USA, la Corte Suprema prende a picconate i diritti

Sabato 24 giugno, nel giorno del primo anniversario della sentenza Dobbs versus Jackson Women’s Health Organization con cui la Corte Suprema Usa ha “cancellato” il diritto all’aborto a livello federale, in varie parti degli Stati Uniti si sono tenute manifestazioni pro e contro questa stretta. La sentenza ha archiviato la storica pronuncia Roe vs Wade del 1973 che garantiva l’accesso costituzionale all’interruzione volontaria di gravidanza in tutti i 50 Stati dell’Unione e la sua cancellazione è stata un grande trauma per l’opinione pubblica americana.

Proprio in questi giorni altre decisioni – come l’abolizione dell’affirmative action e il pronunciamento contro la student loan forgiveness – stanno facendo discutere mentre vacilla sempre più la percezione, agli occhi dell’opinione pubblica americana, della Corte Suprema come un’istituzione politicamente neutrale.

Chi è e cosa fa Scotus

La Corte Suprema degli Stati Uniti (o Scotus, dall’acronimo del suo nome in inglese, Supreme Court of the United States) è il massimo organo del potere giudiziario del Paese e, in qualità di tribunale più importante, le sue sentenze sono in grado di cambiare il volto della società statunitense. Oggi la corte è composta da nove giudici che hanno un mandato a vita, ai sensi della Costituzione, e ha giurisdizione di appello nelle controversie concernenti la Costituzione e le leggi federali.

L’alta corte oggi è composta in maggioranza da giudici conservatori, vicini all’ala più identitaria dei repubblicani. Più nel dettaglio, su nove membri, sei sono stati proposti (e quindi nominati) da presidenti repubblicani. Il solo Donald Trump ne ha nominati tre nei suoi quattro anni di presidenza, più del solito. Ma c’è di più perché la Corte, con questa supermaggioranza conservatrice, ha emesso nell’arco di un anno una serie di pareri che hanno toccato alcune delle questioni più spinose e divisive dell’identità americana con un ritmo nei pronunciamenti piuttosto serrato.

Sono state ridotte le protezioni ambientali, limitati gli sforzi per regolamentare le armi da fuoco come anche sono state ritoccate alcune iniziative di salute pubblica. Tutte sentenze che, secondo i critici, stanno contribuendo a riscrivere le norme in lente conservatrice e portano l’America indietro di decenni in termini di diritti.

Gli ultimi pareri

Un esempio di questa svolta conservatrice si può ritrovare nella sentenza, emessa nelle scorse settimane, con cui la Corte Suprema si è schierata con una web designer cristiana del Colorado che si era rifiutata di creare siti per celebrare le nozze gay, contravvenendo alle leggi dello stato che vietano di discriminare la comunità Lgbtq.

Negli stessi giorni la corte si è pronunciata su due casi correlati e ha stabilito che le politiche di affirmative action (ovvero i programmi di ammissione universitari che tengono conto in modo positivo dell’etnia dei candidati) dell’Università di Harvard e dell’Università della Carolina del Nord – rispettivamente il più antico college privato e pubblico della nazione -, solo illegali. Una decisione che ha il potenziale di trasformare la composizione del corpo studentesco americano.

Il criterio dell’affirmative action è utilizzato da decenni nei processi di ammissione all’università per incoraggiare la partecipazione di gruppi storicamente sottorappresentati. I dati federali riportati dal Washington Post mostrano che la popolazione studentesca dell’Unc Chapel Hill, una delle università al centro della sentenza di Scotus, nel 2020 era composta per il 57% da studenti bianchi, 12% da asiatici, 9% da ispanici o latini e 8% da afroamericani. L’azione affermativa si traduce nel garantire alcune quote a studenti di etnie diverse. Una mossa che promuove la diversity e, negli anni, ha aiutato ad aprire le porte dei livelli più alti dell’istruzione alle minoranze.

Nella decisione della Corte Suprema, sei giudici hanno votato per porre fine alle discriminazioni positive previste dall’affirmative action, sostenendo che tali politiche violassero la clausola di uguale protezione del 14° emendamento della Costituzione americana.

Nei giorni seguenti a questo pronunciamento, è arrivata la bocciatura al piano del presidente Joe Biden per la cancellazione di 430 miliardi di dollari di debiti studenteschi. Una misura, particolarmente invisa ai conservatori, che avrebbe interessato 40 milioni di americani. 

Sempre più distanti

Come avviene ogni anno, anche questa estate i pareri più importanti (e controversi) della Corte Suprema sono arrivati a fine del mandato, poco prima della pausa estiva, anche perché sono stati quelli che hanno avuto bisogno di più tempo per essere messi a punto.

Certo è che, mai come in questo periodo storico, la Corte Suprema è vista con tanta diffidenza dal pubblico americano. La fiducia nei suoi confronti ha toccato il minimo storico lo scorso anno. Secondo un sondaggio dell’Associated Press-NORC Center for Public Affairs Research dell’Università di Chicago, nel 2022 solo il 18% degli americani ha dichiarato di avere “molta” fiducia nella Corte Suprema, in calo rispetto al 26% del 2021. La quantità di persone che avevano “solo” fiducia è scesa dal 53% del 2021 al 46% del 2022 mentre è aumentata la percentuale di persone che hanno dichiarato di avere “quasi nessuna” fiducia: un record del 36%, in aumento di 15 punti rispetto al 2021.

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