La notte del 26 marzo, con un volo da Suceava, è sbarcato a Bergamo un gruppo di donne e bambini in fuga dall’Ucraina. Ad attenderli Claudio Arduini, istruttore Fidal e atleta, con gli amici dell’Atletica Baldo Garda e Atletica Insieme, due associazioni dilettantistiche di atletica leggera del veronese. A raccontarlo è Chiara Davini, agente sportivo e consulente per la Federazione atletica, che è riuscita a realizzare il sogno di libertà di un gruppo di atleti ucraini, dopo aver ricevuto la chiamata di Iolanta Khropach, segretaria della Federazione di Atletica Ucraina. 11 giovanissimi atleti, soprattutto minorenni sono arrivati e sono stati accolti dal comune di Caprino Veronese assieme alle loro allenatrici e dai figli di queste.
A pochi giorni dalla notizia del decesso di Alina Peregudova, promettente atleta morta sotto le bombe di Mariupol, la storia del veronese riempie il cuore. Alina era una promessa del sollevamento pesi, membro della squadra nazionale ucraina. Purtroppo però alle Olimpiadi non potrà partecipare per colpa di una guerra che ha disintegrato i suoi sogni di quattordicenne.
Davini non è nuova a queste iniziative. Lo scorso anno, sempre grazie al suo network, insieme a un’amica ha aiutato a fuggire da Kabul una donna e la sua famiglia appena prima che il corridoio umanitario fosse chiuso. Perché quindi – si è chiesta – non ripetere questa esperienza ora che i suoi tanti amici e contatti ucraini hanno bisogno di aiuto.
La questione principale da risolvere era trovare un tetto accogliente per i profughi. La risposta di Caprino Veronese è stata immediata, subito ha messo a disposizione la prima sistemazione logistica, qui gli atleti hanno quindi scoperto il loro rifugio, dove hanno trovato calore, un avvocato e nuove insegnanti. L’appello all’accoglienza di Davini, tra gli altri, è stato accolto dal presidente del Baldo Garda Matteo Segantini, che ha dichiarato: “la nostra associazione vive lo sport come solidarietà. Aiutare chi ha bisogno è parte di questo spirito. La comunità locale si è stretta immediatamente intorno al progetto, consentendoci di confermare la disponibilità ad accogliere gli atleti”. A un mese dal loro arrivo “vedo tutti i pomeriggi questi ragazzi in campo insieme ai loro coetanei svolgere attività sportive con gioia impegno e serenità. Speriamo presto possano tornare a casa perché i loro genitori sono lontani“.
Una storia è la dimostrazione di come lo sport non sia solo allenamento per il corpo o alla competizione ma anche, spiega Chiara Davini ad Alley Oop, “un importante motore sociale che condivide valori etici come collaborazione, rispetto, integrazione e appartenenza”. E aggiunge: “La sofferenza, la disperazione e il dolore sui volti e nelle parole dei miei conoscenti ucraini o di sconosciuti visti in televisione, sono sensazioni che immagino in modo vivido”.
I ragazzi e le loro famiglie sono in Italia da ormai un mese. La fase di adattamento, la più complessa, comincia a dare i suoi frutti. Tutti i pomeriggi si allenano nei campi di atletica, studiano in dad cercando di integrarsi in questa nuova realtà e di vivere la loro adolescenza.
Valeri ha 16 anni, studiava al liceo sportivo in Ucraina e si allena con gli Allievi 400 e 400hs. Diana, la più dotata atleticamente, si allena la mattina ed è molto concentrata nella preparazione su 100 e 200 metri. È a un passo dal minimo per l’ammissione ai mondiali di categoria.
Per Adriano Brentegani, presidente di Atletica Insieme, la partecipazione al progetto è la naturale conseguenza di chi nei campi di atletica impara a stare insieme ancor prima che ottenere risultati sportivi: “Abbiamo sentito come un dovere il poter permettere ai ragazzi ucraini di continuare a fare sport e vivere in sicurezza”, spiega. Eppure “non pensavo fosse così difficile fare del bene e dare una mano a chi ne ha veramente bisogno e non ha colpe. Per fortuna siamo in tanti e possiamo dividerci i compiti, soprattutto quelli burocratici e amministrativi legati all’accoglienza dei migranti. Le forze dell’ordine e gli uffici preposti sono di grande aiuto“.
La speranza è che i ragazzi possano tornare presto in Ucraina. Nel frattempo per continuare a sostenerli e fare in modo che durante la permanenza in Italia non manchi nulla e si sentano davvero come a casa con quanto serve: dalle attrezzature e abbigliamento sportivo al necessario per la vita di tutti giorni, è stata organizzata una raccolta fondi online dove chi vuole può contribuire.
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