
La garante per l’infanzia e l’adolescenza Marina Terragni esprime grave preoccupazione per il caso di Mattia (nome di fantasia), il bimbo di 9 anni prelevato con la forza e strappato a sua mamma per due volte e ora ammalato di tumore. Un cancro al cervello diagnosticato solo a ottobre di quest’anno, mentre da mesi il bimbo sta male. Malori ritenuti di natura psicosomatica per la mancanza della madre, che ancora non può vedere il figlio, nonostante la malattia.
Terragni auspica, «a tutela del bambino e in base a principi di elementare umanità», che alla madre sia consentito di fargli visita e chiede alle autorità di accertare se vi siano stati effettivamente ritardi e negligenze nell’intervento medico, se i servizi sociali e la struttura in cui il bambino era collocato abbiano efficacemente tutelato la sua salute e così il padre, presso il quale i minori risiedono da luglio 2025. La garante chiede inoltre di verificare eventuali irregolarità nell’iter giudiziario.
Il prelievo dei bambini
Mattia viene allontanato due volte dalla madre, insieme al fratello maggiore che ora ha 10 anni, nel corso di un complesso iter giudiziario. Una prima volta l’8 novembre 2022, con l’intervento massiccio delle forze dell’ordine e il collocamento in casa famiglia, dove i bambini rimangono circa 40 giorni poi tornano a vivere con la madre.
Una seconda volta a ottobre 2024, quando i minori sono prelevati da scuola e collocati nuovamente in comunità, fino a luglio 2025. Poi vengono affidati al padre e non hanno più alcun contatto con la madre. La causa dei prelievi è sempre la stessa: la diagnosi di una sindrome da alienazione parentale, nei confronti della madre. Una sindrome che, ricordiamo, non ha alcuna validità scientifica.
Il tumore non diagnosticato
Mattia però sta male. Il 27 ottobre il padre lo porta in ospedale, riferendo di mal di testa e vomito che durano da mesi e divergenza oculare. Il padre parla di componente psicosomatica, spiegando che il bambino è seguito da uno psicologo ed è stato valutato da un allergologo che gli ha indicato di eseguire una terapia con aerosol.
I medici, dopo gli accertamenti, diagnosticano a Mattia un medulloblastoma classico, un tumore cerebrale. Il padre avverte la madre, che però non viene fatta avvicinare all’ospedale, come neanche i nonni materni. Il 29 ottobre Mattia viene operato d’urgenza e oggi presenta paresi, difficoltà nella parola, perdita della deambulazione.
Differenza Donna chiede un’indagine urgente
Differenza Donna denuncia «una catena di decisioni istituzionali disumane: per i servizi sociali tutto andava bene, con relazioni che descrivevano una perfetta integrazione nella casa paterna, mentre il tumore cresceva». L’associazione chiede la sospensione immediata di ogni misura che impedisca alla madre di vedere i figli; un’indagine urgente sull’operato dei servizi coinvolti, sulle omissioni mediche, sui ritardi diagnostici, sulle decisioni giudiziarie; l’adeguamento delle prassi giudiziarie italiane alle raccomandazioni Onu, che chiedono da anni di escludere l’alienazione parentale.
Secondo Differenza Donna, si tratta di una storia «emblematica di un sistema che non solo non ascolta le donne, ma non protegge i minori, arrivando a sacrificare la loro salute, la loro integrità e il loro stesso diritto alla vita».
L’interrogazione parlamentare
La deputata Stefania Ascari ha depositato un’interogazione parlametare – la seconda sul caso di Mattia, di suo fratello e di sua madre – per chiedere ai ministri della giustizia, dell’interno e della salute «quali iniziative urgenti intendano assumere, affinché sia immediatamente garantito il diritto del minore di ricevere l’affetto e la presenza della madre, nel rispetto delle convenzioni internazionali sull’infanzia».
Ascari chiede se i ministri intendano avviare un’indagine conoscitiva o ispettiva su eventuali ritardi diagnostici, mancate valutazioni cliniche, omissioni o sottovalutazioni dei sintomi; se è opportuno verificare la correttezza dei procedimenti civili e minorili che hanno portato a separare forzatamente i minori dalla madre; se hanno intenzione di accertare le modalità operative dei prelevamenti forzati dei minori; se non ritengano necessario avviare un coordinamento interministeriale per monitorare casi analoghi nel Paese.
Casi che purtroppo continuano da accadere. La storia della famiglia nel bosco di Palmoli ha riacceso i riflettori sui casi dei bambini allontanati forzatamente dalle famiglie, ma si tratta di vicende che si verificano ripetutamente con lo stesso modus operandi.
La commissione femminicidio, nell’aprile 2022, ha realizzato una relazione su 1400 fascicoli, dalla quale è emerso che in oltre un terzo dei casi, riguardanti procedimenti civili di separazione giudiziale con affidamento di figli minori e procedimenti minorili sulla responsabilità genitoriale, sono presenti allegazioni di violenza domestica – ovvero denunce, certificati o altri atti e annotazioni relativi a violenza fisica, psicologica o economica – che in tribunale non vengono prese in considerazione.
La commissione ha esaminato anche 36 casi speciali di vittimizzazione secondaria, tra cui c’è anche quello della madre di Mattia. Tutte vicende simili a quella di Stella la bambina di Monteverde o dei quattro fratellini di Cuneo.
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Se stai subendo stalking, violenza verbale o psicologica, violenza fisica puoi chiamare per avere aiuto o anche solo per chiedere un consiglio il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari). Se preferisci, puoi chattare con le operatrici direttamente da qui.
Puoi rivolgerti a uno dei numerosi centri antiviolenza sul territorio nazionale, dove potrai trovare ascolto, consigli pratici e una rete di supporto concreto. La lista dei centri aderenti alla rete D.i.Re è qui.
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