“ResiSter!”, il festival femminista torna a Parma dal 19 al 21 settembre

«Costruire alleanze e resistenze, ma anche un momento di gioia e convivialità, perché crediamo che la rivoluzione si debba fare ballando». È questo lo scopo con cui è nato nel 2020 il Festival femminista “ResiSter!”. A raccontarlo ad Alley Oop è Elisabetta Salvini, presidente della Casa delle Donne di Parma, tra le ideatrici e le organizzatrici dell’evento biennale che quest’anno giunge alla sua terza edizione. Dal 19 al 21 settembre il Parco della Musica di Parma ospita infatti tre giorni di confronti, dibattiti, spettacoli e laboratori, nel segno dello  s-confinare e dell essere “S-confinat3. L’obiettivo trovare linguaggi e pratiche comuni nel segno della libertà e dei diritti di tutti, oltre l’esistente, come si legge nella nota di presentazione.

«Sei anni fa», quando è nato “ResiSter!”, «eravamo in piena pandemia» e «in un momento di chiusura, cime quello dei lockdown» avevamo bisogno di «darci una prospettiva, un orizzonte futuro», spiega Salvini. Così «ci siamo date un appuntamento». Oggi, «se possibile la situazione si è annerita ancora di più. Quello che abbiamo intorno e disperante» sul piano della violenza, dei femminicidi, dei conflitti internazionali, dei nazionalismi e dei diritti. Tuttavia «i femminismi e i transfemminismi rimangono ancora una delle poche risposte possibili». Permettono infatti di continuare a coltivare la speranza, che, come sostenuto anche da una figura di spicco della storia del movimento come Angela Davis, è fondamentale per qualsiasi lotta politica per un cambiamento radicale e per un futuro migliore.

Un futuro diverso

I femminismi, d’altra parte, «non ragionano sull’esistente, ma ciò che va cambiato», afferma Elisabetta Salvini. «Sono una risposta perché offrono soluzioni concrete per uscire dall’esistente e immaginare un mondo diverso». Proprio per questo, prosegue la presidente della Casa delle Donne di Parma, il Festival quest’anno nasce sotto il segno dell’invito “Sconfint3”. Si tratta di un modo di «rimettere in discussione tutto, dai confini, a noi stesse e nostri corpi, fino a tutte le imposizioni sociali e i diktat culturali che ci obbligano a essere in questo modo», prosegue Salvini.

«Questo ci impone anche di uscire dai nazionalismi brutali, dalle logiche del capitalismo e del neoliberismo» che ci vogliono come «consumatrici e consumatori». Sconfinare tuttavia significa anche cambiare «il modo in cui intendiamo le nostre relazioni e le costruiamo» e parlarne: oggi più che mai c’è infatti «bisogno di rimettere in discussione le relazioni amorose, amicali e, in generale, tutte le relazioni. Di pensare alle forme d’amore possibili che non devono seguire parametri già scritti».

Restare in ascolto

Il Festival “ResiSter!” però abbraccia il tema dei diritti in maniera più ampia. «Non si può infatti essere femministe senza essere internsenzionali», spiega a questo riguardo Salvini. «Ovviamente non è possibile riuscire a occuparsi di tutto. E anche se veniamo sempre criticate per non essere abbastanza intersenzionali», spiega l’attivista, è innegabile che «ognuno riesca a fare meglio quello che conosce». Ciò però non significa evitare la «consapevolezza di cosa c’è davanti a noi.  Bisogna mettersi in ascolto e dall’ascolto nasce l’intersezionalità». Gli eventi della tre giorni offrono così diversi spunti per conoscere il vissuto e i punti di vista di donne con un background migratorio, oppure di donne della diaspora. («Nessuna operazione politica può essere costruita oggi senza tenere in considerazione ciò che sta succedendo a Gaza», riconosce la presidente della Casa delle Donne di Parma).

In questo modo, diventa possibile «parlare di femminismo in ottica di decolonizzazione», dei «privilegi delle donne bianche o etero-cis e di quali sono le difficoltà che persistono» per le donne razzializzate. Il genere femminile infatti subisce «in maniera ancora maggiore le logiche nazionaliste» e i contesti di povertà e violenza politica, così come gli effetti del cambiamento climatico. Così, «quando si parla di ciò che succede dall’altra parte del mondo, ma che in realtà accadono a poca distanza» non possiamo fare altro che «metterci in ascolto» di coloro che vivono queste situazioni e che «ci mettono davanti a problemi a cui noi», come occidentali, «non pensiamo».

Superare i confini

“ResiSter!”  vuole poi superare i confini anche con un confronto tutto al maschile per affrontare il tema di una maschilità che ha bisogno, a sua volta, di togliersi da posture culturalmente imposte e partecipare alla costruzione di una società che libera tutti. Gli uomini partecipanti parleranno «di maschilità di come si costruisce e di quali sono i suoi confini – spiega Salvini – Abbiamo pensato che fosse importante metterci in ascolto, mentre loro si interrogano su cosa è fondamentale per la loro liberazione». D’altra parte, nei gruppi di autocoscienza femminile succede lo stesso. In generale, «oggi è più importante che mai riuscire a parlare a più persone possibile», riconosce la presidente della Casa delle Donne di Parma. Inoltre “ReSister!” «vuole essere una pratica» e per questo «deve essere costruito in modo divulgativo e accessibile, anche sui temi specifici». In questo modo può aiutare a costruire alleanze e complicità, ma anche «nuovi percorsi di militanza e riflessione».

Al Festival partecipano, tra le altre, la filosofa politica Giorgia Serughetti, Jennifer Guerra (“Il femminismo non è un brand”), l’attivista iraniana Parisa Nazari, la divulgatrice Nogaye Ndiaye, da Giulia Paganelli  (EvaStaiZitta) alla  cantante Angela Baraldi. Si parlerà di corpi ribelli e non conformi, di post-romanticismo e amore come capitale (anche) politico, del femminismo della complicità per combattere non uno ma i tanti privilegi contro cui si scontra chi arriva da un background migratorio e anche delle donne nelle diaspore contemporanee, attiviste dentro e fuori i propri Paesi e con tutti i rischi di rimanerne bloccate.

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