Laura Aimone, storie di sport nel cinema per parlare di noi

Quando la chiamo, lei sta viaggiando su un’auto in Bangladesh. Un uomo la accompagna all’aeroporto, deve ripartire verso l’India. Laura Aimone ha appena partecipato al “Dhaka International Film Festival” che si è tenuto dal 20 al 28 gennaio, come giurata nella sezione delle registe donne. Le servirà per fare un po’ di “scouting” pensando a “Endorfine Rosa Shocking”, una rassegna cinematografica che ha ideato e cura. Protagoniste assolute sono le donne, in un intrigante giro del mondo attraverso discipline sportive disparate.

“Abbiamo visionato 27 film e poi decretato i vincitori, assegnando 3 premi per miglior regia, film documentario e di finzione. Il festival mi ha stupito, perché era organizzato magistralmente con molti titoli interessanti. Quando partecipo ad esperienze in giuria, ne approfitto anche per fare una selezione per il mio “Endorfine Rosa Shocking”: è dedicato a film che parlano di donne e sport, per cui tengo sempre un occhio aperto per scoprire se nel programma può interessarmi qualche pellicola. Ne ho vista una dedicata ai ragazzi di strada che iniziano a giocare a calcio: si parlava di donne, ragazzine ma non era il tema principale del film”.

La metafora dello sport

Lo scorso settembre, a Venezia, si è svolta la sesta edizione. Lo sport diventa un pretesto per aprire finestre su realtà attuali: dalla violenza sulle donne tra le mura domestiche o nello spogliatoio ai cambiamenti climatici, dall’inquinamento al disagio sociale, dalla guerra allo sfruttamento dei bambini, dalla disabilità alle minoranze etniche: “Il tutto offrendo film ad alto contenuto di endorfine – precisa Aimone – stimolanti ed ottimisti”.

Ma come è nato questo sguardo sportivo? “Ho giocato – spiega Aimone – a pallavolo a livello semiprofessionale. Questa disciplina è stata fondamentale negli anni di crescita della mia adolescenza, mi piaceva restituire quello che mi ha dato il mondo dello sport. Ho deciso di farlo attraverso il linguaggio che sento più mio, che è quello del cinema. Quando ho iniziato questo nuovo progetto mi sono guardata intorno, c’erano già tanti festival che parlavano di sport e ho ristretto il campo a quelli praticati dalle donne, per dare un taglio più esclusivo e di nicchia”.

Dallo sport al cinema

Laura Aimone ha all’attivo collaborazioni con la Mostra del Cinema di Venezia e il Giffoni Film Festival in Italia, con la Berlinale, il Festival di Edimburgo, di Doha in Qatar, il Red Sea Film Festival in Arabia Saudita, il Macao Film Festival in Cina, per citare i principali. Accanto a questa attività è direttrice di “Endorfine Rosa Shocking” e nel 2019 ha deciso di mettersi alla prova anche dietro la macchina da presa. Ha scritto e diretto il suo primo cortometraggio intitolato “Il carnevale della vita” con la partecipazione di Leo Gullotta.

“Esisteva già – racconta la curatrice del festival – un festival di questo genere a San Francisco ma non in Europa, così ho deciso di essere la prima a proporne uno in Italia, presentando film d’autore che spesso, purtroppo, non riescono ad entrare nei circuiti della grande distribuzione. L’ho chiamato Endorfine Rosa Shocking, perché i film che propongo hanno un alto tasso endorfinico: sono frizzanti e raccontano storie stimolanti. Le endorfine, inoltre, non si producono solo facendo sport, ma anche qualcosa di piacevole, quindi è un augurio per il pubblico che possa apprezzare quanto proposto”.

La scelta dei film

“Lle donne protagoniste dei film che scelgo non sono necessariamente atlete affermate, ma più spesso persone determinate che, attraverso discipline sportive diverse più o meno note, trovano la forza di sfidare le convenzioni, di mettere in discussione la propria esistenza e di osservarsi dentro per riuscire a guardare oltre” commenta Aimone, che aggiunge: “Mi piace scegliere film che possano provocare gli spettatori, a volte anche scioccarli, stimolando il confronto e il dialogo. Grazie al taglio sportivo, comunque, anche le tematiche più difficili diventano un po’ meno ostiche da affrontare e se ne riesce a parlare un po’ più a cuor leggero e delicatamente”.

Esempi di parità

Diversi i film rimasti nel cuore della curatrice, che entra nella comprensione profonda anche di mondi distanti dal suo. Come Power Meri di Joanna Lester, un film che ho presentato qualche edizione fa, dedicato al rugby in Papua Nova Guinea, “il Paese in cui c’è il maggior numero di casi di violenza domestica al mondo: queste donne volevano provare agli uomini che se riescono ad affermarsi in uno sport considerato maschile, allo stesso modo possono avere il diritto a un ruolo paritario all’interno delle mura domestiche. Mi piace approcciare un argomento come la violenza da un angolo diverso, che può essere quello del rugby”.

Altro continente altro sport: High Passes di Cosima Barzini è un documentario di un gruppo di ragazze indiane che giocavano a hockey, ma che purtroppo a causa dei cambiamenti climatici non avevano un posto naturale dove allenarsi. “Nei laghetti del nord dell’India dove lo praticavano, il ghiaccio si stava sciogliendo e non permetteva loro di avere continuità durante l’inverno. Non avevano i soldi per costruire un palazzetto in quelle zone ed erano costrette a spostarsi in altre dove queste strutture esistevano”.

Incontro di culture

“Non ci può essere un festival senza film realizzati in parti diverse del mondo ed è questa la cosa più bella ed arricchente. Ci sono persone che non hanno la possibilità di viaggiare e un festival può essere un’opportunità per confrontarsi con culture diverse attraverso le pellicole e gli ospiti che vengono a presentarle. Il budget con cui organizzo Endorfine è ridicolo, è molto difficile portare ospiti soprattutto perché i film che seleziono provengono dagli angoli più disparati del pianeta e i biglietti aerei sono costosi per arrivare in Italia. In ogni caso, anche grazie alla collaborazione di chi crede profondamente in questo progetto, ogni anno riesco sempre a invitare almeno un paio di ospiti anche dall’estero” conclude Aimone.

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  • Gloria |

    Meravigliosa’iniziativa di Laura che pone in evidenza le donne in sport solitamente praticati dagli uomini non solo ma che accentua l’importanza e l’efficacia dello sport per oltrepassare i confini del disagio e della violenza.È importante che questi film dedichino il pubblico intero ad una diversa ed una ampia accezione del ruolo della donna e delle sue scelte.Film come questi si devono ramificare nelle cultura e porre le radici per le nuove ge frazioni anche in quei ambiti più ristretti.

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