«È imperativo garantire che le donne abbiano autonomia nel decidere la loro preferenza di avere figli, in base alle proprie convinzioni, libere da qualsiasi intervento o pressione da parte del governo»: l’indicazione non arriva né da un movimento femminista, né da esponenti politici particolarmente “progressisti”. A riferila è Melania Trump, ex first lady e consorte di Donald Trump, candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti che, del controllo sui diritti riproduttivi delle donne, ha fatto un punto programmatico della sua campagna elettorale. Le posizioni di Melania Trump, invece, a poche settimane dalle elezioni americane vanno lette in riferimento a quello che si cela dietro l’immagine dell’America conservatrice: un’ondata sempre più ampia di giovani donne che si identifica come politicamente progressista. Le nuove generazioni non transigono su tutela ambientale e diritto all’aborto, mentre si fa sempre più intenso il loro disagio per le leggi sulle armi e le relazioni razziali. A dirlo è la nuova analisi Gallup “Exploring Young Women’s Leftward Expansion” secondo cui le donne di età compresa tra 18 e 29 anni oggi sono più liberali rispetto alle giovani donne del passato su alcune specifiche questioni.
L’indagine confronta i cambiamenti di opinione e atteggiamenti di elettori ed elettrici tra il 2008-2016 (l’era Obama) e il 2017-2024 (il periodo Trump/Biden): è durante quest’ultimo periodo che l’identificazione delle giovani donne come politicamente liberali è aumentata di più. A trainare le posizioni più liberali delle donne non è il loro maggiore grado d’istruzione rispetto agli uomini. Ma il genere: uno “spiraglio” di insofferenza rispetto a specifiche posizioni politiche del governo americano che, a partire dai dati, racconta come le condizioni di vita negli Stati non siano le medesime per uomini e donne.
Le giovani donne sono più allineate con i liberali, gli uomini con i moderati
Per quantificare come sono cambiate le opinioni delle giovani donne rispetto a quelle dei loro coetanei uomini è stata eseguita un’analisi statistica utilizzando il database Gallup di 54 domande correlate a uno specifico problema. Nel 2001-2007, le opinioni delle giovani donne erano più vicine a quelle dei liberali di età pari o superiore a 30 anni. Questa percentuale è aumentata al 78% nel 2008-2016 e all’87% nel 2017-2024.
La stessa analisi applicata ai giovani uomini mostra un cambiamento molto minore nella loro vicinanza ideologica ai liberali. Nel 2001-2007, le opinioni dei giovani uomini si allineavano con i liberali di età pari o superiore a 30 anni più che con i conservatori di età pari o superiore a 30 anni sul 47% delle questioni esaminate. Questa percentuale è aumentata al 57% nel 2008-2016 prima di scendere di nuovo al 50% nel 2017-2024. le differenze nell’entità dei cambiamenti nelle opinioni delle giovani donne potrebbero indicare l’importanza relativa delle questioni.
La posizione liberale delle donne si rafforza soprattutto su alcuni temi, in cui risulta aumentata di oltre 15 punti. Si tratta di ambiente, aborto e leggi sulle armi. Nonostante la loro autoidentificazione liberale leggermente inferiore, anche i giovani uomini sono diventati più propensi a sostenere posizioni liberali su queste questioni, ma gli incrementi sono stati più modesti. Dal 2017 al 2024, una media del 40% delle giovani donne si è identificata come liberale, con 15 punti in più rispetto ai giovani uomini. Questo periodo coincide con le presidenze di Donald Trump e Joe Biden, nonché con un aumento record di donne, per lo più democratiche, elette al Congresso, ai governatorati e alle legislature statali. Esempi di rappresentanza politica e role model che hanno influenzato e ampliato il divario di genere: mentre le donne diventano sempre più progressiste, gli uomini non fanno grossi passi avanti nella stessa direzione.
Relazioni razziali, la questione che preoccupa di più le giovani donne
C’è una questione che, più delle altre, preoccupa le giovani donne americane: le relazioni razziali. Dal 2008 al 2016, rispetto a qualsiasi altro aspetto generale del Paese, è il tema che più focalizza la loro attenzione con un aumento di 24 punti dal 2008-2016 al 2017-2024. A questo si accompagna la preoccupazione per le politiche sulle armi, riguardo cui, negli ultimi sette anni, il 74% chiede leggi più severe (rispetto al 54% nel 2008-2016).
Il fatto che le posizioni più liberali su questi temi specifici siano decollate soprattutto nell’ultimo periodo, spiega Gallup, si ricollega alla rilevanza politica che specifici avvenimenti hanno avuto: agendo da catalizzatori, hanno trasformato le tendenze liberali di fondo delle giovani donne in posizioni più consolidate. L’omicidio di George Floyd nel 2020 ne è un esempio e ha riacceso l’esigenza di posizionarsi in modo più radicale da parte delle giovani donne.
«L’uguaglianza richiede il riconoscimento della disuguaglianza»: il caso delle quote universitarie
Le relazioni razziali negli Stati Uniti sono un tema aperto e fortemente influenzato dal privilegio bianco che, non riconoscendosi come tale, non tutela le minoranze. Lo scorso 29 giugno, ad esempio, una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti ha dichiarato incostituzionale il principio delle affirmative actions secondo cui alle minoranze storicamente svantaggiate deve essere riservato un trattamento preferenziale nelle graduatorie di accesso agli studi delle prestigiose università come Harvard e North Carolina, che sono all’origine del caso su cui si è pronunciata la Corte.
Portavoce del dissenso fra i componenti della Corte è stata la giudice Sonia Sotomayor: «Ignorare l’etnia non renderà egualitaria una società che è etnicamente disuguale. Ciò che era vero nel 1860, e di nuovo nel 1954, è vero oggi: l’uguaglianza richiede il riconoscimento della disuguaglianza».
Anche Harvard, subito dopo la sentenza, ha diramato una nota con cui si è opposta alla pronuncia: «Scriviamo oggi per riaffermare il principio fondamentale secondo cui l’insegnamento, l’apprendimento e la ricerca profondi e trasformativi dipendono da una comunità composta da persone con diversi background, prospettive ed esperienze. Questo principio è vero e importante oggi come lo era ieri».
Le radici dell’affermative action affondano nello storico Civil Rights Act del 1964, pilastro dei diritti civili. Consapevole che le discriminazioni razziali avevano impedito a tanti di avere adeguata istruzione universitaria, il presidente Lyndon Johnson firmò nel 1965 un ordine esecutivo che imponeva ai datori di lavoro che ricevevano contributi dal governo federale di assicurare pari opportunità di impiego ai dipendenti. Lo stesso fu imposto a quei college e università che beneficiavano dei medesimi contributi. Così l’affirmative action è servito di fatto a ridisegnare dall’interno la società americana. Ed è stato poi ampliato con quote alle donne, agli ispanici e ai nativi americani.
Obbligare le università a riservare un certo numero di posti a studenti di minoranze etniche, secondo il ragionamento adoperato sin dall’introduzione delle quote, avrebbe provato a compensare tramite discriminazioni positive secoli di discriminazioni negative legate alla schiavitù e al razzismo. E avrebbe impedito la riproduzione degli squilibri sociali prodotti derivanti da quella storia di segregazione e oppressione. Chi contesta l’affirmative action sostiene che l’obiettivo della tutela della diversità nella composizione delle classi sia raggiungibile senza dover necessariamente tenere in considerazione l’origine etnica. Tuttavia, le maggiori preoccupazioni sul tema raccolte da Gallup, dimostrano che “l’origine etnica” è ancora un tema da considerare e non superato dal rischio di discriminazioni.
Aborto legale “in qualsiasi circostanza”
L’attenzione delle giovani donne a quel che riguarda discriminazioni e diritti è massima. Dal riconoscimento delle proprie origini ai corpi. Sull’interruzione di gravidanza, ad esempio, non hanno dubbi: aborto legale in qualsiasi circostanza o comunque nella maggior parte delle circostanze – è quello che sostengono. Come riporta Gallup, la maggiore propensione delle giovani donne a rendere legale l’aborto in ogni caso è aumenta dal 42% al 60% tra il 2008-2016 e il 2017-2024. La posizione delle giovani generazioni si muove in netta controtendenza rispetto alla situazione attuale negli Stati Uniti, dove ormai due anni fa la Corte Suprema, ribaltando la storica sentenza “Roe v. Wade”, ha posto fine al diritto legale all’aborto a livello nazionale. Oggi in 14 stati vige il divieto totale o quasi totale sull’aborto. Dall’Alabama alla Louisiana, dal Kentucky all’Oklahoma, dal Missouri al Texas. Quattro stati invece – California, Michigan, Vermont e Ohio – hanno sancito il diritto alla libertà riproduttiva nelle loro Costituzioni.
Secondo un sondaggio della Cnn, pubblicato lo scorso maggio, circa due terzi degli americani si dichiarano contrari alla sentenza della Corte Suprema. Negli stati in cui l’aborto è oggi vietato, il 52% degli intervistati ritiene che la legislazione sia «eccessivamente restrittiva». La questione, verso le elezioni presidenziali, continua a dividere gli schieramenti.
«Alle donne vengono negate le cure. E sappiamo che molte donne sono morte a causa del divieto di aborto imposto da Trump», ha detto la candidata Kamala Harris, rivolgendo le accuse contro il suo rivale durante un evento elettorale in Wisconsin: qui Harris ha raccontato la storia di Amber Nicole Thurman, una 28enne della Georgia morta dopo che i medici si erano rifiutati di curarla per delle complicazioni dovute a un aborto farmacologico.
Nel 2023, il primo anno intero dopo la sentenza della Corte Suprema Dobbs per cui «la Costituzione non garantisce il diritto all’aborto», gli Stati con divieti di aborto hanno registrato un forte calo nel numero di aborti avvenuti all’interno dei loro confini. Ma questi cali sono stati controbilanciati dall’aumento dei totali di aborti negli Stati in cui l’aborto è rimasto legale. Nel complesso, gli aborti negli Stati senza divieto sono aumentati del 26% nel 2023 rispetto ai livelli del 2020. Di conseguenza, le statistiche nazionali sull’aborto del 2023 rappresentano il numero totale più alto (1.037.000 aborti) negli Stati Uniti in oltre un decennio. A pagare il prezzo più alto dei divieti e delle restrizioni statali imposte sull’aborto sono proprio le donne giovani, a basso reddito e appartenenti alle minoranze: le più colpite perché meno in grado di superare le barriere economiche e logistiche legate allo spostamento oltre i confini statali o alla somministrazione di farmaci abortivi tramite reti extrastatali.
Diritti Lgbtqia+, stato di emergenza
Dal diritto di scegliere sul proprio corpo a quello di essere libere nelle relazioni: le giovani donne sono diventate dal 10 al 15% più propense ad abbracciare posizioni di orientamento liberale sulla legalità del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Una convinzione in controtendenza con le posizioni conservatrici della Corte suprema americana che, lo scorso giugno, ha dato ragione a una realizzatrice di siti web che si rifiutava di realizzarli per i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Secondo i giudici chi fornisce servizi creativi può invocare la «libertà di espressione» per non andare contro «i propri valori».
Per i diritti Lgbtqia+ gli Stati uniti non sono un posto sicuro. Human Rights Campaign, organizzazione americana che dal 1980 si batte per garantire i diritti delle persone Lgbti, ha dichiarato ufficialmente lo stato di emergenza segnalando un dato esplicativo: 26 Stati americani su 50 non hanno adottato leggi discriminatorie. Outing forzato, interruzione dei percorsi di affermazione di genere nell’infanzia e nell’adolescenza, divieto di usare pronomi e nomi diversi da quelli anagrafici, stop ai programmi scolastici inclusivi in cui si parla di identità di genere e orientamento sessuale, esclusione delle persone transgender dallo sport, divieto di usare bagni e spogliatoi che corrispondano alla propria identità di genere, divieto di parlare di tematiche Lgbtqia+ a scuola: Human Rights Campaign mette in evidenza alcune delle leggi discriminatorie varate e sottolinea come, ad essere particolarmente attaccate, siano le persone trangender e non binarie più giovani. Molti divieti riguardano, infatti, le scuole e le università.
Tutela ambientale, per le giovani la politica «non sta facendo abbastanza»
L’ambiente è un’altra priorità per le giovani donne americane che, sulla difesa del pianeta, acquisiscono posizioni sempre più progressiste. Dopo non aver mostrato alcun cambiamento tra l’era Bush e quella Obama, la percentuale media di giovani donne che affermano che l’attività umana è responsabile del riscaldamento globale è aumentata di 20 punti, arrivando all’86% nel periodo Trump-Biden.
Allo stesso modo, dall’era Obama, le giovani donne sono diventate 19 punti più propense a scegliere la protezione dell’ambiente rispetto alla crescita economica quando viene chiesto loro quale obiettivo dovrebbe essere prioritario.
Il 78% ora sostiene questa opinione, in aumento rispetto al 59% nel 2008-2016. A ispirarle, sostiene Gallup, potrebbe essere l’esempio di leader democratiche come la deputata Alexandria Ocasio-Cortez, sostenitrice del Green New Deal, e dell’attivista della Gen Z Greta Thunberg. Quando viene chiesto loro del ruolo del governo nella protezione dell’ambiente, infatti, le giovani donne sono diventate 18 punti più propense a credere che gli Stati Uniti stiano facendo troppo poco in questo senso (in aumento dal 62% nel 2008-2016 all’80% nel 2017-2024).
Cosa traina lo spostamento progressista delle giovani donne americane
In misura maggiore rispetto alle generazioni precedenti e con un più forte consolidamento nel tempo: lo spostamento “liberal” delle posizioni politiche delle giovani donne è un dato che, secondo Gallup, è il risultato dell’influenza che specifiche questioni hanno avuto sulla loro identità politica. L’adozione da parte delle giovani donne di posizioni più liberali su ambiente e aborto, e la loro accresciuta preoccupazione per la politica razziale e sulle armi, potrebbero indicare che questi temi abbiano avuto un’influenza specifica. Così come hanno contato le campagne presidenziali di Donald Trump, il suo mandato e l’emergere di diverse giovani donne di spicco sulla scena nazionale che hanno proposto nuovi modelli.
«Il consolidamento dell’identità liberale delle giovani donne potrebbe renderle un potente segmento politico nelle elezioni di quest’anno – conclude Gallup –. E le rende un blocco importante per Kamala Harris e per Donald Trump, che non può ignorarle».
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