Caso As Roma, la diffusione di un video intimo senza consenso è reato

“Ci saremmo aspettate una dichiarazione di solidarietà da parte della società, un provvedimento nei confronti del calciatore.  Di certo non il licenziamento della vittima. Quello che è accaduto è orribile ed è vergognoso che a pagare sia sempre la donna”.

Sono le parole di Luisa Rizzitelli, presidente di Assist – Associazione Nazionale Atlete, dopo la vicenda che nelle ultime ore ha coinvolto la As Roma: la società ha licenziato una dipendente dopo la circolazione di un video intimo senza il suo consenso. “La diffusione di materiale intimo senza consenso è un reato e configura una forma di violenza di genere che può avere gravi conseguenze per la vittima”, dichiara ad Alley Oop Il Sole 24 Ore Antonella Veltri, presidente Dire – Donne in rete contro la violenza. Il club giallorosso, intanto, si difende sottolineando che non c’è stata alcuna discriminazione di genere.

La ricostruzione della vicenda

La storia risale a fine 2023, quando un calciatore della Primavera sottrae dal cellulare di una dipendente del club giallorosso un video intimo che ritrae lei e il fidanzato, anch’egli dipendente della Roma e inizia a diffonderlo. Le immagini rimbalzano sulle chat di calciatori, tecnici, dipendenti del club fino ad arrivare alle posizioni apicali. A quel punto la società, conosciuti i fatti, decide di licenziare la donna e il suo fidanzato. Nessun provvedimento viene preso, invece, nei confronti del calciatore.  La As Roma, tramite il legale, sottolinea “l’incompatibilità della prosecuzione del rapporto di lavoro della dipendente con il sereno e regolare andamento dell’attività della società”.  La colpa, per il club diretto da Lina Souloukou, unica manager donna del calcio italiano, sarebbe la violazione dell’etica professionale.

La Procura della Federcalcio apre un’indagine

La notizia, trapelata nelle ultime ore, è l’apertura di una indagine da parte della Procura della Figc, con l’obiettivo di verificare eventuali responsabilità dei tesserati nella diffusione dei video privati della dipendente. Il deputato del Pd con delega allo sport, Mauro Berruto, dichiara inoltre di aver depositato un’interrogazione ai ministri del Lavoro, Marina Calderone e per lo Sport, Andrea Abodi perché “questo non è uno scandalo ma una violenza”, scrive su X. A chiedere l’intervento di Coni e Figc erano state le associazioni Assist – Associazione Nazionale Atlete e Differenza donna.

“La donna non ha subito soltanto l’appropriazione indebita di un video privato, ma è stata licenziata a causa della circolazione illecita di quel video. Dalla As Roma pretendiamo ben altro comportamento”, spiega Luisa Rizzitelli. “Nella società italiana, ancora oggi, a essere stigmatizzate e vittimizzate sono sempre le donne. Per questo, il licenziamento dell’involontaria protagonista di questa vicenda, avvenuto insieme a quello del compagno, ci indigna così tanto: chi ha sottratto e diffuso il video non ha subito alcuna conseguenza, nonostante sia stato l’unico a commettere un reato”, sottolinea Antonella Veltri, presidente D.i.Re.

I commenti dei tifosi

A intervenire sulla pagina Facebook della As Roma, nel giorno della partita di ritorno degli ottavi di Europa League a Brighton, sono i tifosi. “Storia vergognosa, non è la società che si meritano i tifosi. Società colpevole di una situazione ingiusta, mi dissocio da questa squadra. Reintegro subito con scuse e indennizzo alla dipendente licenziata e allontanamento di chi ha diffuso i suoi file privati. Ciò che emerge non è nei valori dei nostri colori e della nostra storia.  Una storia così è più infamante di mille retrocessioni”. E così via.

La difesa della As Roma

Ventiquattr’ore dopo l’uscita della notizia arriva la nota della società calcistica. La Roma parla di “tono diffamatorio della campagna scaturita”, ribadisce “la correttezza del proprio operato” e spiega che il licenziamento è la conseguenza di una circostanza che ha riguardato “indistintamente entrambe le persone” e ha “oggettivamente determinato l’impossibilità di proseguire il rapporto lavorativo con il club, anche alla luce delle mansioni svolte da entrambi che richiedevano un coordinamento diretto con i minorenni”. Il gruppo parla di “inesistente discriminazione sessuale e disparità di trattamento, quando il provvedimento della società ha riguardato contestualmente, ­lo stesso giorno e alla stessa ora, anche il ragazzo coinvolto nei fatti”. “È  peraltro purtroppo vero – aggiunge la società – che nel video emergeva la sussistenza di una trattativa privata riguardante corsie preferenziali lavorative”. Nessun cenno nel comunicato al furto e alla diffusione del video.

Cosa prevede la legge

Il Codice rosso, la legge 69 del 19 luglio 2019, ha introdotto nel codice penale il reato di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti. Il comma 1 dell’art. 612-ter c.p. punisce chi, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate.  La pena è la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5 mila a 15 mila euro. Il comma 2 prevede che la stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini e i video di cui al primo comma, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate, al fine di recare il loro nocumento.

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Se stai subendo stalking, violenza verbale o psicologica, violenza fisica puoi chiamare per avere aiuto o anche solo per chiedere un consiglio il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari). Se preferisci, puoi chattare con le operatrici direttamente da qui.

Puoi rivolgerti a uno dei numerosi centri antiviolenza sul territorio nazionale, dove potrai trovare ascolto, consigli pratici e una rete di supporto concreto. La lista dei centri aderenti alla rete D.i.Re è qui.