C’è una generazione per cui viaggiare è una priorità assoluta, molto più importante del comprare un’auto o una casa. È la stessa generazione che scende in piazza per chiedere un mondo più sostenibile e che pretende dalle aziende impegni valoriali chiari e definiti.
È la Gen Z o Post Millennial, in Italia conta circa 9 milioni di persone. È loro che Carlotta Gaddo vuole portare alla scoperta del mondo, generando un turismo circolare, local e sostenibile.
La passione per i viaggi
Classe 1992, Carlotta Gaddo è la co-founder di una startup di viaggi per under 30, Utravel, nonchè mamma di un bimbo di 2 anni e mezzo, «che ha all’attivo già almeno 20 viaggi in aereo», racconta mentre è in aeroporto in attesa del prossimo volo: un viaggio di famiglia in Giappone.
«Sono cresciuta a pane e turismo, con dei genitori che lavoravano nel settore e tanta gavetta fatta fin da giovanissima durante le stagioni. Con i soldi guadagnati, acquistavo voli per girare il mondo, alimentando quella passione per l’internazionalità che da grande avrei reso centrale nella mia vita» svela Carlotta.
Francese di nascita, piemontese di adozione, si laurea in Tourism Management allo Iulm di Milano, con magistrale in Marketing e Direzione d’impresa all’Università degli Studi di Torino. A seguire, parte per un’esperienza professionale nel Regno Unito e rientra dopo un anno in Italia per partecipare a un Graduate Program di Alpitour. «È lì che ho capito che quella sarebbe stata davvero la mia strada» ricorda.
L’idea di fare impresa
L’esperienza è così coinvolgente che con il collega Gianluca Di Donato propone al colosso del turismo di aprirsi a un target ancora poco attenzionato, quello degli universitari. Come? Con una formula “blind”, ovvero proponendo ai ragazzi di partire per una meta “al buio”, a prezzi bassissimi. Viaggiare per il puro piacere di farlo.
Il format piace, tanto che nel 2019 Carlotta e Gianluca lanciano la startup Utravel, il cui obiettivo è generare valore nelle destinazioni in cui opera, trasformando ogni vacanza in un’avventura fatta di incontro e crescita personale in cui i giovani vivono in sinergia con le persone, le culture e i territori che li accolgono.
«Siamo consapevoli di quanto poco sia sostenibile un certo tipo di turismo. Per questo – ammette la founder – proponiamo un modello diverso che possa generare un impatto positivo sulle persone e le destinazioni».
I Guru local e il viaggio sostenibile
La startup, diventata recentemente Società Benefit, collabora con onlus e realtà locali, anche molto piccole, in modo da favorire lo sviluppo economico e la crescita sociale delle comunità. Questo avviene anche coinvolgendo delle persone del posto come “Guru”, ovvero figure di riferimento per i viaggiatori che permettano loro di vivere le mete come chi in quei luoghi è nato e cresciuto.
«Cerchiamo di proporre ai local delle opportunità di collaborazione, aiutandoli con le incombenze burocratiche e fornendo loro la nostra tecnologia. Così, diventiamo una fonte di reddito sicura per loro e, soprattutto, impariamo a conoscere davvero i luoghi in cui viaggiamo mettendo al centro la condivisione dei valori. Questo è forse il goal principale che vogliamo raggiungere con ogni nostro nuovo viaggio» conferma Carlotta.
È possibile, ad esempio, imparare la lingua swahili in una scuola di Zanzibar con l’aiuto di un maestro locale, perdersi nelle botteghe del Kenya con una guida del posto o immergersi nella natura incontaminata della Repubblica Dominicana, vivendo con una famiglia del posto.
«La nostra ambizione è creare un nuovo modello di turismo circolare, in cui il viaggiatore non è un semplice turista, ma ha l’opportunità di scoprire sé stesso esplorando il mondo attraverso avventure autentiche e consapevoli, nel pieno rispetto dei luoghi che lo ospitano» conferma Carlotta.
Un modello che piace alla Gen Z. Una generazione fatta di persone affamate di avventura, desiderose di immergersi in esperienze autentiche e di praticare nuovi tipi di connessioni. Internet sì, ma non solo. Come se dopo la scorpacciata di virtualità a cui siamo stati esposti negli ultimi anni, sia arrivato il momento di tornare alla realtà più profonda e tangibile.
La ricerca dei talenti
E attenzione, perchè i Guru non sono solo local, ma anche “made in Italy”. «Cerchiamo ragazzi e ragazze che siano appassionati di viaggi e abbiano voglia di trasferirsi nelle destinazioni prescelte, dai Caraibi all’Africa, tra i due e i sei mesi, per incontrare partner locali, stringere rapporti e identificare delle possibili esperienze da proporre ai nostri viaggiatori». A questi profili, si aggiungono quelli – sempre ricercatissimi – dei professionisti del digitale. Da poter svolgere, ça va sans dire, in smart working in tutto il mondo.
A breve, infatti, sarà lanciata l’App di Utravel, in cui ogni attività turistica proposta sarà legata a un approfondimento rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) di riferimento. Inoltre, nel corso del 2023, alle già oltre 30 destinazioni attuali sparse in tutto il mondo, si aggiungeranno nuove mete nel Sud-Est Asiatico e Sud America.
«Il sogno nel cassetto? Portare sempre più ragazzi a scoprire il mondo con una sana curiosità e voglia di contaminarsi ad altre culture, senza paura, ma con rispetto. Questa è la mia missione anche come mamma» confida Carlotta. E ora, è tempo di andare. Il gate chiude. Il Giappone la aspetta.
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