilibrio sulle due ruote e le dinamiche.

«C’è una zona con la sabbiera, alcune casette dove giocare – aggiunge la maestra  – e la parte parte retrostante con i platani d’autunno si riempie di un tappetone di foglie, dove i bambini rastrellano, creano mucchi, fanno gli angeli. Il geopiano aiuta l’acquisizione delle competenze computazionali fisiche in giardino, dove si lavora con le mani sulla terra, e ci sono anche un percorso per il benessere dei sensi, i tronchi per esercitare l’equilibrio. Nell’attraversamento sensoriale i bambini si levano le scarpette, camminano a piedi nudi spesso insieme alle mamme, poi li spennellano, imparando a curarsi e a vedere il bello. I loro vissuti si aprono a noi maestre, come tutto ciò che si pianta e arriva al raccolto consente di vedere la ciclicità delle piante».

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  • Di Gregorio Giovanni |

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