Papilloma virus: la copertura vaccinale dell’HPV non riguarda solo le donne

L’infezione da Papilloma virus (HPV) è la più comunemente trasmessa per via sessuale nei Paesi sviluppati ed è l’unica infezione a essere riconosciuta come principale fattore di rischio per l’insorgenza del tumore della cervice uterina. Nonostante la sua grande diffusione, però, non è valutata al pari delle altre malattie sessualmente trasmissibili perché considerata un’infezione “di serie B”, attribuibile solo alle donne. L’opinione comune infatti vede l’HPV come un normale virus che si manifesta sulla pelle, omettendo la vastità e la gravità dei ceppi esistenti. Inoltre, il persistente modello eteronormativo di riferimento esclude la totalità delle pratiche sessuali, rendendo urgente un approccio inclusivo e privo di stereotipi.

La rilevazione dell’infezione è infatti sistematizzata solo per le donne, attraverso il pap test o HPV-test. Gli uomini possono sottoporsi a un esame obiettivo effettuato dall’urologo, ovvero un’attenta rilevazione dei potenziali sintomi e indicatori di malattia, ma non esistono test di screening a loro dedicati Le donne dopo i 25 anni ricevono una lettera di richiamo per il test, mentre per gli uomini non esiste alcun protocollo. Questo ci priva di dati per l’analisi della diffusione effettiva del virus e, in assenza di strumenti informativi adeguati, esula una parte di popolazione dalla responsabilizzazione nei confronti della prevenzione.

Per limitare il diffondersi dell’infezione, non è possibile tracciare o curare solo chi risulta positivo ma vanno presi in considerazione anche i portatori sani asintomatici, ovvero gli uomini, che possono a loro volta ammalarsi di tumore a seguito di infezione da HPV, in particolare al pene, all’ano o al cavo orale (HPV-related diseases in male patients: an underestimated conundrum (PubMed, J Endocrinol Invest. 2023). Senza un approccio adeguato in termini di educazione sessuale finalizzato alla cultura della prevenzione e a una comunicazione che normalizzi la vaccinazione anti-HPV, l’infezione è destinata a rimanere un problema esclusivamente femminile. 

Le conseguenze psicologiche del Papilloma virus

Attribuire tutta la responsabilità della prevenzione del virus alle donne ha conseguenze molteplici, come per esempio un disagio psicologico e un senso di colpa nei confronti del corpo e della propria volontà sessuale. Se però si considera che l’infezione può essere trasmessa anche durante il primo rapporto sessuale e/o con un partner che non ha coscienza di cosa sia il virus, la responsabilità coinvolge anche le istituzioni.

Una testimonianza per Alley Oop viene dal programma di screening dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma, in forma anonima: «Ho scoperto di essere positiva all’HPV due anni fa. Non avevo mai fatto il pap test, ricordo di aver ricevuto la lettera ma di averla ignorata. Nessuno mi ha mai spiegato cosa fosse, né in famiglia né a scuola. Le persone vivono con terrore l’idea di parlare delle malattie sessualmente trasmissibili, perché dai l’impressione di vivere una sessualità promiscua e sbagliata. Il momento peggiore è stato sottopormi alla biopsia di controllo, subito dopo il pap test e la colposcopia».

La colposcopia è un esame di approfondimento per studiare eventuali anomalie delle cellule del collo dell’utero riscontrate nel pap test.

«La biopsia non prevedeva anestesia e per tutto il tempo ho fatto resistenza, sentendomi in colpa perché non ero capace di tenere le gambe aperte. Mi hanno poi operata e hanno rimosso con successo la lesione precancerosa, suggerendomi di concentrarmi su me stessa e sul mio sistema immunitario, che oggi lotta ancora contro il virus», racconta la paziente. Per un anno, ci dice, non ha avuto rapporti sessuali: «Mi vergognavo e non sapevo cosa dire al mio nuovo partner. Non ci sono regole giuste al 100%, ma solo buone pratiche da seguire. Il resto lo devi imparare, e sono sicura che sarebbe davvero utile poterne parlare, sia per fare prevenzione sia per fornire sostegno psicologico a chi vive con disagio la positività».

I numeri del Papilloma virus

Secondo l’Istituto superiore della sanità, il 70-90% delle infezioni da Papilloma virus è transitoria. Nei restanti casi, il virus puo’ invece integrarsi nel genoma della cellula e determinare lo sviluppo di lesioni precancerose nel collo dell’utero, di diversa gravità. Se non individuate precocemente e rimosse chirurgicamente, le lesioni hanno un’elevata probabilità di evolvere in cancro. Alcuni fattori che possono contribuire alla positività, e di conseguenza all’insorgenza del tumore alla cervice uterina, sono: il numero di partner sessuali, il fumo di sigaretta, l’uso a lungo termine di contraccettivi orali e la co-infezione con altre MST (Advances in prevention of cervical cancer and other human papillomavirus-related diseases, Pediatr Infect Dis J 2006)

La diffusione dell’infezione da Papilloma virus è massiva: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, circa l’80% delle donne e il 50% degli uomini sessualmente attivi hanno avuto almeno un’infezione da Papilloma virus nel corso della vita. Questi numeri, rappresentano però un’analisi parziale: secondo il protocollo di screening attualmente previsto in Italia, solo le donne al compimento dei 25 anni ricevono una lettera di richiamo per eseguire gratuitamente il pap test (esame citologico utilizzato per individuare anomalie nelle cellule del collo dell’utero). Se il pap test è positivo, vengono inserite nel programma di screening per monitorare l’infezione e prevenire l’insorgenza di lesioni precancerose e cancerose.

Secondo il recente studio scientifico Global and regional estimates of genital human papillomavirus prevalence among men: a systematic review and meta-analysis (The Lancet Global Health, 2023), quasi un uomo su tre nel mondo è affetto da almeno un ceppo di HPV genitale e circa un uomo su cinque è affetto da uno o più ceppi di HR-HPV (Papilloma virus ad alto rischio oncogeno).

I risultati hanno dimostrato che la prevalenza dell’HPV è elevata negli uomini di età superiore ai 15 anni e confermano che gli uomini sessualmente attivi, indipendentemente dall’età, sono un importante serbatoio di infezioni genitali da HPV. Queste stime sottolineano l’importanza di includere gli uomini nelle campagne di prevenzione globale dell’HPV per ridurre la morbilità e la mortalità legate all’HPV e contribuire all’eliminazione del tumore alla cervice uterina.

La copertura vaccinale è ancora bassa

Il Piano nazionale di prevenzione vaccinale (PNPV) 2023-2025 si pone l’obiettivo di raggiungere la copertura del 95% per il vaccino anti-HPV, considerato il calo di vaccinazioni registrato durante il covid. Fino al 31 dicembre 2014, i dati delle coperture vaccinali anti-HPV sono stati raccolti dall’Istituto superiore di sanità.

Successivamente, a partire dal 2015, la rilevazione è stata affidata al ministero della Salute. Gli ultimi dati nazionali e regionali di copertura rilevati per la vaccinazione anti-HPV risalgono al 31 dicembre 2022 e coinvolgono l’intera popolazione vaccinata relativamente alle coorti di nascita 1998-2010. 

Come possiamo interpretare i numeri della positività?

I numeri legati alla positività non sono ancora precisi, ma possono essere letti come una presa di coscienza sulla pericolosità del virus. «Essere positivi a un ceppo canceroso è complesso, puo’ rimanere sopito tutta la vita o tornare in forma recidiva», spiega Filippo Nimbi, psicologo e sessuologo. Per esempio, prosegue, «se mi vaccino dopo essere risultato positivo all’HPV post operazione, diminuiscono le possibilità di sviluppare recidive. Ma è un discorso di consapevolezza, sarebbe opportuno concentrarsi sulla vaccinazione di chi è incubatore, e non solo trasportatore, coinvolgendo principalmente gli uomini».  Un numero più alto di persone positive puo’ essere letto anche in un altro modo: «Ovvero che ci sono più persone disposte a vaccinarsi, più persone consapevoli, e quindi non lo leggiamo solo come un aumento di casi», dice Nimbi. 

I ceppi del Papilloma virus

Molte persone pensano che il Papilloma virus sia solo visibile attraverso verruche e condilomi, come per i ceppi a basso rischio. Il papilloma virus è caratterizzato da un’ampia variabilità genetica: ad oggi sono stati identificati più di 200 diversi ceppi di HPV e circa 40 sono associati a infezioni dell’apparato genitale.

I genotipi ad alto rischio sono causa di modificazioni citologiche (cellule) e istologiche (tessuti). L’agenzia internazionale dell’organizzazione mondiale della sanità per la ricerca sul cancro riconosce ad oggi 14 ceppi high risk. Le lesioni possono rimanere asintomatiche per anni e per questo è fondamentale aderire ai programmi di screening ed effettuare il pap test. 

Un virus che riguarda tutti

Quando si parla di Papilloma virus non viene considerata la totalità delle pratiche sessuali. «La zona anale-rettale riguarda sia donne che uomini, ma principalmente uomini che hanno rapporti con altri uomini. Proprio perché l’HPV viene associato solo al tumore al collo dell’utero, molte persone arrivano ad avere formazioni pre cancerogene o cancerose senza saperlo», sottolinea lo piscologo e sessuologo Nimbi. «A Roma – dice – ho dei pazienti che l’hanno scoperto per caso grazie a piccoli progetti di ricerca fatti in alcuni ospedali. Si tratta di un paradosso perché c’è un numero di infezioni in crescita, siamo in grado di trovarle ma non ne parliamo. La rettoscopia non è un tampone o un pap test e non ci sono programmi di screening».

La vergogna dietro il virus: come combattere i tabù

Il dialogo aperto sul Papilloma virus è essenziale per superare i tabù legati alle malattie sessualmente trasmissibili in genere, e promuovere una campagna vaccinale più efficace. Esiste ad oggi un dialogo sano e privo di tabù con i giovani per spiegare cos’è e come funziona il Papilloma virus? Risponde il sessuologo Nimbi: «La soluzione è nel divulgare una narrazione positiva della sessualità che permetta di vedere il vaccino come una pratica utile per vivere al meglio la propria vita sessuale, consapevoli di aver aderito ad una norma di prevenzione, al pari di altre visite mediche di routine. Le malattie sessualmente trasmissibili sono accomunate da un senso di imbarazzo e vergogna, che ne è la chiave di lettura. Questo è molto diverso rispetto al promuovere il vaccino dell’HPV solamente come una pratica clinica, senza fornire ulteriori spiegazioni».

Educazione sessuale: i giovani imparano di più dal web

Se non si parla di HPV a scuola o in famiglia, i canali social e il web rimangono l’unico punto di riferimento? Nimbi ci parla dei suoi pazienti più giovani: «Sicuramente vengono sollecitati continuamente dai media, è un apprendimento passivo ma non totalizzante. Tra le persone più giovani ci sono discrepanze dovute all’età, alla cultura e allo stile di vita, anche se oggi c’è molta più consapevolezza di cosa sia il virus. L’unica cosa che si apprende è la lettera di richiamo, che essendo rivolta solo alle ragazze lo fa percepire come un problema femminile. Nei pochi incontri a scuola si parla principalmente di HIV e contraccezione in generale. Il problema in età più avanzata è che le donne si trovano con gli effetti secondari, per poi vaccinarsi post intervento o come indicazione terapeutica. Questo accade anche agli uomini, perché le campagne precedenti hanno fatto passare il messaggio che gli uomini non contraggono l’HPV».

Come funziona la vaccinazione anti-HPV

Il vaccino anti-HPV non è obbligatorio ma è fortemente consigliato. Secondo le indicazioni del ministero della Salute, tutti possono usufruire della vaccinazione consultando la normativa in vigore della propria regione, senza distinzione di genere o di età, e quindi farlo in totale autonomia in qualsiasi momento della propria vita. Attualmente la vaccinazione è raccomandata e gratuita a partire dagli undici anni e viene somministrata in due dosi a distanza di 6 mesi. Se il ciclo vaccinale inizia dopo il compimento dei 15 anni, le dosi previste sono tre. 

Per ulteriori informazioni sull’infezione da Papilloma virus o sullo screening con test HPV, è possibile consultare “Le 100 domande sull’HPV” fornite dall’Osservatorio naizonale screening (Ons) o il sito del Gruppo Italiano Screening del Cervicocarcinoma (GISCi).

***

La newsletter di Alley Oop

Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.

Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com

  • Gianluca |

    Per gli altri lettori (non intendo conversare inutilmente con i soliti no-vax che diffondono affermazioni infondate):

    1) l’HPV è una famiglia di virus che sono stati isolati eccome e sono stati oggetto di molte ricerche. La loro connessione con malattie e tumori è stata ampiamente dimostrata: https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/i-blog-della-fondazione/kos-storia-della-medicina/hpv-una-storia-da-nobel

    2) Qualcuno si qualifica in questa chat come “appartenente alle professione sanitaria”. Sarebbe interessate conoscere in che ruolo, perché purtroppo di odotoiatri no-vax o figure sanitarie che sembrano aver perso la bussola della loro professione ne abbiamo visti all’opera sui social network, ma non certo su riviste scientifiche o negli ospedali. E personalmente eviterei accuratamente di averci a che fare.

  • sandro |

    molti effetti avversi pochi effetti positivi forse anche zero, infatti anche la medicina ufficiale sa che l’HPV non è stato mai isolato ma è la concomitanza di 2 o più infezioni a far uscire positivo il test dell’HPV.
    I vaccini non sono acqua!!! se ancora non lo avete capito..

  • FV |

    Ma quante cazzate (ed appartengo ad una professione sanitaria), per come al solito, fottere la mente delle persone e portarle ad avvelenarsi con l’ennesimo vaccino. Avete rotto, non attacca più.

  Post Precedente
Post Successivo