La scrittrice Cinzia Giorgio: “Il sapere libera le donne”

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“Figlie selvagge”
, l’ultimo romanzo di Cinzia Giorgio, racconta la storia di Bianca, Maria e Rosa, considerate “streghe”, e delle janare di Benevento, donne speciali che vivevano a stretto contatto con la natura e praticavano le arti mediche, perseguitate per il solo fatto di non essere omologate al pensiero comune. L’autrice ha sempre dimostrato, con i suoi romanzi, grande attenzione verso il mondo femminile; interesse personale che si è trasformato, nel tempo, in professione. In questa intervista, facciamo il punto sulla questione femminile attraverso la letteratura e sull’importanza di ricerca, studio e disciplina nel raccontare le donne (e non solo).

Cinzia, tu sei specializzata in Women’s Studies e Storia. Come nasce il tuo desiderio di approfondire questo tema e qual è il tuo percorso professionale?
Ho avuto la fortuna di studiare alla Federico II di Napoli con un professore geniale, Romeo De Maio, una persona straordinaria, che mi ha iniziata agli studi di genere in tempi in cui il tema era inesplorato qui da noi. Ho scelto poi di proseguire gli studi sia in Italia che all’estero per fermarmi a Roma, dove dopo il dottorato di ricerca ho insegnato per quasi vent’anni storia delle donne in una università sperimentale diocesana. L’interesse per la questione femminile è nato tuttavia con la lettura dei classici di tutti i tempi, non solo quelli scritti dalle donne, che mi hanno regalato domande più che risposte sull’identità femminile e sul dibattito riguardo ai nostri diritti. 

Hai scritto romanzi che hanno come protagoniste le donne. Cassandra, Maria Maddalena, Matilde di Canossa e adesso le janare di Benevento. Cosa hanno in comune le tue protagoniste?
Credo la grande forza di volontà, ma soprattutto l’amore per il sapere che le ha rese libere in momenti in cui la storia fatta dagli uomini aveva provato a escluderci e a relegarci in luoghi chiusi. Da quei luoghi siamo uscite leggendo, studiando, imparando mestieri e acquisendo saperi che ci hanno aiutate a rialzarsi. 

Qual è il tuo approccio ai personaggi? Porti la tua anima da studiosa, da frequentatrice di biblioteche, anche nel processo di scrittura?
È la parte che mi soddisfa di più: fare ricerche, leggere e rileggere documenti e testi antichi, visitare i luoghi in cui si respira ancora la presenza delle donne che racconto. Per me non è possibile scindere la studiosa dalla scrittrice: è così bello avere la possibilità di colmare i vuoti che immancabilmente la storia ufficiale lascia in sospeso per mancanza di fonti, con l’immaginazione. Succede spesso che poi quei “rattoppi” si rivelino giusti, che le intuizioni dei romanzieri abbiano fatto centro. Lì dove i documenti si fermano, arriva in soccorso la fantasia, ma se questa fantasia è intrisa di studi, non si va molto lontano dalla verità, o da quella che potrebbe essere una verità possibile. 

Pensi che la letteratura possa avere un ruolo nella formazione di una coscienza critica sulla questione femminile? In che modo?
La letteratura è fondamentale per la formazione di qualsiasi individuo, al di là del genere. È la summa di vite, esperienze, pensieri e azioni di persone che sono venute prima di noi, che si mettono al nostro servizio regalandoci saggezza e conoscenze senza chiedere nulla in cambio. Quando penso alla questione femminile, mi viene in mente Jane Austen, descritta da Virginia Woolf in “Una stanza tutta per sé”. Austen compie un vero miracolo per il suo tempo: scrive in condizioni che oggi definiremmo precarie, in mezzo al chiasso dei nipoti, alle chiacchiere dei fratelli, interrompendosi spesso per dare una mano. Eppure, crea capolavori immortali. E chissà quanto altro avrebbe creato se l’avessero lasciata in pace! O forse no, forse è proprio in quel caos che fiorisce la romanziera. Ecco, io credo che senza il suo esempio, così come l’esempio di tante altre autrici dopo di lei, che hanno resistito ai contraccolpi di una storia patriarcale, forse oggi non ci saremmo mai svegliate. 

A che punto siamo sulla questione femminile? Che cosa penserebbe una delle tue donne del passato se si ritrovasse, oggi, in mezzo a noi?
Credo che oggi la questione femminile sia arrivata a una fase ibrida: non è più soltanto una battaglia per i diritti formali, ma una ricerca di parità sostanziale e culturale. Abbiamo ottenuto tanto, ma molto altro resta ancora da fare. Siamo in una fase che definirei di “transizione consapevole”, che però non è ancora piena e totale emancipazione.
Personalmente ho un debole per le donne che hanno sfidato e sfidano le convenzioni e mi piace dar loro voce nei romanzi e nei saggi che scrivo. Immaginiamo, per esempio, una delle mie janare o forse la profetessa Cassandra: donne curiose, fiere, libere, ma costrette a muoversi in spazi ristretti, in un mondo dominato dagli uomini. Forse ci direbbero: «Avete ottenuto tanti diritti, ma dovete ancora conquistare il diritto di essere ascoltate davvero».

Se dovessi scegliere un fatto di cronaca attuale che riguarda una ragazza o una donna e raccontarlo con il tuo punto di vista, il tuo stile, quale tratteresti?
Una domanda difficilissima, non riesco a scegliere un episodio della cronaca recente che abbia riguardato o riguardi una donna senza pensare a come si è arrivate fino a qui. Racconto la storia per raccontare la nostra realtà, filtrata attraverso il passato, perché come scrivo spesso nei miei romanzi: non dobbiamo mai diventare quello che ci hanno fatto. 

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“Donne di editoria” è un viaggio a puntate di Alley Oop, ideato e curato da Manuela Perrone, tra le professioniste che a vario titolo lavorano nel settore dei libri: editrici, libraie, scrittrici, bibliotecarie, comunicatrici, traduttrici. Tutte responsabili, ciascuna nel proprio ambito, di disegnare un pezzo importante del nostro immaginario e della nostra cultura.

Qui la prima intervista alla libraia Samanta Romanese
Qui la seconda intervista alla filosofa ed editrice Maura Gancitano
Qui la terza intervista all’illustratrice Daniela Iride Murgia
Qui la quarta intervista alla editor Flavia Fiocchi
Qui la quinta intervista alle libraie Maria Carmela e Angelica Sciacca
Qui la sesta intervista alla poeta Elisa Donzelli
Qui la settima intervista alla editor Ilena Ilardo
Qui l’ottava intervista alle scrittrici Giulia Cuter e Giulia Perona
Qui la nona intervista alla editrice Mariangela Tentori
Qui la decima intervista alla editrice Erica Isotta Oechslin
Qui l’undicesima intervista alla “libraia felice” Monica Maggi
Qui la dodicesima intervista alla libraia Daniela Bonanzinga
Qui la tredicesima intervista all’agente letteraria Barbara Bernardini
Qui la quattordicesima intervista alle libraie Barbara Ferraro, Cecilia Mancini, Alessandra Franciosini e Carla Colussi

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