Nei matrimoni eterosessuali in cui la donna è l’unica fonte di reddito, il rischio di divorzio è il molto alto. Almeno negli Stati Uniti e secondo quanto afferma l’analisi del portale Divorce.com, pubblicata qualche giorno fa.
Stando alle rilevazioni, oltre oceano le coppie dove la moglie è l’unica a provvedere economicamente alla famiglia o è quella che guadagna di più, si separano molto più frequentemente rispetto alle unioni dove la bilancia delle entrate è più “tradizionale”. Cioè spostata verso il marito – breadwinner. L’analisi dei dati registrati tra il 2021 e il 2023 indica che, accanto a cause di separazione più tipiche, come il conflitto, l’infedeltà di uno dei due o la mancanza di intimità, nelle istanze di divorzio emerge questo tratto economico comune. I divorzi in unioni in cui è la donna guadagnare di più sono 31 su mille. Nei casi in cui la situazione finanziaria familiare è contraria – che tra l’altro in termini assoluti sono numericamente molto superiodi, si arriva a 11 su 1000.
Le coppie monoreddito
Ma il picco massimo si trova nelle separazioni tra coppie monoreddito in cui a portare “il pane” in casa è la lavoratrice. In questi casi si arriva a quote due volte superiori rispetto alla media registrata nella situazione opposta, dove, quindi, l’unico a guadagnare è il marito. In questo ultimi caso i divorzi sono 20 su mille. Se i ruoli sono invertiti, la quota di quelli che si lasciano sale a 54 ogni 1000. Tradotto in percentuali, negli Stati Uniti, se le famiglie dove le uniche breadwinner sono le mogli, sono il 16% delle del totale, rappresentano però il 42% dei divorzi.
Guardando al passato, la situazione non sembra cambiata di molto. Un decennio fa, infatti, questo “tipo” di coppie erano il 17% e rappresentavano il 41% delle separazioni. Ma secondo la studiosa dell’università di Chicago che aveva approfondito il tema, all’epoca una lavoratrice che guadagnava più del marito era causa di infelicità della relazione e addirittura della rovina del matrimonio. Oggi invece, sostiene la CEO e fondatrice di Divorce.com, Liz Pharo, interpellata da Fortune, questo profondo gap è la testimonianza di empowerment femminile. «Le donne non sono più economicamente dipendenti dai loro compagni. Questo significa che sono più disposte a lasciare matrimoni insoddisfacenti invece di rimanere per necessità».
Le donne che guadagnano
Lo sappiamo bene: quando lavorano, le donne generalmente guadagnano meno degli uomini anche in ambiti e posizioni simili. Hanno spesso contratti meno stabili e superano di molto il numero di lavoratori impiegati part time. Lungo le loro carriere, inoltre, prendono più frequentemente dei colleghi pause anche lunghe, ad esempio per maternità, per necessità di cura, che siano dei figli di genitori anziani o familiari malati. Tutte condizioni queste che, praticamente ovunque nel mondo, portano a prospettive di carriera ridotte, redditi inferiori e danno ragione del distacco finanziario che accumulano negli anni rispetto ai mariti. Giustificano inoltre in molti casi, una diffusa condizione di dipendenza economica dai partner*.
A fronte di questo che è lo scenario dominante, da qualche anno stanno emergendo però anche interessanti trend che seguono altre direzioni. Sono sempre di più, per esempio, le ragazze che entrano all’università e si laureano. Tra i 25 e i 34 anni, secondo i dati Pew Research per gli Stati Uniti, le donne oggi superano di 10 punti percentuale il numero di laureati uomini (47% contro 37%).
Una tendenza in crescita che dal 1995 ha visto salire la quota delle laureate di 22 punti contro i +12 punti registrati tra gli uomini. Resta indubbio un pay gap anche importante e che, per esempio sempre negli Stati Uniti, vede le lavoratrici guadagnare 84 centesimi per ogni dollaro che entra nelle tasche dei colleghi a pari funzioni**. Ma le generazioni più giovani che entrano nel mondo del lavoro, sembrano iniziare a raccontare storie un po’ diverse rispetto a quelle di tante donne che le hanno precedute.
Consapevoli di questi sviluppi e considerando il piccolo ma crescente numero di lavoratrici che guadagnano più del loro partner, esistono, e quali sono, cause comuni all’innegabile gap sui numeri dei loro divorzi? Secondo Liz Pharo, molto contano le aspettative femminili, evolute rispetto al passato. «Nelle generazioni precedenti, il successo per una donna era solitamente misurato dal matrimonio e dalla stabilità familiare. Ma oggi sono (diventati) più centrali i successi professionali e la soddisfazione personale fuori dai ruoli tradizionali». Alle nuove prospettive personali, allora, si aggiunge la condizione di trovarsi in rapporti economici ribaltati rispetto alla visione “classica”. E poter essere indipendenti economicamente, rappresenterebbe un nuovo elemento da considerare quando si valuta se continuare o meno un matrimonio.
Nuove priorità e meno stigma
Oltre i confini americani, la posizione della ceo di Divorce.com, sembra confermata dalle analisi dei dati del 2024 che illustrano la situazione in Francia. Si legge in uno studio dell’Institut National d’Etudes Démographiques di Aubervilliers e dell’Università di Trento, che seppure siano in aumento le coppie in cui a guadagnare di più è la donna, questa caratteristica ancora «sfida norme sociali di lunga durata riguardanti i ruoli di genere tradizionali». Al punto che le rilevazioni confermano la teoria secondo cui dove è presente questo equilibro economico tra moglie e marito, il rischio di dissoluzione dei matrimoni è più elevato.
I risultati francesi «mostrano che a parità di condizioni, le coppie in cui la quota della donna sul reddito (domestico) totale è superiore al 55%, sono significativamente più instabili delle altre. (Queste unioni) sono tra l’11 e il 40% più a rischio di separazione» rispetto alle coppie con guadagni “paritari”. Inoltre, secondo le studiose, questa situazione si riscontra anche in contesti – oltre che in Paesi – caratterizzati da una alta partecipazione femminile al mercato del lavoro e dove esistono politiche famigliari generose.
In certa misura e in certi ambiti, sempre più donne lavorano e ricevono stipendi che permettono loro autonomia economica. Aumentano poi, inoltre, quelle che, come sosteneva la Pharo, non solo non mettono più al primo posto il matrimonio come traguardo personale. Ma sentono meno lo stigma di terminare un matrimonio nel caso questa unione metta a rischio il loro benessere emotivo.
Purtroppo, anche a fronte delle rilevazioni segnalate, una caratteristica non sembra essere in evoluzione. Nonostante le nuove aspettative, nonostante le nuove condizioni di tante, nonostante la maggiore disponibilità economica e una percezione sociale modificata, secondo il Pew Research Center, anche se guadagnano più dei loro mariti, nel loro tempo libero dal lavoro le donne sposate continuano a occuparsi più degli uomini delle necessità di cura della casa e dei figli.
In un solo caso succede il contrario: quando le mogli sono le uniche a guadagnare e provvedere economicamente alla famiglia.
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* In tutto l’articolo si fa e farà riferimento alla situazione di coppie eterosessuali e di donne che sono in relazioni coniugali (o a seguito del loro dissolvimento) legalmente riconosciute.
** In Italia le lavoratrici guadagnano il 20% meno dei colleghi (dati INPS, che hanno definito questo squilibrio «un aspetto critico»).
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