Prima di iniziare il percorso di uscita dalla violenza, il 40% delle donne si rivolge ai parenti per cercare aiuto, il 30% alle forze dell’ordine, il 19,3% fa ricorso al pronto soccorso e all’ospedale. Segno che la rete di protezione per le donne vittime di violenza è di fondamentale importanza per il passaggio poi ai Cav, i centri antiviolenza: 373 quelli presenti in Italia, oltre a 431 case rifugio, dato in aumento rispetto agli anni precedenti, a cui si rivolgono più di 34mila donne, oltre il 61% con figli. E’ quanto emerge dall’ultima indagine Istat, svolta nel 2022 e riferita al 2021, in collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio e con le Regioni.
Figli che assistono alle violenze
Al 31 dicembre 2021 risultavano seguite presso i Cav 34.500 donne, di cui 23.083 avevano iniziato il percorso personalizzato di fuoriscita dalla violenza nel 2021. Le donne con figli erano 21.252. Su un totale di 15.248 figli minorenni, la percentuale di quelli che hanno assistito alla violenza del padre sulla madre è del 72,2% e il 19,7% la hanno anche subita. 2.423 le donne che hanno trovato ospitalità nelle Case rifugio, dove restano in media 142 giorni. Tra le donne che hanno lasciato la casa rifugio durante l’anno il 42,5% ha raggiunto gli obiettivi del percorso personalizzato di uscita dalla violenza concordato con le operatrici della casa.
Centri antiviolenza: l’Italia non è tutta uguale
Il 26,8% delle donne si reca ai Cav autonomamente, il 32,7% è guidato da forze dell’ordine, servizi sociali e presidi della salute. La distribuzione dei Centri antiviolenza non è omogenea sul territorio nazionale: al Sud sono attivi il 30,8% dei CAV, a seguire il Nord-ovest con il 22,5%, il Centro (19,6%), il Nord-est (16,4%) e le Isole (10,7%). Nelle regioni del Nord-ovest si trova il 40,4% delle Case rifugio, il 22,7% nel Nord-est, il 13,5% al Sud, il 12,3% nelle Isole e l’11,1% nel Centro.
Il nodo dei finanziamenti ai centri
Il totale dei finanziamenti di cui i Cav hanno dichiarato di aver beneficiato nel corso del 2021 ammontano a oltre 23 milioni di euro. I centri delle regioni del Nord assorbono il 58,3% dei finanziamenti, quelli del Centro il 21%, del Sud il 14,4%, isole il 6,4%. I fondi di natura pubblica rappresentano la quota prevalente (86,1%), a seguire i fondi privati (12,9%) e quelli dell’Unione europea (1%). Tra i cav del Sud la quota di finanziamenti pubblici è massima (92,4%) mentre quella dei finanziamenti privati è più elevata al Nord-ovest, dove il peso percentuale dei finanziamenti privati sale al 22%. In Lombardia e Sicilia (rispettivamente per il 25,9% e il 23,6% dei cav) i fondi di natura privata assumono il ruolo più importante, in termini di peso percentuale, nel panorama nazionale.
In calo le chiamate al 1522
Nel 2022 si registra un calo del 10% delle chiamate valide al 1522 rispetto al 2021 (da 36.036 a 32.430). Tale diminuzione è in parte legata al fatto che 2021 aveva infatti risentito dell’effetto di pandemia e lockdown. Il numero delle chiamate nel 2022 risulta comunque molto più elevato rispetto ai periodi pre-pandemia e segna un +52,3% rispetto al 2019 (21.290). In diminuzione anche le chiamate da parte delle vittime tra il 2021 e il 2022 (11.909; -26,6%). I motivi principali di chiamata sono prevalentemente le “Richieste di informazioni sul 1522” (30,6%), le “Richieste di aiuto da parte delle vittime della violenza” (28,1%) e le “richieste di informazioni sui Centri antiviolenza” (14,5%).
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