Il divario di stipendio e di spesa tra uomo e donna è un tema che si sta facendo sempre più cruciale anche nell’agenda politica. il 13 ottobre la Camera ha dato il via libera unanime con 393 voti favorevoli al testo unico delle proposte di legge in materia di pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo. Questa settimana il testo sulla parità salariale passerà all’esame del Senato. Un passo avanti importante, soprattutto perché riconosce anche a livello istituzionale un problema di cui gli economisti parlano ormai da decenni e non solo in Italia, considerato che a livello internazionale si ripetono situazioni simili.
Sul tema l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha condotto uno studio, anticipato dall’agenzia stampa Adnkronos, che mette in rapporto i redditi e la spesa di “genere”. Come è facile immaginare gli esiti sono tutti a svantaggio delle donne: mentre guadagnano mediamente il 10% in meno rispetto agli uomini, spendono di più per acquistare i prodotti a loro dedicati. Su 12 comparti di beni analizzati, ben 7 risultano più cari per il genere femminile. Guardando invece alle percentuali di divario, emerge come siano i prodotti destinati agli uomini, in molti casi, i più cari.
Sono molti gli esempi che rilevano l’insensato e ingiusto divario di prezzo tra prodotti che hanno lo stesso costo di produzione e distribuzione. Si parla di deodoranti, prodotti per il trattamento del viso, che presentano un costo maggiore nelle loro varianti “femminili” (più del 50 % di differenza), o ancora delle scarpe sportive e prodotti per la cura del corpo, che hanno un costo maggiore rispetto agli uomini. Un’altra categoria fortemente colpita da questo fenomeno è quella dei profumi: quelli da donna costano il 29% in più rispetto a quelli da uomo, a parità di quantità e marca. C’è poi da considerare la cosiddetta Tampon Tax, l’aliquota Iva sugli assorbenti che è pari a quella standard del 22% (applicata, per esempio, anche ai beni di lusso) e che rappresenta un costo fisso per moltissime donne. A riguardo la Legge di Bilancio in esame prevede una riduzione dell’aliquota Iva al 10%.
Dall’analisi dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori sui redditi nei diversi settori emerge, poi, come in quasi tutti la differenza è a svantaggio del genere femminile. La differenza più marcata si registra, tra i settori presi in esame, in quello dei servizi finanziari, dove il divario raggiunge il 20%. Solo nel comparto dell’edilizia e delle utilities le donne hanno una retribuzione maggiore rispetto agli uomini, secondo l’elaborazione Federconsumatori su dati Istat e Osservatorio JobPricing. Nelle ultime rilevazioni (relative al 2019) la disparità di genere pesa in media in busta paga per un buon 10% a favore degli uomini, che guadagnano in media circa 3.009 euro l’anno più delle donne. Guardando al divario dello stipendio uomo/donna per inquadramento il livello più elevato si raggiunge per gli impiegati (-9,54%).
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