«Per fare la spesa, devi chiedermi i soldi»: era una delle tanti frasi che Jaineba (il nome è di fantasia) si sentiva dire quotidianamente dal marito. Il controllo economico era solo una delle tante violenze che Jaineba era costretta a subire e quella mancanza di indipendenza economica, come per molte donne vittime di violenza domestica, rendeva ancora più difficile e complesso andare via per arrivare a liberarsi, a tornare a vivere; insomma a dire «basta». A 31 anni decide di tentare e va via dal Senegal, era il 2012, arriva a Milano con il sogno di diventare sarta e cercare un futuro migliore per sé e i suoi figli.
Il lavoro per ritrovare l’autonomia
Giovane, in condizioni di povertà e nel cuore i tre figli che aveva dovuto lasciare in Africa, si ritrova fin da subito ad essere accolta dalla Caritas nella casa accoglienza di via Sammartini e successivamente, nel 2020, da una delle strutture di Fondazione Asilo Mariuccia. È in questo periodo che inizia a lavorare grazie ad alcuni tirocini retribuiti offerti dal Comune e a studiare l’italiano. Un momento importante nella sua vita è l’assunzione, avvenuta poco dopo, presso un hotel di Milano che le consente di trovare una casa, di ottenere il ricongiungimento dei tre figli e di poter iniziare ad acquistare i macchinari per avviare il suo sogno nel cassetto.
A sostenerla in questo percorso, Fondazione Asilo Mariuccia, sia nella fase della gestione della chiusura del rapporto lavorativo con l’albergo, sia in tutto l’iter burocratico per avviare l’attività (ad esempio per l’apertura della partita Iva). Nell’aprile del 2022 nasce e viene inaugurata la sartoria di Jaineba, dedicata alla realizzazione di abiti tradizionali da cerimonia, matrimoni, battesimi, comunioni. Oggi la sartoria possiede diversi clienti affezionati, è in espansione e Fondazione Asilo Mariuccia la supporta nel far conoscere i suoi lavori.
Fondazione Asilo Mariuccia
Nata nel 1902 la Fondazione opera nella città di Milano e a Porto Valtravaglia e si occupa «di donne con bambini. Si tratta di donne uscite da situazioni di violenza, che hanno un disagio economico estremo o un disagio di tipo socio-abitativo», spiega Maurizio Mozzoni responsabile area lavoro e formazione della Fondazione Asilo Mariuccia. «Le accogliamo nei nostri centri e nei nostri alloggi con l’obiettivo principale di fornire loro quegli strumenti necessari per rientrare nella società, per reinventarsi e riprendere in mano la propria vita in modo funzionale. Spesso le donne che si rivolgono a noi sono state private della capacità di poter gestire se stesse, il proprio patrimonio economico e in generale la propria vita. Con i progetti messi in campo dall’associazione vogliamo dare a queste donne gli strumenti necessari per re-imparare a ritrovare la propria autonomia e questo passa innanzitutto da un lavoro pedagogico su se stesse».
Oltre 100 mamme
Nel concreto, l’obiettivo è quello di insegnare le skill e le competenze che servono per vivere in una città come Milano. C’è poi il secondo step che è quello della ricerca di una occupazione e questo avviene in due modi: o attraverso l’inserimento in corsi professionalizzanti, anche finalizzati all’apprendimento della lingua italiana quando si tratta di donne straniere; oppure tramite strutture esterne alla fondazione. Infine c’è l’inserimento nel percorso di ricerca attiva di una occupazione. Il tutto attraverso la creazione di micro progetti individuali: colloqui singoli per comprendere meglio le attitudini e le capacità di ciascuna e, di conseguenza, percorsi di inserimento lavorativo mirati. La percentuale di successo è davvero molto alta. «Ad oggi – sottolinea Mozzoni, – le mamme che abbiamo supportato sono oltre 100. Un numero importante se si considera che l’area lavoro della nostra associazione esiste dalla fine del 2020. Un elemento da sottolineare è la percentuale di successo che è molto alta: ad oggi il 70% delle mamme che si sono rivolte all’associazione ha un posto di lavoro ma soprattutto lo mantiene. Il restante 30% riguardano donne che magari hanno un particolare deficit oppure hanno iniziato da poco il programma di inserimento nel mondo del lavoro».
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Se stai subendo stalking, violenza verbale o psicologica, violenza fisica puoi chiamare per avere aiuto o anche solo per chiedere un consiglio il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari). Se preferisci, puoi chattare con le operatrici direttamente da qui.
Puoi rivolgerti a uno dei numerosi centri antiviolenza sul territorio nazionale, dove potrai trovare ascolto, consigli pratici e una rete di supporto concreto. La lista dei centri aderenti alla rete D.i.Re è qui.
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