I romanzi di Dominique Fortier raccontano storie di donne che la vita ha messo davanti a eventi eccezionali e alle quali ha donato talenti straordinari. Una di queste è Emily Dickinson, morta a cinquantasei anni e considerata una delle poetesse più importanti nella storia della letteratura.
L’autrice, nel suo primo romanzo “Le città di carta”, ripercorre fisicamente i luoghi nei quali ha vissuto Emily Dickinson e riporta le tappe, i pensieri e le scoperte che riguardano la poetessa. Capitoli brevissimi in cui se ne raccontano le giornate, intercalate dal viaggio dell’autrice sulle sue tracce.
“Si narra che inizialmente avesse limitato le visite in paese per poi rimanere segregata in giardino, prima di non allontanarsi più da casa e poi dal secondo piano, e che infine avesse eletto domicilio nella sua stanza, da cui usciva solo in caso di stretta necessità”.
Si dice sempre che per scrivere bisogna vivere e invece Dickinson si chiude completamente alla vita, che la attraversa solo grazie ai rapporti con le poche persone che ha intorno. Sono quasi tutte donne, con le loro storie, i loro crucci e dolori, che Emily assorbe e trasforma in parole, versi, componimenti.
Si scoprono aspetti poco noti della vita e del lavoro della poetessa, che chiusa nella sua stanza osservava il mondo attorno a sé, inquadrato da una finestra, o da una porta, e utilizzava ogni ritaglio di carta, qualunque materiale avesse a disposizione per lasciare impressa su un supporto concreto una sua emozione, sensazione, un lampo di memoria.
Supporto che diventa un tutt’uno con la poesia, di per sé evanescente, aerea, leggera nell’immaginario comune e che in questo modo acquisisce un corpo, una concretezza materiale come parte integrante dell’opera, dalla carta all’inchiostro “che viene dal ventre favoloso di una creatura sottomarina a otto braccia. Ancor prima di aver scritto, l’inchiostro già si ricorda di tante meraviglie”.
Una vita di clausura per scelta, come per difendersi da una vita troppo intensa che la avvolge, quella delle sue amiche e sorelle, raccontata nel secondo libro “Le ombre bianche”. È qui che si snoda un romanzo su doppio binario: la scoperta e la pubblicazione delle poesie e la vita che scorre dopo la morte di Emily, che trascende ogni difficoltà personale fra le protagoniste, impegnate solo a restituire voce alla poetessa.
Lavinia, dopo la morte della amata sorella, trova in un cassetto della sua stanza piccoli pezzetti di carta di ogni tipo sui quali Emily scriveva:
“Poi Lavinia apre l’ultimo cassetto. Ne scaturisce una valanga di foglietti, soffiati fuori da una tempesta invisibile. […] pezzi di buste strappate, angoli di sacchi di farina, lembi di pacchetti di zucchero, ritagli di carta con cui si avvolgono le spezie […]”.
Tutti questi frammenti vengono affidati a Mabel, affinché ne curi la collazione e la redazione, collaborando con un editore. Mabel è l’amante del fratello; Lavinia non la giudica, ritenendo di gran lunga più importante il destino delle poesie che una bega familiare. Una terza donna coinvolta è Susan, la cognata di Lavinia ed Emily, la donna tradita, che per affetto lavora anche lei al fine di recuperare l’opera. Sono cerchi d’amore attorno a un’idea, quella che nulla del patrimonio letterario e umano che Emily ha lasciato, vada perduto.
Affascinante dal punto di vista della storia editoriale, questo romanzo ripercorre le tappe della nascita di un libro (in questo caso di poesie), con tutte le difficoltà nel ricostruire le vicende per comprendere l’ordine cronologico dei testi, la scelta delle poesie e l’interpretazione di eventuali parti mancanti (visti i supporti spesso precari utilizzati) del testo. Entra in questo caso in gioco un’altra donna, anzi, una piccola donna, Millicent, figlia di Mabel, che sembra avere una conoscenza spirituale di Emily, come se fosse guidata da lei “a distanza” nel riconoscere i suoi pensieri, o le poesie stesse le suggerissero la soluzione quasi a rappresentare l’anima della poetessa.
Anche in questo romanzo, come nel primo, non mancano le incursioni dell’autrice:
“Nel marzo 2020 il mio desiderio è stato esaudito, ci siamo ritrovati tutti barricati in casa […] Non restava altro da fare che […] guardare la luce cambiare osservando la corsa quasi immobile delle ombre violacee sulla neve, come si guarda la luna attraversare il cielo, un millimetro di immensità alla volta. Per alcune settimane abbiamo vissuto come Emily Dickinson”.
Sono cerchi che si chiudono, nella vita di Dominique Fortier che da sempre aveva desiderato scrivere su Dickinson, e in una vita cronologicamente molto distante che appare all’improvviso chiara, grazie a un evento che ha una spiccata similitudine con ciò che accadde alla poetessa.
Partendo da alcuni componimenti che Fortier riporta, è possibile recuperare l’opera della poetessa, con una consapevolezza diversa e forse più tangibile del contesto – come solo attraverso i romanzi accade – per apprezzarne maggiormente il valore.
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Titolo: “Le città di carta”
Autrice: Dominique Fortier
Traduttrice: Camilla Diez
Editore: Alter Ego (2020)
Prezzo: 16 euro
Titolo: “Le ombre bianche”
Autrice: Dominique Fortier
Traduttrice: Camilla Diez
Editore: Alter Ego (2023)
Prezzo: 18 euro
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