“Acquanauti”, quando speleologia e impegno civile si incontrano

Si sente fortunata, perché il suo lavoro è anche la sua passione. Comunicazione e speleologia. Una scelta di vita, dopo passaggi in giro per l’Italia e all’estero e un ritorno a casa che però non è coinciso con una sosta o una ritirata. Addetta stampa della società speleologica italiana, Valeria Carbone Basile, oltre che comunicatrice e giornalista è anche una speleologa. E proprio questa sua passione l’ha portata a lavorare come traduttrice e illustratrice al libro “Acquanauta, la mia vita sotto la superficie” (Di Leandro & Partners), l’odissea subacquea di Rick Stanton nel salvataggio dalla grotta in Thailandia e da qualche giorno in Italia. 

“Si dice che se fai il lavoro che ami, non lavori mai un giorno in vita tua. Per me in un certo senso è così – dice -. E quello che ho fatto in questi anni è esattamente piegare la mia passione divorante e farla diventare competenza, e poi mettere questa competenza al servizio di ciò che cattura la mia attenzione, mi permea e mi appassiona e ritengo possa essere utile alla collettività. Dunque mi occupo anche di sensibilizzare sui temi della protezione e ricerca scientifica negli ambienti del sottosuolo, sommersi e non, ma anche di soccorso e volontariato”. 

Un po’, sottolinea, “quello che ha fatto anche Rick, la sua passione divorante era l’esplorazione dei luoghi più remoti della terra, all’inseguimento dell’acqua, da dove si inabissa fin dove riemerge”. Passione e impegno civile è quello che chiama “fil rouge che lega tutte le nostre storie”. Come la sua che può essere considerata la risultante di una serie di esperienze impegnative e appassionanti. 

“Dopo aver studiato e lavorato a Roma e per un periodo a New York come addetta stampa per la Missione Italiana alle Nazioni Unite, sono stata costretta a tornare nella mia città natale, in Puglia”, argomenta. “Dovevo trovare un modo per non alienarmi, quindi ho pensato a cosa mi piacesse fare a parte scrivere e disegnare, e all’improvviso l’illuminazione. Camminare. A Roma e New York giravo a piedi, per ore, per giornate intere. Quindi iniziai a unirmi a gruppi e associazioni che facevano trekking e durante i trekking nell’Alta Murgia ho guardato con altri occhi le piccole e grandi voragini, i ‘buchi’ e le grotte”.

Il resto arriva a cascata. Sino all’episodio in Thailandia e l’incontro successivo con Rick in Sardegna al raduno internazionale di speleologia. Poi le chiacchierate, le interviste e la partecipazione alla realizzazione del libro che, sottolinea, “può essere anche considerato ‘romanzo di formazione’, nonostante riporti una storia vera”.

“Mentre la versione originale, per quanto chiara e divulgativa, si rivolge soprattutto al mondo speleologico e speleosubacqueo”, prosegue Valeria. “Io ho indirizzato tutti i miei sforzi a renderla godibile e comprensibile a chiunque. Anche i disegni e la grafica li ho ideati in omaggio a quei romanzi illustrati d’avventura che leggevo da ragazzina”. E un sogno: portare il libro nelle scuole e nelle università: “Posso mostrare ai tanti che frequentano quei luoghi e che magari sono in difficoltà, che c’è un modo alternativo di sentire e vivere sé stessi e la propria vita, che possono trovare la propria identità e liberarsi delle aspettative altrui, anche in modo avventuroso e divertente”. 

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