Università, dove si infrange l’onda rosa delle laureate?

Fin dall’inizio di questo secolo, anno dopo anno, il numero delle neolaureate è stato nettamente superiore al numero dei neolaureati, sia in Italia sia in ognuno dei 27 Paesi europei. Nel 2021 le neolaureate sono state 136 per ogni 100 laureati di genere maschile in Italia, e 133 in Europa (Figura 1).

Figura 1 – Neolaureate nel 2021 per ogni 100 neolaureati di genere maschile

Questa maggioranza femminile tra i neolaureati si accumula nella popolazione, e si riversa sul mercato del lavoro, generando una prevalenza femminile altrettanto solida tra gli occupati con titolo di studio terziario.

Le laureate sono in maggioranza nella popolazione e nell’occupazione

Attualmente, infatti, nella popolazione di età compresa tra 25 e 64 anni, il numero delle laureate in valore assoluto supera quello dei laureati sia in Italia sia nella media dei Paesi europei: sono ben 140 le donne che possiedono una laurea per ogni 100 uomini nel nostro Paese, contro 119 della media europea. E anche se nel passaggio tra università e mercato del lavoro la dispersione è maggiore per la componente femminile rispetto a quella maschile,[1] la prevalenza femminile tra gli occupati continua a rimanere salda: 128 laureate per ogni 100 laureati in Italia e 112 in Europa (Figura 2).

L’onda rosa si infrange nell’accesso ai ruoli apicali

Dove si infrange, allora, l’onda rosa delle laureate? Nell’accesso alle posizioni dirigenziali. Qui le laureate diventano minoranza, esigua, sia in Italia sia in Europa (51 donne laureate dirigenti per 100 uomini laureati dirigenti in Italia; 64 in Europa). Le laureate sono prevalenti, invece, nella categoria degli occupati troppo istruiti, cioè delle persone che possiedono un titolo di studio “superiore a quello posseduto dalla maggior parte di coloro che svolgono la stessa professione”; risultano troppo istruite il 40% delle laureate nella classe d’età 15-34 anni, e il 36% nella classe d’età 15-89 anni.

Figura 2 – Donne laureate per 100 uomini laureati nella popolazione, nell’occupazione e nelle posizioni dirigenziali in Italia e in Europa – 2022.

Questi dati pongono due problemi.

Primo problema: la laurea per gli uomini

Perché in Italia, e solo in Italia, così tanti studenti maschi non arrivano al conseguimento del titolo? Perché la laurea non serve per qualificare l’occupazione maschile? Cosa c’è di inaccessibile, nel titolo rilasciato dall’università italiana, che neppure 17 individui su 100, di genere maschile e di età compresa tra 25 e 64 anni, riescono a laurearsi? Nessuno dei 38 Paesi Ocse fa peggio di noi, e il dato medio è più del doppio rispetto a quello nazionale (36% contro 17%); come si può recuperare una tale distanza? Tra i giovani (25-34 anni) la situazione non cambia, siamo sempre ultimi in graduatoria (22% contro 41%); hanno più laureati di noi il Messico, la Colombia, la Turchia, il Cile… è giusto così? In Corea, Giappone, e Canada più della metà della popolazione maschile adulta è laureata; perché noi non riusciamo a ridurre almeno un po’ questa enorme distanza?

Secondo problema: la laurea per i dirigenti

Perché in Italia, e solo in Italia, il titolo di studio non serve per qualificare la dirigenza? Se nel nostro Paese solo un dirigente su quattro è laureato, significa che la laurea non serve per ottenere una posizione manageriale, mentre in tutti gli altri Paesi europei la quota dei laureati supera il 50% (Figura 3). Cosa c’è di inadeguato, nel nostro sistema formativo, che lo rende superfluo per ricoprire le posizioni apicali del sistema produttivo?

Figura 3 – Manager laureati su totale manager in età 20-64 per sesso nei Paesi EU27 – 2022

Quale che sia la struttura degli incentivi che produce questi risultati, per il nostro Paese è un problema: per far fronte alla competizione internazionale e prosperare abbiamo bisogno di più laureati (uomini e donne) e di più dirigenti laureati (donne e uomini). In tale contesto, è necessario modificare la struttura degli incentivi e riequilibrare le differenze di genere nei percorsi formativi e nelle carriere, a beneficio di tutti.

[1] I tassi di occupazione femminili e maschili sono rispettivamente 80% contro 88% in Italia e 85% contro 90% in Europa. Dati Eurostat, classe d’età 25-64 anni, 2022.

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