Un libro duro, ma necessario. A tratti cinico, ma anche pieno di quella tenerezza che non desidera compassione ma accettazione di una naturale e mai scontata diversità, che non guardiamo per vergogna o perché impreparati a fare i conti con ciò che non rispecchia i cosiddetti canoni di bellezza. “Corpi ribelli. Storie umane di rivoluzione” (Sperling & Kupfer) è il libro a cura di Giulia Paganelli, antropologa, scrittrice e storica che si occupa di tutto ciò che riguarda il corpo umano, la percezione di esso e le dinamiche cognitive che ne derivano.
Ho incontrato Giulia Paganelli (alias Eva Stai Zitta) per la prima volta a Milano, in occasione dei Diversity Media Awards 2023, dove le è stato conferito il premio per il miglior prodotto digital per il contenuto “Diet Culture. Ripassino Smart”. Era la prima volta che sentivo parlare del linguaggio dei corpi e del tema della grassofobia: «Tutti i corpi sono validi. Lo sono prima dell’indice glicemico, prima delle analisi del sangue, prima della forma, del colore, del genere, dell’orientamento sessuale, dello spetto delle malattie visibili e invisibili, della salute mentale, della capacità di stare in uno spazio sociale. Tutti i corpi sono validi. Bisogna partire da qui».
Corpi che nessuno vuole
Parole nette, chiare, dette senza fraintendimenti o inutili fraseggi politicamente corretti. Parole che sono entrate nel mio cuore con la forza di un tornado e mi hanno scaraventato a terra, aprendo cassetti della memoria ormai dimenticati che mi hanno fatto rivivere piccoli flashback che, volente o nolente, hanno segnato (e non poco) il mio periodo adolescenziale. Quando “essere in forma” voleva dire apparire a tutti i costi, rispecchiando quell’assurdo canone di bellezza perfetta a cui la società contemporanea ci ha obbligati. Obnubilando mente, cuore e capacità di giudizio. E non è un caso se questa recensione arriva in un momento in cui gli avvenimenti personali e quelli riportati dalle cronache dell’ultimo periodo (dalla pugilessa algerina oro Olimpico a Parigi 2024 Imane Khelif alla cantautrice italiana Francesca Michielin), siano ricchi di spunti di riflessione sul tema dei corpi.
Mentre scrivo, sono passati poco più di due mesi da un incidente in bicicletta che mi ha costretto a fare i conti con traumi e ferite che mai avrei pensato potessero riguardarmi. Durante la degenza in ospedale, lo specchio mi ha messo davanti a un corpo che non riconoscevo più come mio, con tumefazioni dal petto all’addome e una cicatrice lunga dalla spalla fino a quasi il centro del petto. Un corpo sotto attacco, con il quale già normalmente mi ritrovo a combattere invece di amarlo e proteggerlo.
Passeggiando per il reparto di ortopedia, cercando di ingannare il tempo guardando fuori dalle finestre, mi è capitato di parlare con una ragazza ricoverata da pochi giorni per lo stesso mio problema, e in attesa dell’operazione. Quando ha visto la mia ferita ha cominciato a piangere disperata, dicendomi: «Ma io avrò la stessa cicatrice che hai tu? Non ce la posso fare, sono già brutta di mio, adesso non mi guarderà più nessuno».
In quel momento il libro di Giulia Paganelli, che raccoglie le voci e le testimonianza di divulgatori, professionisti e attivisti, è venuto in mio soccorso. Perché non avrei mai saputo trovare le parole giuste da dire se, attraverso questo libro, non avessi fatto miei il dolore e la rinascita dei “corpi che nessuno vuole”.
Una nuova narrazione dei corpi
“Corpi ribelli” è un racconto corale appassionato, formato da tanti sguardi diversi ma tutti rivolti verso un futuro di vera inclusione, un domani in cui ogni corpo, al di là di pregiudizi e stereotipi, possa essere riconosciuto degno di occupare il proprio posto nel mondo. Siamo figli di una cultura che ci bombarda continuamente per essere iperperformanti in tutto: un approccio fallimentare nel quale si perdono pezzi invece di aggiungerne. E quando non si hanno strumenti culturali per riuscire a capire questo passaggio, si diventa vittime di una narrazione distorta. Ogni corpo merita una narrazione positiva e ogni corpo è un corpo che merita rispetto, specie perché i corpi non sono tutti uguali.
Otto storie, come gli otto pianeti del sistema solare
Ed è proprio questo il tema centrale del libro, che racconta otto storie diverse, come diversi sono gli otto pianeti che girano attorno al sole, ognuno dei quali con le proprie caratteristiche che lo rendono unico e diverso. Diverso, ma non meno valido. Corpi astrali, mediatici, queer, neri, trans, survivor, disabili, grassi. Corpi “ribelli” per l’appunto, perché si oppongono a chi li vuole zitti e buoni e, con fierezza, infrangono le regole e le cambiano.
Tuttavia esiste un posto, la terra dei corpi che nessuno vuole, in cui sono confinati coloro che non rispecchiano determinati canoni imposti dal sistema dominante, “non conformi” alla visione comune, spesso etichettati come “mostruosi” e quindi non meritevoli di attenzione, cura e rispetto. Di compassione e consigli “salvifici”, forse, ma mai di essere amati così come sono. Oggi, però, qualcosa sta cambiando, perché le voci si alzano e gridano a gran voce che non è il nostro “involucro” a definire chi siamo.
Il concetto di ribellione
Ad affiancare l’idea di un corpo che non diventerà mai un tempio (ma che sarà sempre casa), c’è il concetto di ribellione. La cultura dominante utilizza tutti gli strumenti a sua disposizione per educare fin dalla tenera età a ciò che è, e “deve” essere “normale”, e a rendere invisibile ciò che non lo è. Siccome il corpo è un fatto, quando non è conforme diventa più visibile e va stigmatizzato. Il corpo ribelle, quindi, è quello alternativo, l’altro lato della medaglia, che spesso porta con sé il concetto di “pericolo”; una parola che in italiano è sempre associata a qualcosa di negativo. In realtà, come ha scritto Luca Starita (autore del primo saggio sulla letteratura queer in Italia), la parola pericolo rimanda al latino periculum e perior e al verbo greco peirao, che significano nell’ordine tentare, provare e rischiare. È un cambiamento, dunque, inteso come “tensione verso” e non associato a un senso di impotenza. Bella differenza, non è vero?
Un corpo ribelle è quindi anche pericoloso, perché ha imparato a muoversi nell’oscurità fra tutto ciò che gli è stato negato; imparando, con non poca fatica, a far brillare ugualmente la sua luce. Ogni storia di questo libro, infatti, vi racconterà un percorso fatto di emancipazione, affermazione e autodeterminazione nel segno di una concreta ri-bellione. Di un “tornare al bello”, levando dagli occhi ogni filtro umanoide e guardando le persone per quello che realmente sono. Senza pregiudizio. E se qualche lacrima vi bagnerà il viso, non preoccupatevi. Anzi, siatene felici.
«Se noi riuscissimo a metterci nei panni degli altri tanto da sentire gli altri come fossimo noi, non avremmo più bisogno di regole e leggi, perché agiremmo per il bene comune», osservava il filosofo russo Pëtr Alekseevič Kropotkin. Un esercizio indispensabile per l’anima. Mai come ora.
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Titolo: “Corpi ribelli. Storie umane di rivoluzione.”
A cura di: Giulia Paganelli
Editore: Sperling & Kupfer
Prezzo: 18,90 euro
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