Dal caffè arriva il riscatto delle donne guatemalteche

Imelda Balan, a Kakchiquel Maya woman, picks ripe coffee beans in San Martin Jilotepeque, Guatemala. Coffee rust, a terrible plant fungus, has affected coffee farms throughout the region. This farm used heavy spraying of chemicals to control the fungus.

Quando si dice che tutti possiamo cambiare il mondo con un piccolo gesto, si afferma una grande verità. Anche con le scelte quotidiane più semplici. Come bere un caffè che aiuta le donne nei Paesi produttori.

caffe3Nel dipartimento di Huehuetenango, regione di Huista, in Guatemala, un progetto nato dalla collaborazione dell’associazione di torrefattori Caffè Speciali Certificati  e dell’associazione Amka Onlus, fondata nel 2001, aiuta le caficultoras (donne indigene dedite alla coltivazione del caffè) e al tempo stesso punta ad innalzare la qualità e il valore del caffè prodotto. Perché c’è un legame profondo tra questi due aspetti. Per aiutare le donne e le loro famiglie a vivere dignitosamente, infatti, è necessario che il caffè venga pagato con un giusto compenso e che il lavoro non venga sfruttato. Il Guatemala, come tante altri territori del sud del mondo purtroppo, è ricco di materie prime, ma percepisce solo una minima parte del guadagno proveniente dalle sue notevoli risorse, anche perché è privo, tra le altre cose, anche di mezzi e opportunità per valorizzarle adeguatamente, insieme allo sforzo dei suoi piccoli produttori, che sono in molti casi donne. Dunque, il riscatto di queste ultime passa anche attraverso il caffè e la sua giusta valorizzazione: «Il contributo di Amka e CSC è molto utile per me e per la mia famiglia perché finalmente posso dedicarmi a migliorare la qualità del caffè che coltivo nel mio piccolo appezzamento, invece di fornire solo manodopera ai proprietari delle grandi piantagioni» racconta Gabina Velázquez Salazar, piccola produttrice.

caffe4Questo progetto ha visto protagoniste 80 donne che hanno ricevuto un supporto alla semina, alla commercializzazione e sono state coinvolte in percorsi di formazione per favorire la crescita economica e il rafforzamento sociale. «Amka (che in lingua swahili significa “svegliati, rialzati”, ndr) è la prima istituzione che prende in considerazione noi donne; in famiglia adesso possiamo iniziare a dare il nostro contributo – prosegue Gabina – anche nella comunità mi sento più importante, perché posso concorrere al benessere della famiglia e della mia comunità. Spero che il programma con CSC duri nel tempo e ci accompagni fino a quando ci sentiremo forti e in grado di gestire autonomamente il processo di produzione e di vendita di un prodotto di qualità».

Il caffè del primo raccolto, valutato da CSC, che ha tra i suoi obiettivi la promozione e la diffusione del caffè di qualità, ha sia confermato le buone caratteristiche del prodotto di base sia la necessità di lavorare per il miglioramento delle diverse fasi di lavorazione: un percorso in cui CSC mette a frutto la sua venticinquennale esperienza (traguardo raggiunto nel 2021), affiancando i produttori e aiutandoli a intraprendere un percorso di miglioramento delle pratiche agronomiche e della successiva lavorazione per migliorare la qualità del caffè che viene “certificato”, grazie alla presenza di un bollino che diviene garanzia per i torrefattori, ma anche per i clienti.

caffeQuesto nuovo progetto rappresenta un ulteriore passo in avanti per le attività nel paese centroamericano dove Amka aveva già contribuito alla messa a dimora di piante forestali e da frutto e al miglioramento delle condizioni di vita e di salute, grazie a un più facile accesso al cibo per nove comunità. Inoltre, sin dal 2009, aveva avviato una serie di iniziative che hanno messo al centro proprio l’empowerment femminile, con corsi di istruzione e formazione per contrastare l’abbandono scolastico, e con la creazione di attività economiche nel settore dell’allevamento e dell’agricoltura.

caffe2A partire dallo scorso mese di giugno, poi, sono stati organizzati incontri per il miglioramento delle competenze nella coltivazione del caffè, per la crescita personale delle donne attraverso la discussione di tematiche legate alla sicurezza alimentare e al rafforzamento del loro ruolo in ambito produttivo ed economico. Le 80 caficultoras hanno poi ricevuto il necessario per la coltivazione di un piccolo appezzamento di piante, in grado di produrre circa 2 quintali di ciliegie e i relativi utensili per la potatura.

Il programma, infatti, prevede azioni di sviluppo agricolo diversificate con la messa a dimora anche di alberi da frutta (in collaborazione con Treedom che lavora in Guatemala dal 2018 con progetti agroforestali), utili alla coltivazione del caffè perché svolgono un ruolo importante soprattutto per il miglioramento del terreno e per l’ombreggiamento. «Piantiamo alberi con le donne del Guatemala affinché possano sostenere se stesse, le loro famiglie e le loro comunità. Affinché possano vedere sempre più riconosciuto e apprezzato il loro ruolo. Aiutiamole a costruire la loro cooperativa e a vendere il loro caffè ad un prezzo equo» si legge nel blog di Treedom che racconta l’esperienza guatemalteca.

Infine, nello scorso mese di dicembre ha preso il via la raccolta del caffè che arriverà sul mercato, con un “sapore” e un “valore” nuovi: quello della consapevolezza del lavoro delle donne e dei passi compiuti nel solco della qualità e della collaborazione a sostegno delle coltivatrici del dipartimento di Huehuetenango.

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