Pedalare per le donne. Per renderle davvero libere di arrivare là dove vogliono andare. Silvia Gottardi e Linda Ronzoni sono una coppia nella vita e nello sport. In sella alle loro bici, le Cicliste per caso, hanno percorso strade epiche, dagli Stati Uniti alla Patagonia alla Namibia, e l’hanno fatto con un obiettivo: accelerare il cammino per la parità di genere.
La bici per l’empowerment femminile
«La bici ha dato un forte contributo all’emancipazione femminile: alla fine dell’800 ha contribuito a riformare l’abbigliamento femminile, le donne hanno tolto i corsetti e indossato i pantaloni a sbuffo; per la prima volta avevano un mezzo con cui spostarsi da sole, liberamente. E quello stesso mezzo ha aiutato tantissime donne a portare avanti rivoluzioni importanti: pensiamo alle suffragette. O ancora, alle storie delle partigiane. Oggi, i diritti per cui lottare sono diversi, ma l’urgenza del cambiamento resta uguale. E la bici può essere un simbolo fortissimo» spiega Silvia.
Lei, ex cestista professionista, con all’attivo uno scudetto con Priolo nel 2000, uno scudetto UK nel 2005 con le Coca-Cola Rhonda Rebels e la maglia azzurra indossata più volte, è passata dal pallone alle due ruote con lo spirito di chi non rinuncia alla competizione. Lenta, ma ugualmente avventurosa, per consentirle di vivere esperienze straordinarie da riprendere con la sua camera. Il suo primo documentario She Got Game, infatti, ha vinto la Guirlande D’Honneur al FICTS International Festival 2015 ed è ora su Netflix. Linda, al suo fianco nei molti km percorsi, nasce è graphic designer e art director e firma i testi di Cicliste per caso, un progetto nato come blog e poi diventato libro ma anche podcast.
Donne in lotta per i diritti
«Abbiamo raccontato la storia di Alfonsina Strada, la prima donna ad aver corso il Giro d’Italia nel 1924. Una donna tenace, che non si è arresa di fronte ai pregiudizi ed è ritenuta una pioniera nella parificazione di genere in campo sportivo. È stata la nostra più grande fonte di ispirazione, fin da subito» commenta Silvia. Il podcast è infatti in gara agli Italian Podcast Award di Amazon Music per la categoria “Diversity”.
Ma lungo il cammino, Silvia e Linda hanno incontrato molte altre Alfonsine: dalla partigiana Angela, scomparsa poco tempo fa, ad Annalisa Durante, vittima della camorra. Donne che sono entrate di petto nella storia, rivendicando a testa alta i propri diritti. Anche per questo, le due cicliste partiranno a breve per la Gender Equality Ride, duemila km da Bolzano a Oslo rigorosamente in bici. Un percorso durante il quale visiteranno sei musei del circuito IAWM (International Association of Women’s Museums) toccando con mano come cambia il gender gap man mano che ci sposta verso nord.
Il gender gap anche nello sport
«In Italia abbiamo ancora molta strada da fare per abbattere gli stereotipi e raggiungere una reale parità. Io stessa ho sperimentato su di me tutto il peso dell’ingiustizia di genere: da giocatrice di pallacanestro ho sempre guadagnato meno degli uomini, non ho avuto diritto alla pensione né alla maternità. Questo, solo in quanto donna».
E per rendere ancora più forte il messaggio di empowerment, Silvia e Linda hanno riunito nel Parco Naturale Monte San Bartolo, in provincia di Pesaro, tantissimi amanti delle due ruote per la prima edizione di W! Il Festival delle Cicliste per caso. Un evento dedicato alla bellezza dei viaggi non convenzionali, alla felicità che solo la bicicletta sa regalare e, soprattutto, alle donne e al loro potenziale ancora, in buona parte, da liberare.
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