“Non sono solo parole”: il vademecum di Valore D al linguaggio inclusivo

«Bisogna trovare le parole giuste – diceva Nanni Moretti in Palombella Rossa -: le parole sono importanti». Eppure, troppo spesso ci sentiamo ripetere che più delle parole contano i fatti. Ma le parole danno forma alla realtà, la descrivono e in qualche modo contribuiscono a plasmarla. Parte da questa consapevolezza, la pubblicazione “Non solo parole. Guida a una cultura condivisa” realizzata da Valore D per celebrare i 15 anni della nascita dell’associazione, con Feltrinelli Education e con la partecipazione degli artisti di Yoonik.

Il volume passa in rassegna quindici parole funzionali a superare retaggi culturali che tuttora creano discriminazioni e diseguaglianze. Rappresentazione, stereotipo, discriminazione, genere, autodeterminazione, privilegio, ageismo, sessismo, abilismo, intersezionalità, LGBTQIA+, queer, patriarcato, genitorialità e inclusione: il libro si snoda tra queste quindici cornici, ne ripercorre l’origine, il contesto di appartenenza e l’importanza di un corretto utilizzo. Come ricorda Patrizio Acanfora nella prefazione, infatti, “la comunicazione è una parte essenziale del processo di convivenza di tutte le differenze che ci caratterizzano. Usare le parole in modo consapevole contribuisce a un cambiamento culturale che rende l’inclusione della diversità un processo naturale”.

Il linguaggio inclusivo è solo una moda?

Ma la società in cui viviamo è davvero interessata all’inclusione attraverso il linguaggio? Secondo l’indagine “Opinioni e atteggiamenti verso un linguaggio più inclusivo” realizzata dall’Osservatorio D in collaborazione con SWG su un campione rappresentativo del tessuto sociale italiano, emerge che per il 56% delle persone intervistate le parole hanno un peso e possono ferire. Per il 17% però, si dà troppa importanza al linguaggio e “questo è un limite che crea fraintendimenti e non consente di esprimersi al meglio”. A pensarlo è, in particolare, un giovane su quattro. Il punto è quindi, non solo chiedersi come possiamo utilizzare le singole parole, ma come possiamo diffondere una nuova consapevolezza circa il valore della parola detta e scritta, in un’epoca in cui (anche) il linguaggio vive di estremi.

Inoltre, l’enfasi posta recentemente rispetto all’attivazione di un linguaggio inclusivo nei luoghi di lavoro, ma non solo, secondo il 54% potrebbe essere soltanto una moda comunicativa più che una reale attenzione verso le persone. E in questo caso sì, i fatti prevarrebbero sulle parole. Del resto, il concetto stesso di inclusione potrebbe presentare alcuni elementi di criticità: l’azione di includere, infatti, implica una precedente esclusione e rischia di essere un gesto unidirezionale e gerarchico. Ripensare l’uso del linguaggio, tornando a dare il giusto valore alle parole e, di conseguenza, il rispetto dovuto alla realtà che esse rappresentano, significa invece ragionare in termini di reciprocità, sulla base di un movimento orizzontale.

Seminare cultura condivisa

«Le parole che usiamo sono molto più che semplici strumenti per comunicare. Esse possiedono un potere intrinseco di rappresentare e influenzare la realtà che ci circonda, modellando il nostro modo di pensare, agire e percepire il mondo. Le parole servono a dare un nome a concetti, idee e oggetti, a categorizzare le nostre esperienze, costruire narrazioni e dare senso alla realtà che ci circonda. Ma hanno anche il potere di influenzare la realtà», commenta Barbara Falcomer, direttrice generale Valore D. Le parole che scegliamo possono motivare o demotivare, ispirare o scoraggiare, unire o dividere, possono essere usate per costruire ponti di comprensione o per erigere muri di divisione.

Con “Non solo parole” come associazione vorremmo contribuire a una migliore conoscenza delle parole che raccontano le diversità e l’inclusione e a una maggiore consapevolezza nel modo in cui si usano, in ogni ambito e contesto, partendo da noi, per fare un passo avanti come società”.

Il libro di Valore D è, dunque, un utile vademecum per innescare nuove riflessioni sulle parole che usiamo quotidianamente e su quelle che, anche in modo inconsapevole, contribuiamo a diffondere. Il vero attivatore di cambiamento sarebbe portare questo – e altri volumi – nelle scuole, affinché fin dalla più tenera età si inizino a piantare semi per la fioritura di una cultura fatta di reale condivisione e giustizia sociale.

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Titolo: “Non solo parole. Guida a una cultura condivisa”
Autore: Valore D
Editore: Feltrinelli Education
Prezzo: 12 euro

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