Nobel per la Pace all’iraniana Narges Mohammadi (in carcere)

Il premio nobel per la Pace 2023 va all’attivista iraniana Narges Mohammadi per “la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e per la promozione dei diritti umani e della libertà per tutti“. Lo ha annunciato il Comitato per il Nobel norvegese. Il premio di quest’anno riconosce anche “le centinaia di migliaia di persone che hanno manifestato contro le politiche di discriminazione e oppressione del regime teocratico nei confronti delle donne“, fa sapere il Comitato.

La scelta del comitato è anche politica, dal momento che la presidente del comitato dei Nobel di Oslo Berit Reiss-Andersen arrivando al leggio prima di annunciare il vincitore del premio ha pronunciato lo slogan delle proteste iraniane: “Donna, vita, libertà”. La presidente ha poi commentato: “Se le autorità iraniane prenderanno la giusta decisione la rilasceranno così che potrà essere qui per ritirare il premio a dicembre“. La decisione si inserisce in un nuovo momento di tensione del Paese, dopo il pestaggio di Armita Geravand, la ragazza finita in coma dopo le percosse della sorveglianza della metropolitana di Teheran perché non indossava il velo.

L’arresto di Mohammadi

Le autorità hanno arrestato Mohammadi a novembre dopo aver partecipato a una commemorazione per una vittima delle violente proteste del 2019. L’attivista iraniana ha una lunga storia di incarcerazione, condanne dure e richieste internazionali di revisione del suo caso.

Narges Mohammadi, 50 anni, è detenuta tutt’ora arbitrariamente nella prigione di Shahr-e Rey (nota anche come Gharchak) nella città di Varamin, provincia di Teheran. Le stanno negando assistenza sanitaria adeguata come rappresaglia per le sue campagne pubbliche, come quella contro l’uso dell’isolamento nelle carceri e per aver cercato i responsabili per le centinaia di omicidi illegali avvenuti durante le proteste del novembre 2019.

Secondo quanto riportato da suo marito, il 23 giugno 2022 Narges Mohammadi è stata trasferita in ospedale, fuori dal carcere, dopo aver avvertito difficoltà respiratorie e battito cardiaco irregolare. Da quando è tornata in prigione dall’ospedale le sono stati negati alcuni farmaci specifici prescritti dal medico specialista. Le autorità le avevano precedentemente interdetto i farmaci dal 21 aprile all’11 maggio 2022.

Narges Mohammadi, secondo quanto riportato da Amnesty International, ha riferito che il 3 febbraio 2022, a seguito di un attacco di cuore, il medico del carcere le ha negato un’assistenza sanitaria adeguata, mentre i funzionari dell’accusa le hanno impedito il trasferimento in ospedale fuori dal carcere per cure mediche urgenti, mettendo a rischio la sua vita. Solo dopo aver subito una serie di attacchi di cuore il 16 febbraio 2022, Narges Mohammadi è stata trasferita in ospedale, dove ha subito un intervento chirurgico d’urgenza. Contro il parere del medico e prima che si riprendesse, dopo 3 giorni le autorità l’hanno riportata in prigione, ma il 22 febbraio ha ottenuto un congedo medico.

Narges Mohammadi è stata condannata ad un totale di 10 anni e otto mesi di carcere, 154 frustate e altre sanzioni in due casi separati derivanti esclusivamente dal suo lavoro per i diritti umani. Alla fine di aprile 2022, le autorità inquirenti hanno aperto un nuovo caso. La detenzione di Narges Mohammadi è ripresa il 21 aprile 2022 ed è stata mandata a Gharchak per continuare a scontare la pena. Lì, le autorità carcerarie la tengono in condizioni crudeli e disumane, denuncia Amnesty, che ha lanciato una petizione per il suo rilascio.

Il Nobel 2003 a Shirin Ebadi

Prima di essere incarcerata , Mohammadi era vicepresidente del Centro per i difensori dei diritti umani in Iran. In passato era stata vicino al premio Nobel iraniano per la pace del 2003 Shirin Ebadi, che ha fondato il centro. Ebadi, avvocata, scrittrice e insegnante, lasciò l’Iran dopo la controversa rielezione dell’allora presidente Mahmoud Ahmadinejad nel 2009, che scatenò proteste senza precedenti e dure repressioni da parte delle autorità.

I riconoscimenti a Narges Mohammadi

Nel 2018, Mohammadi, un ingegnere, ha ricevuto il Premio Andrei Sakharov 2018. Nel 2022, è stata processata in 5 minuti e condannata a 8 anni di prigione e 70 frustate.

I Premi Nobel prevedono un premio in denaro di 11 milioni di corone svedesi (circa 1 milione di dollari). I vincitori ricevono anche una medaglia d’oro a 18 carati e un diploma durante la cerimonia di premiazione a dicembre.

I premi Nobel per la pace

Il Premio Nobel per la pace è stato scelto da un elenco di poco più di 350 candidature. Il premio dell’anno scorso è stato vinto da attivisti per i diritti umani provenienti da Ucraina, Bielorussia e Russia, in quello che è stato visto come un forte rimprovero al presidente russo Vladimir Putin e al suo omologo e alleato bielorusso.

Fra i vincitori storici anche Nelson Mandela, Barack Obama, Mikhail Gorbachev, Aung San Suu Kyi e le Nazioni Unite. A differenza degli altri premi Nobel selezionati e annunciati a Stoccolma, il fondatore Alfred Nobel ha decretato che il premio per la pace fosse deciso e assegnato a Oslo dal Comitato Nobel norvegese composto da 5 membri. Il comitato indipendente è nominato dal parlamento norvegese.

Quest’anno, il comitato ha ricevuto 351 candidature: 259 per individui e 92 per organizzazioni. Tra le persone che possono presentare candidature figurano ex vincitori del Premio Nobel per la pace, membri del comitato, capi di stato, membri dei parlamenti e professori di scienze politiche, storia e diritto internazionale.

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