“Ti uccido”, la storia di violenza di Lidija e Gabriela è un podcast

Lidija Miljkovic è una donna che subisce la violenza del marito, Zlatan Vasiljevic, un uomo aggressivo e manipolatore. “Ti uccido” le ripete, e lei ha paura, per sé e per i suoi figli. Ma Lidjia vuole andare avanti, lo denuncia e prova a rifarsi una vita, per sé e per i suoi due figli, insieme a un nuovo compagno. Passano i mesi, l’ex marito viene condannato ma quasi nessuno sembra accorgersi della sua reale pericolosità. Così Lijdia, a due anni dalla prima denuncia, viene uccisa. Lo stesso giorno, l’8 giugno 2022, Vasiljevic uccide un’altra donna con la quale, tornato libero, aveva avuto una relazione: Gabriela Serrano.

La storia di Lidija e Gabriela è al centro del nuovo podcast originale di Radio 24 e de Il Sole 24 Ore “Ti Uccido. Lidija e Gabriela: una storia di violenza sulle donne“. Un podcast che racconta quali sono le estreme conseguenze della violenza sulle donne, i femminicidi. Donne che si trovano all’interno di cortocircuiti giudiziari e di meccanismi che non funzionano, considerando che nel nostro paese ogni anno sono oltre 5000 le vittime di violenza sessuale (oltre 6.000 nel 2023, il 91% è donna), più di 16 al giorno e ogni 72 ore muore una donna.

Le due denunce di Lidija  

Lidija Miljkovic a marzo 2018, dopo anni di violenze, denuncia il marito Zlatan Vasiljevic. “Se mi uccide, cosa sarà dei miei figli?” sono le parole finite agli atti e che lei ripete in continuazione. L’unico pensiero di Lidija è proteggere se stessa, i due figli e la sua famiglia dalla furia del marito, spesso sotto effetto di alcol.  Lidija va in una struttura protetta con i figli ma poi riprende la convivenza con il marito: lui la minaccia e lei, per paura, lei cerca di assecondarlo. A marzo 2019 Lidija denuncia Vasiljevic per la seconda volta. In questo caso l’uomo finisce in carcere, dove resta però solo otto giorni poi va ai domiciliari. Lidja, in quel periodo, vive con i genitori e ha l’affido esclusivo dei bambini, che però sono seguiti dai servizi sociali. Così, mentre Lidija si trova ad affrontare uno dei periodi più bui della sua vita, il 5 dicembre 2019 all’ex marito vengono revocati i domiciliari e disposto il divieto di avvicinamento a lei e ai figli.

Condannato e libero

Zlatan Vasiljevic, su disposizione del giudice, frequenta un percorso di disintossicazione dall’alcol al Serd, un centro di servizio pubblico per le dipendenze patologiche e un cuav, un centro per uomini autori di violenza: l’associazione Ares di Bassano del Grappa. A causa della pandemia, il centro sospende gli incontri in presenza e introduce la modalità di incontri di gruppo online: 50 minuti ogni due settimane. Dopo qualche rinvio, a luglio 2020 per Vasiljevic arriva la condanna del Tribunale di Vicenza: un anno e dieci mesi. Sette mesi dopo la sentenza, a febbraio 2021, la Corte d’appello di Venezia concede a Vasiljevic la sospensione condizionale della pena, grazie anche alle relazioni di Serd e Ares: l’uomo torna libero. In quei mesi Lidija Miljkovic inizia la convivenza con il suo nuovo compagno, Daniele Mondello, insieme ai figli.

“Un buon padre”

Ad aprile 2022 arriva la sentenza del Tribunale ordinario di Vicenza, sezione civile. I giudici, basandosi sulle relazioni degli assistenti sociali, considerano Lidija Miljkovic un genitore non idoneo e affidano i figli ai servizi sociali, con il compito di mediare tra i genitori e riallacciare i rapporti col padre. Padre, ricordiamo, condannato per violenza e lesioni.  Così Lidjia, dopo anni di maltrattamenti, denunce, iter giudiziari, perde l’affido esclusivo dei suoi due figli. Vasiljevic, tornato libero, inizia a frequentare un’altra donna, che ben presto si accorge della sua pericolosità e cerca di troncare la relazione.

Il doppio femminicidio di Vicenza

L’8 giugno 2022, a Vicenza, Zlatan Vasiljevic uccide Lidija Milikovic e Gabriela Serrano. Poi si suicida. “Ora i giudici vengano a vedere la sua bara“, accusa Daniele Mondello, compagno di Lidija. Tutta Italia rimane scossa da quel doppio femminicidio. Le associazioni si mobilitano e l’allora Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, chiede di avviare approfondimenti. Gli uffici giudiziari di Vicenza mandano una nota sul caso e la vicenda si chiude. Ma tante sono le domande che rimbombano nella testa, perché se Vasiljevic fosse stato fermato prima, Lidija e Gabriela sarebbero ancora vive.

Dopo i femminicidi: cosa è cambiato?

Dal doppio femminicidio di Lidja e Gabriela qualcosa è cambiato. Il Centro per uomini autori di violenza non permette più agli uomini di seguire i percorsi online.  Percorsi che ora, per dare accesso al beneficio della sospensione condizionale della pena, devono chiudersi con una valutazione positiva. La modifica è contenuta nella nuova legge contro la violenza sulle donne, in vigore dal 9 dicembre 2023. Legge annunciata dopo il femminicidio di Giulia Tramontano il 27 maggio e approvata il 24 novembre –  vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne – dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin. Ma poi, come sempre, i riflettori si spengono e le donne continuano a morire: sono 20, secondo i dati del Viminale aggiornati al 3 marzo, quelle uccise da inizio anno (18 in ambito familiare e affettivo), numero identico al 2023, sempre una ogni tre giorni.

A raccontarci la storia di Lidija, la loro storia, è Daniele Mondello, il suo compagno. Daniele e i figli di Lidija continuano a vivere insieme a Vicenza, si fanno forza uno con l’altro, soli. Nessuno si è più fatto sentire, né le istituzioni né gli assistenti sociali. “Loro hanno giocato con la vita di Lidija e Lidjia ha pagato con la vita questo gioco”,  ripete, in continuazione, Daniele.

Qui il link al podcast.

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Se stai subendo stalking, violenza verbale o psicologica, violenza fisica puoi chiamare per avere aiuto o anche solo per chiedere un consiglio il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari). Se preferisci, puoi chattare con le operatrici direttamente da qui.

Puoi rivolgerti a uno dei numerosi centri antiviolenza sul territorio nazionale, dove potrai trovare ascolto, consigli pratici e una rete di supporto concreto. La lista dei centri aderenti alla rete D.i.Re è qui.

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