Migranti: in Italia l’occupazione dei rifugiati sale al 78%

In un mondo sempre più interconnesso e globalizzato dove le sfide economiche sono ormai il pane quotidiano per competere con i diversi player, l’integrazione dei rifugiati nel mondo del lavoro rappresenta una leva di crescita e di sviluppo per costruire un futuro che sia più equo e sostenibile. E’ sulla base di questa convinzione che nasce il Position Paper sull’inclusione economica e lavorativa dei rifugiati nel territorio nazionale italiano, realizzato dalla Luiss Business School e realizzato in partnership con Pfizer. L’obiettivo è sensibilizzare sempre più imprese affinché vedano l’integrazione come non solo un dovere etico ma anche un’opportunità di crescita economica e sociale.

Dallo studio emerge che il nostro nel nostro Paese l’occupazione tra i rifugiati ha raggiunto il 78%; un numero che è in linea con la media europea. Ciò  dimostra da un lato il loro contributo che possono apportare all’economia e alla sostenibilità del welfare; dall’altro il ruolo cruciale che svolgono le aziende.

I benefici per le aziende

L’accesso al lavoro per i rifugiati, non solo garantisce autonomia economica e aumenta il senso di appartenenza alla comunità ospitante, ma migliora anche la reputazione aziendale, stimolando l’innovazione e l’internazionalizzazione con nuove competenze culturali, etniche e linguistiche. Inoltre, offre ai team interni aziendali un’occasione di crescita umana e professionale, favorendo un ambiente di lavoro più inclusivo e aperto. In questo contesto Pfizer gioca un ruolo di primo piano, con l’obiettivo, spiega Antonio Bebba, Equity Europe Lead, di  essere un buon alleato delle comunità e creare una società che meglio rappresenti i nostri pazienti. Dal 2024, il Consiglio Europeo di Pfizer per l’Equità ha deciso di proporre collaborazioni al mondo accademico e alle Business School con l’obiettivo di lavorare su temi di interesse generale per la società, coerenti con il valore che in Pfizer definiamo Equity”.

Altro protagonista imprescindibile per garantire una maggiore integrazione dei rifugiati è sicuramente la scuola. Ed è proprio per questo che la Luiss Business School è scesa in campo in prima persona. “La Scuola”, spiega Matteo Caroli, Associate Dean for Sustainability and Impact, Luiss Business School, “rinnova e rafforza il suo impegno nella ricerca scientifica dedicata all’inclusione lavorativa delle persone svantaggiate, esplorando modelli innovativi e strategie efficaci per il loro inserimento nelle imprese – ha affermato Caroli – Il  paper analizza in profondità un caso concreto: l’integrazione professionale dei rifugiati, evidenziando best practice e soluzioni applicabili per un mercato del lavoro più equo e inclusivo”.

Il progetto Refugee Leadership Initiative

Lo studio è in continuità con il progetto, a livello globale, Refugee Leadership Initiative (PRLI) di Pfizer. Lanciata a settembre 2021, l’iniziativa si impegna a sostenere l’inclusione economica dei rifugiati e di altre persone sfollate attraverso assunzioni, tutoraggio e advocacy. La Refugee Leadership Initiative collabora con partner per la diversità, l’equità e l’inclusione per reclutare talenti rifugiati. Portano competenze ed esperienze preziose a diversi team Pfizer, dalla produzione alla tecnologia, risorse umane, legale, scienza, finanza, approvvigionamento e altro ancora.

Il progetto dimostra come un’azienda può non solo adottare politiche inclusive, ma renderle strutturali e misurabili, offrendo un modello replicabile per altre imprese, indipendentemente dalle dimensioni o dal settore.

Nonostante i benefici, permangono ostacoli burocratici e pregiudizi sociali. Alcuni segmenti della popolazione percepiscono l’integrazione dei rifugiati come un “privilegio”, alimentando tensioni. Per questo, è fondamentale una comunicazione chiara e mirata, capace di evidenziare il valore dell’inclusione per l’economia e la società.

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