Uguaglianza di genere nel mondo del calcio e dello sport, si può. E c’è già chi fa passi da gigante. Nell’ambito del manifesto RespAct per equità sociale e inclusività, Ac Milan stila delle linee guida in dieci punti per rafforzare il proprio impegno nella promozione della gender equality, presentando #WeAllAreFootball.
Si tratta di un tema sensibile che richiede attenzione, come evidenziato dalla ricerca del network “Women in Football” del 2020: due donne su tre che lavorano nel mondo del calcio sono state testimoni di episodi di sessismo sul posto di lavoro, ma solo una su otto li ha denunciati. La percezione è quella di esser giudicate sul posto di lavoro principalmente per il proprio aspetto fisico e non per le proprie competenze o abilità, con il timore che la trasformazione estetica dovuta al passare degli anni possa avere un impatto negativo sulla carriera.
Il manifesto #WeAllAreFootball vuole inviare il messaggio di un calcio per tutti che non conosce differenze di genere o di nessun altro tipo. Il progetto è stato presentato durante una tavola rotonda che si è tenuta negli Studios di Casa Milan da Elisabet Spina, sport director della Prima Squadra femminile del Milan, che ha coinvolto figure di riferimento nel campo dell’uguaglianza di genere, come Alessandra Kustermann presidente di SVS Donna Aiuta Donna Onlus; Simona Lanzoni vicepresidente di Pangea Onlus; e Cristiana Capotondi, capodelegazione della Nazionale Femminile.
“Siamo partiti da un contesto in cui sono emersi a livelli internazionali degli episodi di disagio, come recentemente accaduto negli Stati Uniti, dove le giocatrici si sono unite nella denuncia verso la loro Lega. Noi – ha dichiarato Elisabet Spina – siamo convinti che non si debba trattare questi eventi nel momento in cui accadono, ma sia necessario sensibilizzare per prevenirli. Parlarne e aprire il dialogo pensiamo sia il modo più formativo e costruttivo per far sì che episodi di questo tipo non accadano. Con il sostegno di tutto il Club abbiamo iniziato un percorso importante per permettere alle ragazze e al nostro staff di continuare a lavorare in un ambiente accogliente e sicuro. Al primo anno di nascita della squadra femminile del Milan, ad esempio, siamo intervenuti a livello infrastrutturale nel Centro Sportivo Vismara, dove convivono donne e uomini, in modo tale da accogliere le ragazze in un ambiente in cui sentirsi a proprio agio e tutelate. Un altro punto cardine raggiunto è, ad oggi, la presenza di un organismo di vigilanza e di controllo, a cui è possibile rivolgersi in pieno anonimato per denunciare eventuali disagi senza rischiare di contaminare la propria carriera”.
Sulla base di questi principi, il Club ha previsto interventi diretti su infrastrutture e logistica per limitare al massimo il rischio che si possano presentare situazioni di disagio, sia per il suo staff tecnico sia per le sue calciatrici; ha inserito anche una serie di incontri con psicologi ed educatori mirati all’ascolto e al confronto costruttivo per la salvaguardia di un ambiente sano e accogliente e per uno sviluppo professionale non condizionato dai pregiudizi di genere.
“A livello femminile oggi siamo all’interno di più livelli di crescita e nemmeno noi del settore sappiamo prevedere quello che accadrà – spiega Elisabet Spina -. Ecco perché questo mondo è ancora più affascinante. Noi, come Milan, dobbiamo muoverci per tutelare le calciatrici e le donne, mettendo loro nelle condizioni migliori per svolgere il loro lavoro in maniera professionale. Poi, certo, oggi è naturale che parlare di equità vuole dire anche quanto meno prevedere che il minimo salariale delle future calciatrici professioniste abbia gli stessi parametri del minimo salariale di un calciatore professionista”.
Poi tutto il resto verrà da sé. In un contesto di parità necessario e fondamentale per un cambiamento sociale che attende già da troppo tempo.
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