La Capitale politica e la Capitale economica d’Italia certificate per la parità di genere negli stessi giorni. È importante ciò che è avvenuto a Roma e a Milano: riconosce l’impegno delle principali città del Paese nel promuovere politiche inclusive e attente a valorizzare le competenze femminili. Mentre oltreoceano Trump tira il freno a mano su tutti i programmi di Diversità e Inclusione, si spera che invece l’esempio delle metropoli italiane possa servire da apripista qui in altre amministrazioni locali, in modo che il “bollino” introdotto dalla legge 162/2021, in attuazione del Pnrr, contamini di buone pratiche non solo le imprese, ma anche la Pa. Tra i Comuni il viaggio era cominciato da Loro Ciuffenna, piccolo borgo in provincia di Arezzo, che detiene il primato: il 7 marzo 2024 è stata la prima amministrazione locale italiana a essere certificata.
Gualtieri: più donne nella Pa significano più qualità nei servizi
L’amministrazione capitolina non ha esitato a parlare di «risultato storico» per Roma: la più grande amministrazione locale ad aver ottenuto la certificazione ha voluto celebrare il riconoscimento con una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il sindaco, Roberto Gualtieri, l’assessora alle Attività produttive e Pari opportunità, Monica Lucarelli, il giuslavorista Paolo Stern, e il presidente esecutivo di Rina, Ugo Salerno, con un contributo video di Chiara Gribaudo, deputata del Pd e firmataria dalle legge sulla certificazione della parità di genere.
«La certificazione – ha detto il primo cittadino della Capitale – è il risultato di un lungo lavoro ed è per noi non un punto di arrivo, ma un ulteriore punto di partenza per costruire una città più giusta e con uguali opportunità di crescita e realizzazione. Le donne danno un contributo sostanziale alla qualità del lavoro e nella Pa la parità è fondamentale anche per aumentare il livello dei servizi».
L’assessora Lucarelli: «Acceleratore di cambiamento per una rivoluzione gentile»
Per Lucarelli, che ha seguito da vicino tutte le sette fasi di lavoro avviate nel 2022 e concluse con l’audit finale del 31 gennaio scorso, dopo 25 incontri e una survey che ha coinvolto oltre 5.600 sui 23mila dipendenti del Comune, è stato costruito «un modello strutturato, basato su dati e azioni concrete, per fare della parità di genere un elemento cardine della gestione del personale e delle politiche pubbliche».
In questa ottica, la certificazione diventa «un acceleratore di cambiamento, una rivoluzione gentile». Parlano i numeri: il 34% delle dirigenti è donna, a fronte di un 72% del totale dei dipendenti; il 66% delle richieste di part-time arriva da donne, a testimonianza dell’urgenza di una più efficace conciliazione tra vita professionale e familiare (per tutti, non solo per le lavoratrici); in generale, una sottorappresentazione femminile nei ruoli apicali.
Dai bandi di concorso alla formazione, tutte le azioni in campo
Da qui si parte per cambiare pelle. Come? Riforma dei bandi di concorso per garantire selezioni e assunzioni più inclusive, formazione specifica su leadership femminile e contrasto agli stereotipi, potenziamento dello smart working e welfare aziendale per favorire il work-life balance, monitoraggio costante di opportunità di carriera e retribuzioni. Con la certificazione Roma vuole candidarsi a esempio di come la parità può trasformarsi in leva di sviluppo per i territori.
Sala: era «un obbligo morale»
Nella stessa direzione si è mossa Milano, che ha tagliato per prima tra le grandi città il traguardo il 18 dicembre scorso e festeggiato il 7 febbraio a Palazzo Marino, alla presenza del sindaco Beppe Sala, dell’assessora allo Sviluppo economico e alle Politiche del lavoro, Alessia Cappello, della delegata del sindaco alle Pari opportunità, Elena Lattuada, e di Marco Martinelli di Certiquality.
Il risultato si inserisce nel più ampio percorso avviato con l’approvazione del bilancio di genere e discende dallo sforzo per una governance orientata alla parità sul lavoro e alla cultura dell’inclusione. «Non era un obbligo di legge, ma un obbligo morale», ha commentato Sala. «Il Comune di Milano dà il buon esempio, ma non ancora abbastanza. Abbiamo quattro dirigenti su dieci che sono donne, vuol dire che c’è ancora da fare».
Il “premio” alle aziende con il bollino
L’amministrazione prova a contagiare anche il tessuto produttivo. Lo sottolinea l’assessora Cappello: «Il Comune premia le aziende in possesso della certificazione, avendo introdotto in fase di gara il riconoscimento del merito per chi promuove meccanismi virtuosi in materia di parità di genere con uno specifico meccanismo di premialità».
Lattuada, delegata alle pari opportunità: «Processo in itinere, serve cura costante»
Per Lattuada, il bollino «è una tappa importante inserita nella strategia per una città a misura di tutte e di tutti». Anche a Milano sottolineano, però, che non è la meta finale, bensì «un processo in itinere che richiede costante attenzione e cura: coinvolgimento di ogni livello del personale, ascolto dei bisogni che mutano e risposte adeguate, percorsi di formazione continua, responsabilità politica e amministrativa negli atti che si compiono».
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