Scritto da Marina Calloni, professoressa ordinaria di filosofia politica e sociale, Università di Milano-Bicocca
Cosa possiamo ancora fare per prevenire e combattere la violenza di genere? Molto si è fatto in termini di sensibilizzazione pubblica, mobilitazione sociale, mutamenti legislativi, analisi scientifiche, raccolta dati, impegni istituzionali (come messo in luce anche dalla Commissione parlamentare sul femminicidio), ma ancora molto resta da fare per il cambio di mentalità e di immaginari violenti. Fondamentale diventa lo sviluppo di una cultura della non-violenza, a partire dalle giovani generazioni, in un rinnovato rapporto inter-generazionale. La scuola – con il mondo universitario – diventa una potente leva per il cambiamento.
Mi è stato raccontato di recente il seguente caso. In una scuola media, in cui si stavano svolgendo incontri sull’educazione al rispetto, un alunno si è rivolto ad una sua compagna di classe, immigrata, dicendo – come se fosse normale – che in effetti lei era diversa e che quindi non aveva le stesse capacità degli altri compagni. E aveva aggiunto che alcuni post che aveva letto su internet gli davano ragione. Momento di sconcerto da parte delle educatrici, mentre i/le compagni/e di classe annuivano a fronte di ciò che pareva essere un incontrovertibile dato di fatto, sostenuto da fonti che ritenevano essere autorevoli, mentre l’alunna, in silenzio, pareva avere introiettato questa convinzione, come se fosse una verità contro cui era impossibile lottare.
Si tratta forse di un caso isolato, ma che necessita di essere considerato con attenzione. Ci indica come il contrasto contro ogni forma di violenza di genere – che sia fisica, sessuale, psicologica o economica – sia una battaglia continua e quotidiana. E ogni volta si ha la sensazione di dover ripartire da capo, soprattutto quando giovani generazioni non solo riperpetuano pregiudizi sessisti e riproducono discriminazioni multiple, bensì si affidano a video e messaggi via internet per sostenere nuove forme di linguaggio d’odio, cyber bullismo e revenge porn. Accanto all’educazione all’affettività e al rispetto, i ragazzi necessiterebbero di un’educazione alla sessualità, nel momento in cui diventano allarmanti l’aumento di malattie sessualmente trasmissibili tra minori, casi di stupro individuali e di branco, frequentazione di YouPorn, aumentata durante la pandemia, per via della solitudine e della mancata socializzazione. I ragazzi si rivolgono a siti non adeguati alla loro età e al loro sviluppo cognitivo/ affettivo, per cui l’atto sessualmente predatorio viene scambiato per una normale azione virile, privata del diritto al consenso da parte della ragazza.
Non è un caso che nel Rapporto di monitoraggio sull’Italia (2020), al punto 99 delle raccomandazioni, il gruppo di esperte del Consiglio d’Europa, chiamato GREVIO, abbia indicato la necessità di “finalizzare e implementare le linee guida nazionali per l’educazione all’affettività, alla sessualità e alla salute riproduttiva nelle scuole, come mezzo importante per introdurre gli alunni ai temi del diritto all’integrità fisica e alla definizione di violenza sessuale di cui all’articolo 36 della Convenzione di Istanbul.” Il GREVIO sostiene altresì un obbligo di formazione per gli insegnanti in tema di prevenzione e contrasto della violenza di genere.
Una collaborazione multilivello, integrata e olistica tra diversi attori sociali coinvolti – tra alunni/ studenti, familiari, insegnanti, esperti, ricercatori, ovvero tra scuola, università, istituzioni, società civile e mondo delle professioni – diventa sostanziale per prevenire ogni atto di violenza. Noi tutte/i dobbiamo reciprocamente imparare e formarci per tutta la vita, se vogliamo contribuire a formare una società rispettosa e meno violenta, a partire dal nostro lavoro e in stretto rapporto con le più giovani generazioni.
Marina Calloni, professoressa ordinaria di filosofia politica e sociale, Università di Milano-Bicocca
Dal 2022: delegata presso l'”Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e sulla violenza domestica” presso il Ministero per le Pari Opportunità e la Famiglia.2021-2022: delegata della Ministra Cristina Messa (Ministero dell’Università e della Ricerca) su tematiche relative al contrasto della violenza di genere e ogni forma di discriminazione.
2020 – 2022: consulente per la “Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere” presso il Senato della Repubblica.
Dal 2019: presidente dell’Academic Network UN.I.RE. (Università In Rete contro la violenza) composto da università italiane ed europee per l’attuazione della Convenzione di Istanbul, in collaborazione con Consiglio d’Europa, Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio – Senato della Repubblica, Ministero per l’Università e la Ricerca, Ministero per le Pari Opportunità e Famiglia, Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, Consiglio Universitario Nazionale, ANVUR, Parlamento Europeo.
Dal 2013: direttrice del centro di ricerca dipartimentale ADV – Against Domestic Violence (precedentemente chiamato EDV Project), il primo centro universitario in Italia dedicato al contrasto alla violenza domestica.
Per ulteriori informazioni: https://www.unimib.it/marina-calloni
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